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Gideon Levy . Il giovane sogno di un ciclista di Gaza , amputato

 Sintesi personale articolo qui  Alaa ad-Dali era il campione del ciclismo di Gaza. Ha vinto la Tokyo Race due volte di seguito. La gara di Tokyo si tiene a Gaza. Nessun ciclista  di Gaza è mai riuscito ad arrivare alla Tokyo Race di Tokyo. Nella sua casa di Rafah, dove le pareti sono prive di intonaco, sfoggia medaglie e trofei. Stanno  nell'angolo della sua stanza. Ad-Dali non è mai stato possibile lasciare la gabbia di Gaza o competere in nessuna altra gara tranne che per la Tokyo Race di Gaza. Si allenava duramente, 150 chilometri al giorno. La  striscia di Gaza  è lunga 41 chilometri e l' ha percorsi  avanti e indietro. Ad-ha vissuto  e respirato  il ciclismo. Desiderava poter partecipare alla competizione ciclistica di Giacarta nell'estate 2018 ed alzare la bandiera palestinese sul podio del vincitore. Il 30 marzo 2018, ha terminato il suo allenamento mattutino, poi si è avvicinato alla recinzione per prendere parte alla protesta del primo marzo . Era a circa

Gideon Levy A Young Gazan’s Dream, Amputated

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HAARETZ.COM A young Gazan’s dream, amputated Alaa ad-Dali was the Gaza cycling champion. He won the Tokyo Race twice in a row. The Tokyo Race is held in Gaza. No rider from Gaza was ever able to get to the Tokyo Race in Tokyo. At his home in Rafah, where the walls are bare of plaster, the cycling champ shows off his medals and trophies. They stand in the corner of his room. Ad-Dali has never been able to leave the cage of Gaza or compete in any other race except for the Tokyo Race in Gaza. >> Subscribe for just $1 now He used to train hard, 150 kilometers a day. The  Gaza Strip  is 41 kilometers long and he rode them back and forth. Ad-Dali lived and breathed cycling. He yearned to be able to participate in the Jakarta cycling competition in the summer of 2018 and to raise the Palestinian flag on the winner’s podium. On March 30, 2018, he finished his morning training, then rode to the fence to take part in the first March of Return protest. H

Alberto Negri- La pace non si compra con il denaro sporco

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https://edicola.quotidianodelsud.it/…/20190627quotidianode  I soldi non comprano la stabilità e la sicurezza. Potrebbe essere questo il titolo delle recente visita in Italia e dal Papa del ministro degli Esteri degli Emirati Gargash, seguita poi dalla conferenza in Barhein sul bombastico piano di pace per la Palestina da 50 miliardi di dollari, già morto prima ancora di essere attuato. Ma c’è un passaggio nelle interviste lasciate dal ministro degli Emirati che lascia di stucco, sia su di lui che sul nostro governo. In poche parole Gargash dice che gli Emirati _ minuscolo Emirato che però spende 22 miliardi l’anno per la difesa (quasi come l’Italia) _ hanno sostenuto in Libia il generale Haftar ma che sono contrari a un attacco americano all’Iran, dirimpettaio nel Golfo degli sceicchi. Solo un Paese di stupidi come l’Italia può tollerare un’affermazione simile. Il ministro in pratica dice che si può fare la guerra nel cortile di casa nostra e lontano dall’Emirato ma non

Perché la Sea Watch 3 non è andata da un’altra parte?

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Una delle critiche che si sentono più spesso nei confronti delle ong che soccorrono i migranti nel Mediterraneo è: “perché li portano proprio in Italia?”. In fin dei conti, l’Italia non è l’unico paese che si affaccia sul Mediterraneo e – anche a voler solo guardare gli altri paesi europei – ce ne sarebbero almeno altri quattro dove le navi potrebbero andare: Francia, Spagna, Grecia e Malta. A questi, nelle discussioni degli ultimi giorni si è aggiunta anche la Tunisia – citata spesso dal ministro dell’Interno Matteo Salvini – e addirittura,  nel caso della Sea Watch 3 , anche la Libia: il paese dove l’Italia aveva chiesto di portare i migranti, nonostante sia nel mezzo di una guerra civile e sottoponga regolarmente i migranti a detenzioni arbitrarie, violenze, stupri e torture. La questione torna ciclicamente e Salvini ha spesso insistito su questo punto, sostenendo – in sintesi – che gli altri paesi non si fanno carico dei migranti perché sono “furbi” mentre le ong li portano in

Gad Lerner : L’ONORE DI DISOBBEDIRE –

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Di fronte a sé, stavolta, Salvini si ritrova un osso duro: Carola Rackete Vien da chiedersi: ma cosa penserà di Salvini la madre di Salvini? Quando, di fronte a quello che, comunque la si pensi, rimane un dramma umano, il suo Matteo scrive: «Non sbarca nessuno, mi sono rotto le palle. Lo sappia quella sbruffoncella». Esibendo l’ennesimo riferimento genitale viriloide in sfregio alla Capitana della Sea-Watch 3, Carola Rackete, lei sì disposta a rischiare per davvero, una giovane donna che lo ridimensiona a Capitano piccolo piccolo. Sbruffoncella? Non abbiamo piuttosto a che fare con un ministro sbruffone da osteria? Come nei videogiochi con cui egli si diletta nel cuore della notte, il responsabile dell’ordine pubblico scimmiotta la parodia della difesa dei confini nazionali bloccando un’imbarcazione di 50 metri con 42 naufraghi a bordo. E poi minaccia di erigere barriere fisiche (galleggianti?) a imitazione dei suoi modelli Orbán e Trump, o al contrario (sarebbe già meglio) di sm