Parroco di Gaza : la guerra nei disegni dei bambini di Gaza


“La piccola guerra sembra sia finita, ora dobbiamo affrontare quella grande, che significa aiutare la gente, i bambini soprattutto, a ritrovare una parvenza di vita normale”: la voce stanca di padre Manuel Musallam, unico sacerdote cattolico della Striscia di Gaza, raggiunge la MISNA, informa, dà l’ultimo bollettino di tentativi di ricostruzione di ciò che è andato distrutto durante la guerra; parla degli sforzi per far dimenticare ai più piccoli le violenze che hanno visto con i loro occhi, a tre giorni dalla riapertura di alcune delle scuole rimaste in piedi e ieri frettolosamente evacuate per timore di nuovi bombardamenti. “Anche prima di questi 22 giorni di attacchi israeliani appena terminati - ha detto alla MISNA il parroco della chiesa della ‘Sacra Famiglia’ – i bambini erano soliti disegnare nei loro quaderni soldati, aerei militari, carri armati; adesso disegnano gli stessi soggetti mentre lanciano bombe contro bambini, mentre uccidono, sparano contro la gente. Molti di loro sono stati feriti, molti hanno visto i loro familiari feriti o uccisi, tutti hanno vissuto le interminabili ore di terrore che ancora in questi giorni vengono ricordate da colpi esplosi dalle navi da guerra al largo, da passaggi radenti di cacciabombardieri, dal lancio di volantini che hanno il solo scopo di mantenere questo popolo nella paura”. I bambini sono per padre Musallam quelli che più degli altri hanno subito il trauma della guerra e che più degli altri faranno fatica a cancellarlo. “L’altro giorno – racconta – un bambino che frequenta una delle due scuole che dirigo si è avvicinato e mi ha dato del bugiardo. Gli ho chiesto perché? Mi ha detto che le mie preghiere per evitare che le scuole venissero colpite non avevano funzionato. Lo diceva poco dopo aver rovistato tra le macerie della scuola in cerca di chissà quale piccolo tesoro. Poi ha aggiunto: ‘Padre, gli israeliani hanno distrutto la nostra scuola più bella perché non vogliono che studiamo’. Ho parlato di questo bambino, ma potrei parlarvi delle storie di centinaia di bambini usciti traumatizzati se non gravemente feriti dalla guerra”. All’Unrwa, confermano intanto che la sistemazione degli sfollati che avevano trovato rifugio anche nelle scuole è pressoché terminata; una parte è stata accolta da parenti, per altri è stato lo stesso organismo dell’Onu che fornisce assistenza ai profughi e rifugiati palestinesi ad aver preso in affitto appartamenti. “Ci siamo mossi perché tutte le scuole potessero essere riaperte quanto prima” ha detto alla MISNA il portavoce dell’Unrwa Christopher Gunness. “Perché si possa cominciare una ricostruzione vera e propria delle migliaia di abitazioni e delle infrastrutture andate distrutte occorrerà tempo – è la conclusione di padre Musallam – ma molto di più ne servirà, e molte ore di scuola saranno necessarie, perché tutti, i bambini per primi, possano dimenticare e perché finalmente questo conflitto arrivi a una fine”.

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