Alain Gresh * Vittime del piombo fuso




Nella notte di sabato 3 gennaio 2009 l'esercito israeliano ha lanciato un'offensiva terrestre a Gaza, dando così un seguito agli attacchi aerei iniziati il 27 dicembre. Utilizza tutti i mezzi a sua disposizione: carri armati, tiri di artiglieria, bombardamenti, ecc. Quel che inquieta di più è che malgrado una decisione della Corte suprema, Israele proibisce ai giornalisti di entrare nel territorio. Human Rights Watch in un comunicato emesso il 5 gennaio a Gerusalemme, ha chiesto alle autorità israeliane di lasciare entrare a Gaza i giornalisti e gli osservatori. Fonti palestinesi assicurano che almeno 12 persone sono morte (1) in seguito a tiri di artiglieria nella città di Beit Lahiya. Un'ambulanza inviata espressamente è stata colpita a sua volta. Questo ha paralizzato i contatti. Un video diffuso da Sabbah tv mostra alcune vittime degli «eccessi» israeliani su un mercato.
È chiarissimo fin dal primo momento che le vittime civili palestinesi saranno molte. Nel suo libro Guerre giuste e ingiuste, il filosofo americano Michael Walzer notava: «Il tiro al piccione non è un combattimento tra combattenti. Quando il mondo è diviso irrimediabilmente tra chi lancia le bombe e chi ne viene colpito, la situazione diventa moralmente problematica». A Gaza ci si trova nella situazione sottolineata da Michel Warschawski nel suo blog dal titolo «Criticare le "due parti": peggio dei Killer» (30 dicembre). Mettere sullo stesso piano i due avversari è fare come se avessimo di fronte due eserciti.
Tale visione è tanto più falsa che il cessate il fuoco negoziato tra Hamas e Israele sotto l'egida dell'Egitto e che è stato in vigore a partire dal 19 giugno, è stato violato da Israele, come prova un grafico pubblicato dal ministero degli affari esteri israeliano e riprodotto da Paul Woodward nel suo blog «War in context», «Silence has become complicity» (29 dicembre). Mentre in giugno vi furono 87 attacchi, essi sono discesi a uno in luglio, otto in agosto, uno in settembre, due in ottobre. Il 5 novembre violando l'accordo, Israele effettuava un raid contro dei militanti di Hamas a Gaza, uccidendone 4. Risultato: 126 attacchi di Hamas. D'altro canto Israele non ha rispettato l'altro principio dell'accordo: l'apertura di tutti i punti di passaggio tra Israele e Gaza.
D'altra parte Israele vìola il diritto umanitario e commette crimini di guerra come dimostra Gilles Devers nel suo blog «Actualité du droit», il 30 dicembre in uno scritto dal titolo «Cosa è un crimine di guerra?» «Chiunque può analizzare come vuole gli avvenimenti di Gaza nelle implicazioni militari, diplomatiche e di politica interna. Non è il mio compito. D'altronde vi sono realtà obiettive, proprio sotto i nostri occhi. Voglio precisare che se Israele controlla le immagini, la catena Al Jazeera diffonde tutta l'informazione che basta per dire ciò che è evidente: Israele commette in questi giorni crimini di guerra a Gaza. E non è la prima volta. La convenzione del 1949 sanziona contemporaneamente la costruzione di colonie nelle terre occupate, all'articolo 49 e la distruzione delle proprietà in assenza di necessità militari all'articolo 53. L'installazione delle colonie e l'edificazione del muro in territorio palestinese sono così contrarie alla convenzione, come del resto è stato affermato dalla Corte internazionale di giustizia in una sentenza del 9 luglio 2004. E il massacro di Sabra e Chatila, per non citare che quello, non è mai stato giudicato.
Allora già lo sento: ma è Hamas che ha cominciato! che dite dei tiri di razzi su Sderot! e Condoleezza Rice che attribuisce la responsabilità ad Hamas! e Mahmod Abbas che deplora la rottura della tregua! e le forze di tutti i pericoli che sostengono quel solito Hamas! E questo Hamas che divide il mondo arabo... Non è questo il problema. Israele non ha il diritto di calpestare la convenzione che ha firmato. Convenzione che, affinché le cose siano ben chiare, indica che è stata redatta per il tempo di guerra e che le regole fissate non possono essere rimesse in discussione per motivi di sicurezza. L'esercito di Israele è forte ma al tempo stesso vìola il diritto internazionale. Autore di crimini di guerra, il governo d'Israele, guidato da un uomo destituito per cause di corruzione, è in agitazione perché le forze politiche non sono in grado di formare una coalizione maggioritaria, e affonda nella violenza senza essere capace di offrire la minima soluzione diplomatica.» Sessanta parlamentari britannici di ogni tendenza hanno richiesto la fine immediata dei massacri in un testo pubblicato il 31 dicembre da The Guardian. L'appello è stato presentato da Richard Burden, deputato laburista. In Francia, la senatrice Nathalie Goulet ha lanciato a sua volta un appello nello stesso senso Il presidente Nicolas Sarkozy è andato in visita nella regione a partire dal 5 gennaio. Prima si è recato al Cairo. La Francia condanna l'offensiva terrestre israeliana ha dichiarato il presidente in un dialogo con la stampa, «e con la medesima fermezza il proseguimento dei tiri di missili (su Israele) che sono una provocazione inammissibile».
Mettendo così sullo stesso piano i due protagonisti. In un'intervista pubblicata lunedì 5 sui quotidiani libanesi egli ha accusato Hamas di avere una «pesante responsabilità nella sofferenza dei palestinesi di Gaza». Tali posizioni confermano la svolta della diplomazia francese da tre o quattro anni, svolta a favore della politica israeliana
er avere un'idea del razzismo incosciente (?) nel quale cadono certi siti si può leggere con sorpresa o divertimento il testo di Jean-Paul de Belmont «Vertige de la paix» (Primo-Europe) ed ecco un estratto: «La creazione di uno stato palestinese è l'ultimo pensiero dei palestinesi! Questo popolo di arruffoni soffre di una patologia contro la quale nessun rimedio ha avuto successo: la vertigine della Pace. La Pace significa la fine dell'essenza stessa che ha fatto esistere questo «popolo» dopo il 1967. È in quella data che Abdel Nasser ha tolto dalla naftalina un Olp fino a quel momento sconosciuto per sostituirlo al suo sogno di panarabismo inghiottito nelle sabbie del Sinai al tempo della guerra dei sei giorni (Si noti che l'Olp è stato creato nel 1964, ma tant'è...) Certo, oggi i principali dirigenti dell'autorità palestinese hanno scelto la via del pragmatismo per arrivare alla creazione di uno stato palestinese. La loro buona volontà e la loro sincerità non sono in discussione. Ma cosa possono fare di fronte alla vacuità dell'ideale palestinese? Come fondare una nazione con un 'popolo' proteiforme che ha solo l'odio dell'altro come cemento? Un 'popolo' che ogni volta che gli si è presentata l'occasione ha avuto la vertigine della Pace e non ha saputo dire altro che NO. (...) D'altra parte una soluzione c'è. Il fatto che una menzogna duri da 42 anni non vuol dire che si debba continuare a ripeterla. Questi arabi di Palestina debbono cominciare la loro personale psicoanalisi, debbono guardare a se stessi senza mentire, realizzare a qual punto sono stati manipolati da ideologi da tanto tempo. È il solo mezzo che gli rimane di individuare un avvenire sereno, sbarazzandosi di quella identità fittizia rivolta sempre alla guerra e all'odio. Occorre poi che i medici che si prodigano sul loro caso non li incoraggino nel loro delirio, e cessino di sublimare "la giustizia della loro causa", o "lo splendore della loro identità"».note:
* Questo testo è del 5 gennaio 2009 ed è tratto dal sito francese del Diplò: www.monde-diplomatique.fr(1) Alla data del 5 gennaio 2009 questo era il numero delle morti accertate, ndr.

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