Preso nella trappola della sua vittoria, Hamas cerca di evitare l’isolamento totale della striscia di Gaza

Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul modo di gestire questa vittoria. Evidentemente, questa azione di forza non è piaciuta a nessuno, in particolare a Ghazi Hamad, vecchio portavoce del governo di unità nazionale, a disagio in questa nuova situazione. “Noi non vogliamo controllare la striscia di Gaza. Non siamo che un solo popolo. Vogliamo restare uniti”, ha detto. “Bisogna trovare una soluzione. Bisogna parlarsi, provare a preservare l’interesse nazionale, trovare delle procedure, tutti i mezzi possibili perché non ci si può permettere di mantenere questo stato di fatto.” Nervoso, impacciato, Ghazi Hamad riconosce che “anche per Mahmoud Abbas, la situazione non è facile”.

Quasi frastornati dalla facilità con la quale il potere è stato conquistato nella striscia di Gaza, i dirigenti del Movimento di resistenza islamico “Hamas” si interrogano sul modo di gestire questa vittoria. Evidentemente, questa azione di forza non è piaciuta a nessuno, in particolare a Ghazi Hamad, vecchio portavoce del governo di unità nazionale, a disagio in questa nuova situazione. “Noi non vogliamo controllare la striscia di Gaza. Non siamo che un solo popolo. Vogliamo restare uniti”, ha detto. “Bisogna trovare una soluzione. Bisogna parlarsi, provare a preservare l’interesse nazionale, trovare delle procedure, tutti i mezzi possibili perché non ci si può permettere di mantenere questo stato di fatto.” Nervoso, impacciato, Ghazi Hamad riconosce che “anche per Mahmoud Abbas, la situazione non è facile”.
Ma oggi, che fare di questa vittoria imbarazzante? Ci vorrà ancora del tempo per sapere come Hamas metabolizzerà le sue nuove responsabilità, e per sapere quali strutture saranno messe in gioco. Ahmed Youssef crede che Mahmoud Abbas abbia violato la “Legge fondamentale” che fa le veci della Costituzione, e che non abbia intenzione di procedere verso elezioni anticipate. “Perché farne altre, dal momento che non sono stati rispettati i risultati delle ultime?” si interroga, “Inoltre, verranno dati molti soldi a Fatah perché le vinca, e le elezioni saranno falsate”. Per il momento, non è stata fornita nessuna risposta sul modo in cui Hamas risponderà alla situazione prodotta, e su come eviterà di essere ancora più ostracizzato e sempre più dipendente dagli aiuti internazionali. “Noi siamo un popolo sotto assedio. Israele deve assicurare i nostri bisogni vitali, e noi contiamo sui nostri fratelli arabi affinché non ci lascino soli”, si rassicura Ahmed Youssef.

Ufficialmente, nessuno riconosce, all’interno di Hamas, che si è andati troppo in fretta, e che si sarebbe dovuta dare una ulteriore possibilità al governo di unità nazionale. Il momento non è ancora arrivato per l’autocritica. Tuttavia, per Ibrahim Ibrach, professore di scienze politiche all’università Al-Azhar di Gaza afferma: “Hamas è prigioniero della trappola della sua vittoria. Non sa cosa farne, e comincia a domandarsi se non si sia tirato la zappa sui piedi. La questione che si pone è di sapere se non abbia fatto il gioco di Israele e degli Stati Uniti dato che in Cisgiordania, la situazione dei suoi militanti è diventata molto critica”. Secondo questo analista, “la situazione è senza dubbio irreversibile e stiamo per assistere, poco a poco, alla costituzione di un mini-Stato islamico. Gli indizi sono numerosi”.

“Falso!” replica Salah Al-Bardawil. “Noi non siamo dei talebani. Non applicheremo la sharia. Vogliamo salvaguardare i diritti dell’uomo”. Ahmed Youssef si indigna che si possa paragonare i palestinesi, “un popolo aperto e giusto”, a degli integralisti arretrati. “Noi non siamo degli estremisti”, dichiara: “noi rispettiamo la democrazia, il pluralismo, la libertà di espressione. Qui, non è l’ ‘Hamastan’, è il ‘Democratistan’. Non c’è mai stato il problema di uno Stato islamico”. Una sola preoccupazione anima i nuovi padroni di Gaza: rassicurare, per rinnovare il dialogo. Giovedì sera, le brigate Ezzedin Al-Qassam hanno organizzato una conferenza stampa di fronte alla casa di Mahmoud Abbas e l’hanno fatta visitare ai giornalisti al fine di dimostrare che nessun danno, nessun saccheggio era stato compiuto nella casa del presidente… che non è più, tuttavia, il presidente della striscia di Gaza.

Michel Bôle-Richard è corrispondente di Le Monde da Gerusalemme

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