Rabbini per Gaza, chi sono costoro? di Anna Momigiano



fermiamo l’embargo a Gaza”. Fin qui nulla di strano. Ma quando è un rabbino
a dirlo, comincia farti un certo effetto. Se poi si aggiunge che il rabbino in questione è anche un veterano di Tzahal, l’esercito israeliano, e che ha vissuto tra i beduini, l’interlocutore finisce per essere un tantino confuso.Rav Jeremy Milgrom, tra i fondatori del gruppo Rabbini per i diritti umani, la prossima settimana sarà a Milano per parlare, insieme alla missionaria comboniana Alicia Vacas, della situazione a Gaza un anno dopo il conflitto.Un po’ incuriositi dalla faccenda, gli abbiamo fatto qualche domanda.Cosa ci fa in Italia un rabbino israeliano che parla di Gaza?Voglio dire agli italiani, e agli europei in genere, che devono fare di più per porre fine al blocco economico che sta impedendo la ricostruzione nella Striscia dopo la guerra dello scorso anno.Scusi, in genere i rabbini non stanno dalla parte di chi fa le guerre?Questo non è affatto vero. E’ uno stereotipo diffuso: quando si parla di Israele e Palestina si pensa sempre che i religiosi, ebrei o musulmani, sono i fanatici, mentre i laici sono quelli buoni e moderati. Ma la realtà è molto più complessa. Ci sono molte voci di religiosi, ebrei, cristiani e musulmani, che si spendono a favore della pace. Io, ovviamente, posso dire di conoscere a fondo solo il mondo ebraico…a il movimento religioso in Israele non sostiene le colonie?Non proprio. Tanto per cominciare, solo una parte dei religiosi sostiene le colonie: in particolare, si tratta dei cosiddetti “sionisti religiosi”, legati a partiti di destra come il Mafdal. Ma nel movimento dei coloni esistono anche nazionalisti laici. Al contrario, ci sono molti ebrei ortodossi che sono contrari alle colonie, o addirittura anti-sionisti. Infine, ci sono molti gruppi religiosi in prima linea per i diritti dei palestinesi.Davvero? Può fare qualche esempio?Negli anni Settante è nato Oz ve-Shalom. Un gruppo religioso che, come suggerisce il nome (cioè “Forza e Pace”, una citazione dai Salmi, Nda) si rifaceva ai valori non violenti dell’ebraismo. Ma non ha raccolto molto seguito. Poi negli anni Ottanta è nata l’associazione Netivot Shalom, che invece ha avuto, ed ha tutt’ora, un seguito maggiore ed è molto vicina ad alcune yeshivot, o scuole religiose, in Israele.E i rabbini per i diritti umani quando sono arrivati?Il gruppo l’abbiamo fondato nel 1988. All’inizio ci siamo occupati soprattutto dei diritti dei palestinesi e delle fasce più deboli della società israeliana: io ho lavorato soprattutto con i beduini. Un’altra attività importante è il dialogo inter-religioso, specie con i nostri vicini di casa musulmani e cristianiSpecie in Medio Oriente, associare le religioni con la pace e i diritti umani sembra un tantino azzardato…Davvero? Se ci pensa, tutte le religioni hanno una base etica. Per gli ebrei, battersi per i diritti umani dovrebbe essere una mitzvah, un comandamento. Poi anche nell’ebraismo c’è una tradizione di non-violenza.E’ vero che lei ha combattuto con l’esercito israeliano?Sì, come tutti mi sono arruolato quando avevo 18 anni: mi sembrava la cosa naturale da fare, ma oggi quando ripenso a quegli anni mi sembra una gran stupidaggine. La più grande dei miei tre figli, che ormai è una mamma, quando aveva 18 anni si era rifiutata di fare il servizio di leva: sono molto fiero di lei. Mi auguro che quando il mio nipotino, che ha 10 mesi, sarà in età da militare non ci saranno più queste guerre inutili.Per saperne di più sull’incontro di Milgrom a Milano, cliccate qui Rabbini Per Gaza, Chi Sono Costoro?


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