Scritto da Paola Canarutto L'estrema destra israeliana attacca Rubinstein




(IsraelNN.com) Danny Rubinstein, redattore e parte del consiglio d’amministrazione di Haaretz, non ritratta la categorizzazione d’Israele quale “Stato di apartheid”, espressa alla Nazioni Unite. Sostiene che, su questo, molti in Haaretz sono d’accordo.Rubinstein aveva parlato la settimana scorsa alla Conferenza delle Nazioni Unite per i Diritti dei Palestinesi1, a Bruxelles, prima di recarsi in Gran Bretagna per una serie di conferenze organizzate dall’Organizzazione Sionista Mondiale. Il suo discorso in programma alla Federazione Sionista locale è stato cancellato a causa del clamore suscitato dalle sue affermazioni, ma una sinagoga ‘Conservative’del luogo ha ospitato la conferenza, sponsorizzata dal New Israel Fund.Alcuni convenuti si aspettavano che Rubinstein spiegasse il contesto delle sue parole, ma quando gli è stata offerta l’occasione di spiegarsi di fronte alla comunità ebraica locale, ha testardamente confermato le sue dichiarazioni.
“Non chiedo scusa per quel che ho detto”, ha dichiarato il redattore di Haaretz, stando a quanto riporta la Jewish Telegraphic Agency. “Nella mia cerchia, molti utilizzano il termine apartheid. Il mio giornale lo usa sempre più spesso. Non c’è niente di nuovo.”
Yisrael Medad, vice-presidente di Israel’s Media Watch2, ha commentato le dichiarazioni di Rubinstein: “L’atmosfera creata da David Landau e Amos Shocken, rispettivamente capo redattore e proprietario di Haarezt, ha fatto sì che quello che avrebbe dovuto essere il maggior quotidiano israeliano adottasse la terminologia del nemico, offrendogli lo strumento più importante per la vittoria: il piegarsi di Israele e del Sionismo alla loro offensiva.”“Hareetz non sembra più un quotidiano, ma forse un fogliaccio ideologico”, ha aggiunto Medad.
Rubinstein riferisce di aver iniziato ad usare il termine dopo che l’ex presidente degli Stati Uniti, Jimmy Carter, ha pubblicato il libro “Palestine: Peace not Apartheid”. Rubinstein, pur dichiarando che il libro non gli è piaciuto, ha argomentato: “Anche [l’ex Primo Ministro israeliano] Ariel Sharon ha usato il termine ‘occupazione’, che non era mai stato adoperato prima…. Ho l’obbligo professionale di dire quello che penso, e non cambio quel che dico o che penso in base al posto in cui mi trovo.”
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