Shulamit Aloni Le nostre mani sono sporche di sangue






Condanniamo Hamas per il suo uso di metodi violenti e disumani, eppure noi israeliani siamo insuperabili nell’uso della violenza – sostiene l’attivista israeliana Shulamit Aloni. Perché, invece di continuare ad uccidere, durante il periodo del cessate il fuoco non ci siamo impegnati in colloqui diretti o indiretti al fine di estendere la tregua? – si domanda la Aloni
Gli uomini di Hamas possono appartenere al fronte del male, ed il loro odio nei nostri confronti può averli spinti a gettar via le ragionevoli inibizioni richieste ad una leadership che si preoccupa del benessere dei propri cittadini. In effetti, la condotta di Hamas successiva al ritiro israeliano da Gaza ed alla sua vittoria elettorale non merita alcuna lode. In ogni caso, i residenti della Striscia che sono prigionieri della leadership di Hamas – donne, vecchi, bambini, studenti, insegnanti, medici e pazienti – non devono essere puniti con la morte e la distruzione a causa delle azioni dei loro leader.
Si può dubitare del fatto che i metodi di punizione adottati dallo stato di Israele da alcuni anni a questa parte, che consistono nel prendere di mira le aree abitate dalla popolazione civile, nel lanciare bombe da una tonnellata sui quartieri civili, nel fare uso di bombe a grappolo, abbiano una qualche efficacia o una qualche ragionevolezza.
Il ministro della difesa ha dichiarato che è giunto il tempo di combattere, allo scopo di porre fine alla criminale vessazione che consiste nei ripetuti lanci di razzi omicidi da Gaza contro le nostre comunità. Bene, le Forze di Difesa Israeliane (IDF) si sono impegnate in questa guerra con un ampio dispiegamento di forze, di conoscenze, e di piani avanzati allo scopo di seminare la paura ed il terrore fra i civili e fra i leader di Gaza. E per il ministro della difesa tutto questo ha funzionato! Egli ha già guadagnato cinque seggi alla Knesset nei sondaggi pre-elettorali. Il ministro della difesa è contento, e la gente – orgogliosa del proprio glorioso esercito – sta già facendo ricorso ad una passione esagerata, e si sta ripromettendo di eleggere questo eroe ed il suo partito.
Eppure, perché egli ha abbandonato Gilad Shalit (il caporale israeliano rapito nel giugno del 2006 (N.d.T.) )? Perché non si è assicurato il suo rilascio prima di lanciarsi in questa operazione? Hamas ha chiesto il rilascio dei prigionieri palestinesi, e noi abbiamo sostenuto che molti di essi avevano le mani sporche di sangue, ma quando si tratta di uccisioni e di omicidi noi siamo molto più capaci di loro. Entro le prime 24 ore dell’operazione militare abbiamo ucciso più di 300 persone, incluse due ragazze innocenti, per non parlare delle vittime che abbiamo ucciso fra questa operazione e le operazioni precedentierché il nostro esercito così ben organizzato, con le sue eccellenti capacità di intelligence, si oppone al rilascio dei prigionieri palestinesi, quando potremmo benissimo rimandarli a casa e poi assassinarli nella foga della battaglia? Dopotutto, siamo già abituati a compiere omicidi dal cielo e dal mare, nei nascondigli o in quartieri popolosi. Assassinare – ovvero, uccidere.
Inoltre, coloro che lanciano le nostre bombe non si sporcano di sangue. Il nostro sistema è semplice: non c’è alcun bisogno di prove, o di processi. Una volta che abbiamo deciso che un certo “qualcuno” è ricercato, un colpo e via. Ultimamente, l’esercito ha anche ricevuto l’autorizzazione ad uccidere civili che dovessero trovarsi nelle vicinanze di una persona ricercata; questa notizia è apparsa sulla stampa circa due settimane fa, accanto a una foto di un sorridente comandante dell’esercito.
Non vi è alcun dubbio che se il ministro della difesa avesse in primo luogo garantito il rilascio del nostro soldato prigioniero, avrebbe ottenuto ben più di cinque seggi alla Knesset. Avrebbe potuto addirittura essere incoronato re di Israele.
L’abilità dell’opinione pubblica nel lasciarsi imprigionare in un’ondata di fervore patriottico a causa dell’operazione militare delle IDF è stupefacente. Ancora ricordo come, al momento di lanciarci nella seconda guerra libanese nel 2006, molti dei miei equilibrati ed illuminati amici esclamarono con gioia: “Finalmente una guerra giusta!”. Credo che tutti noi ricordiamo com’è andata a finire.
Dunque perché, durante il periodo del cessate il fuoco, non ci siamo impegnati in colloqui diretti o indiretti al fine di estendere la tregua o di ottenere un accordo migliore?
Shulamit Aloni è un’avvocatessa e giornalista israeliana; ex membro della Knesset, è stata ministro dell’istruzione nel governo Rabin; è un’esponente della sinistra israeliana; questo articolo è apparso il 06/01/2009 su Ynet News, il sito in lingua inglese del quotidiano Yedioth Ahronoth
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