Yesh Din : impunità dell'IDF
La legge non è uguale per tutti: è questo, in sintesi, il messaggio di un rapporto di ‘Yesh Din’, un’associazione israeliana costituita nel marzo del 2005 per “contrastare la continua violazione dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati”; il documento, reso pubblico oggi, porta il significativo titolo “Eccezioni” e riguarda i processi a carico di soldati dell’esercito di Tel Aviv per crimini commessi tra il 2000 e il 2007 – gli anni della seconda ‘Intifada’ - contro civili palestinesi. “Ogni qual volta vengono commesse violenze contro i palestinesi che esigono una risposta da parte delle competenti autorità - dice il rapporto - i vertici dell’esercito e del sistema politico sono rapidi a etichettare queste azioni come ‘incidenti collaterali, eccezioni’ e a promettere appropriate decisioni contro i colpevoli (…); questo rapporto dimostra però che vere ‘eccezioni’ sono quei pochi casi in cui soldati e ufficiali colpevoli di crimini contro civili vengono poi indagati e processati. Perfino ancor più eccezionali sono i casi nei quali vengono emesse sentenze di rilievo”. Sulla base di informazioni fornite dallo stesso esercito israeliano un anno e mezzo dopo richieste fatte da ‘Yesh Din’, sono i numeri a fornire la reale situazione: in sette anni, su 1246 indagini aperte dalla Divisione investigativa criminale della polizia militare (Mpcid) soltanto in 78 casi - relativi a 135 militari, 113 dei quali già condannati - si è arrivati alla formulazione di una accusa ufficiale e quindi all’apertura di un processo; nello stesso periodo, stime di diverse organizzazioni non governative hanno contato almeno 2000 civili palestinesi uccisi a causa del fuoco israeliano. Inoltre, sottolinea il rapporto, solo 13 dei 78 casi aperti hanno riguardato accuse di omicidio di civili e soltanto una volta si è arrivati all’effettiva condanna di cinque soldati per l’uccisione di quattro persone: ad aver pesato in questo caso è stata probabilmente la presenza di un cittadino inglese tra le vittime. La maggior parte delle volte, continua il rapporto, i soldati sono stati comunque condannati a pene lievi. Il documento dimostra anche la grande distanza tra il livello massimo di pena previsto dalla legge israeliana per i reati commessi dai soldati e quello, molto più lieve, raggiunto in media in fase di giudizio. Tra le accuse più ricorrenti formulate dagli inquirenti israeliani contro i soldati, ci sono l’uso illegale di armi da fuoco (che ha causato spesso la morte di innocenti), abusi e violenze, reati contro la proprietà e saccheggio. Il portavoce dell’esercito ha risposto alle accuse di ‘Yesh Din’ sostenendo che “le indagini in zone palestinesi sono difficili e che in molti casi le denunce non vengono presentate”; ma nel rapporto si sottolinea che, anche volendo, non esiste alcun ufficio dove i palestinesi possano realmente presentare denuncia. da Misna
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