CIVILTA' CATTOLICA: TRATTATIVE CON HAMAS.


1Far la pace con i cattivi...
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di Francesco Peloso
Hamas si deve Sedere al tavolo delle trattative in un eventuale negoziato di pace con Israele, l'Olp non rappresenta più i palestinesi. La Civiltà cattolica, il prestigioso quindicinale dei Gesuiti, voce ufficiosa della Segreteria di Stato vaticana, mette nero su bianco ciò che in molti pensano e non tutti hanno il coraggio di dire: se si esclude l'organizzazione islamista non sarà possibile alcuna realistica trattativa israelo-paestineseTale visione del problema si è fatta progressivamente largo in Vaticano fino a indurre la diplomazia della Santa Sede a gettare una sonda nell'opinione pubblica attraverso un organo non ufficiale come la Civiltà cattolica. L'obiettivo è quello di cominciare a presentare sullo scenario internazionale un principio di realpolitik che certo non mancherà di far discutere, tanto più se il sasso viene lanciato da una istituzione autorevole come la Chiesa di Roma.C'è però dell'altro nel quaderno in uscita della rivista della Compagnia di Gesù. Il carattere politico della proposta viene rafforzato da una serie di altre e non meno importanti valutazioni. Il fatto che Hamas sia considerata un'organizzazione terroristica non è un dato così incontestabile, infatti la "lista nera" nella quale è stata inserita a suo tempo «è stata compilata unilateralmente dagli Stati Uniti, sebbene il suo valore sia stato riconosciuto da molti Paesi occidentali». Tuttavia quella lista «non ha un valore giuridico vincolante, ma soltanto politico e orientativo, suscettibile di essere modificato». Ed è da leggere in questa affermazione una critica, nemmeno tanto velata, all'impostazione data dall'Amministrazione Bush alla crisi mediorientale.Si osserva poi che per l'avvio dei negoziati una dichiarazione preventiva di reciproco riconoscimento fra Israele e Hamas non è dirimente: nell'avvio del dialogo inter-cipriota o in quello fra le due Coree questo passaggio non è stato necessario. C'è infine una richiesta precisa ad Hamas: quella di «fare un passo avanti chiarificatore» sia nei confronti della sicurezza di Israele, sia nella prospettiva della costruzione di una patria palestinese distinta dall'utopica costruzione della Umma - comunità - islamica sovranazionale e di carattere fondamentalista. Insomma lo storico della Civiltà cattolica, padre Giovanni Sale, nell'articolo dal titolo "Hamas e la questione palestinese" descrive un'articolata linea politico-diplomatica per sbloccare l'impasse mediorientale, e anzi ricorda che un'analoga apertura era stata offerta a suo tempo all'Olp per aiutare l'organizzazione guidata da Yasser Arafat a uscire dalla deriva estremista.Padre Sale spiega in un colloquio con il Riformista il senso del suo intervento avallato dalla Segreteria di Stato: Hamas è il vincitore di elezioni democratiche nel 2006 certificate da osservatori internazionali, il governo dell'Olp in Cisgiordania è invece una "fictio iuris", «Hamas è il vero rappresentante del popolo palestinese», ci dice padre Giovanni Sale. In quanto all'obiezione seconda la quale l'organizzazione estremista non crede alla costruzione di uno Stato laico ma solo nella Umma, il gesuita liquida l'argomento come «visione ristretta da catechismo». E anzi per Hamas propone un paragone sorprendente: «È come il Pci degli anni 50 guidato da Togliatti nel quale c'erano due correnti, una ideologica, più scoperta, e una più pragmatica». Dentro Hamas c'è una parte di borghesia palestinese - ricorda ancora padre Sale - ci sono dirigenti realisti che vogliono affrontare il nodo del negoziato. «Hamas - spiega - è il partner più importante e rappresentativo, se gli diamo fiducia aiutiamo la parte più moderata, da qui passa la sicurezza di Israele». Il nuovo tavolo di pace, insomma, deve coinvolgere le forze vive della nazione.«Non vedo perché non si debba continuare a riconoscere l'Olp come si è sempre riconosciuto», ci dice invece padre David Jaeger, storico esponente della Custodia francescana di Terrasanta, una delle presenza cattoliche di maggior prestigio e di più antica tradizione in Israele. L'Olp, sottolinea il religioso al Riformista, è organizzazione laica e nazionale e il fatto che Hamas domini la Striscia di Gaza non c'entra con la soluzione del conflitto. Quest'ultimo, peraltro, deve avvenire in un contesto multilaterale». Altra cosa, spiega il francescano, sono le trattative per migliorare le condizioni di vita a Gaza, ma non si tratta dei negoziati di pace complessivi.04 ottobre 2009 dal Riformista

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