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Palestina. Le "cicatrici" di un rapper

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Si chiama "Scars of Gaza" ed è l'ultimo video di Raffoul, uscito ad agosto, proprio durante i recenti bombardamenti. Uno squarcio a parole nella follia che ormai da decenni ha preso il sopravvento nella sua terra, e un invito a non stare zitti di fronte alle atrocità di cui il popolo palestinese è testimone  ogni giorno , e non solo durante gli ultimi brutali attacchi di quest'estate. Questa è sempre stata la peculiarità di questo rapper, i cui testi rappresentano un viaggio nella sofferenza di una vita sotto l'apartheid israeliana, sofferenza vissuta in prima persona e le cui cicatrici vengono fuori nella sua arte. "Possiamo rimanere in silenzio mentre il genocidio continua – recita l'attivista Dahlia S. Wasfi nell'introduzione al video - Oppure possiamo alzare le nostre voci per le vittime che sono state messe a tacere, e per coloro che lottano per sopravvivere". Raffoul se la prende anche con i media, soprattutto occiden

Veterani dei servizi israeliani di spionaggio si rifiutano di servire nei territori palestinesi

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  discendenti condannano Israele Veterani dei servizi israeliani di spionaggio si rifiutano di servire nei territori palestinesi Peter Beaumont – 12 settembre 2014 Quarantatré veterani di una delle unità più segrete dello spionaggio militare israeliano – tra cui molti ancora attivi nella riserva – hanno firmato una lettera pubblica rifiutandosi di servire in operazione che coinvolgano i territori palestinesi occupati a causa della diffusa sorveglianza di residenti innocenti. Tra i firmatari ci sono ufficiali, ex istruttori e sottufficiali di grado elevato dell’equivalente nazionale della NSA statunitense o del GCHQ britannico, noto come Unità 8200, o in ebraico Yehida Shmoneh-Matayim. Affermano che le informazioni “onnicomprensive” che l’unità raccoglie sui palestinesi – in gran parte riguardanti persone innocenti – sono utilizzate a fini di “persecuzione politica” e per creare divisioni nella società palestinese. La più vasta unità di spionaggio

Meretz e intellettuali israeliani: sostegno agli obiettori dell'Intelligence.

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Amos Oz, A.B. Yehoshua, Eli Amir e altri intellettuali israeliani esprimono il loro aperto sostegno agli obiettori dell'Intelligence."La societa' israeliana fara' bene a non spazzare lo sporco sotto il tappeto. Siamo fieri di loro" (Mako). הסופר עמוס עוז: "תומך בסרבנים" 2 Zehava Gal-On leader di Meretz: Gli obiettori di coscienza dell'Intelligence sono un gruppo di soldati coraggiosi che hanno preso una decisione di carattere morale e sono consapevoli di doverne pagare il prezzo in prima persona. Nessuno, politici, militari e opinione pubblica. fara' loro uno sconto. A tutti gli israeliani va detto senza timore che e' inaccettabile servirsi dell'Intelligence non solo contro i terroristi e i sospetti di terrorismo, ma anche per sconvolgere la vita di palestinesi innocenti, per ricattarli, per invadere la loro privacy, per sfruttare i loro comportamenti sessuali e le malattie di cui sono affetti al solo sco

Meri Calvelli :primo giorno di scuola per i bambini di Gaza

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   tramite Vento di Terra ONG Oggi e’ il primo giorno di scuola per gli studenti della Striscia di Gaza, con un ritardo di 2 settimane, dovuto all’operazione militare durata 50 giorni, Circa 500.000 studenti inizieranno le attività scolastiche in formato un po “particolare"; tra distruzioni e macerie, alcune zone non hanno la disponibilità’ delle aule scolastiche. Dovranno quindi muoversi in altre strutture e fare i doppi turni. Le lezioni non inizieranno con la normale programmazione. Sono previste attività giornaliere e settimanali con eventi di intrattenimento, per intervenire e capire lo stato emotivo e psicologico dei ragazzi e delle ragazze; per verificare il livello di frustrazione e di stress che hanno vissuto a causa della ferocia dell’intervento militare. Da tenere presente che molti studenti si trovano ad oggi senza una abitazione e molti anche senza la famiglia, sterminata durante i bombardamenti. per molti di loro infatti non sarà possibil

Jeff Halper :Arrendetevi, partite o...

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  UNA CITTÀ n. 214 / 2014 giugno-luglio-agosto Articolo di Jeff Halper tradotto da Sarah Baldiserra Arrendetevi, partite o... Per uno stato democratico in Israele/Palestina. Intervento di Jeff Halper L’iniziativa Kerry potrà anche non essersi conclusa in grande stile, ma il suo impatto sul conflitto israelo-palestinese è stato comunque significativo e fondamentale. Un processo politico forse futile ma la cui fine ha causato il crollo dello status quo che abbiamo conosciuto negli ultimi 47 anni mettendo in moto una serie di eventi che ci pongono di fronte a due alternative estreme su Israele e Palestina: la segregazione permanente di un intero popolo o la comparsa di un singolo stato democratico. Le reazioni palesemente sproporzionate al rapimento e all’uccisione dei tre ragazzi israeliani e i raid aerei che, mentre scrivo, radono al suolo Gaza, sono stati definiti da Israele operazioni militari: l’operazione "Guardiani dei nostri fratelli” e l’operazione "M

Jeff Halper :“Il messaggio palestinese a Israele: trattaci in modo corretto. O scompari”

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  di Jeff Halper – Mondoweiss Fino all’operazione “Margine protettivo”, la maggior parte dei “messaggi” relativi al conflitto israelo-palestinese sicuramente quelli che hanno prevalso nei mass media più importanti, sono arrivati da parte israeliana. Fin dall’inizio ufficiale del sionismo in Palestina, circa 110 anni fa, la comunità ebraica, sia come il pre-Stato Yishuv sia costituitasi come Stato di Israele, non ha mai preso sul serio i palestinesi. Erano nativi con la pelle scura avvolti in modo sinistro nelle kefia, fedayn o terroristi senza nome, storia o umanità, una minaccia esiziale sotto la definizione di “arabi”. Nel 1967, quando Israele si è trovato finalmente faccia a faccia con una società palestinese organizzata, visibile e consapevole, l’idea di parlare con loro non è stata neanche presa in considerazione dai dirigenti israeliani. Hanno preferito prendere tutta la terra e le risorse che volevano dalla Cisgiordania e “restituire” la popolazione palestinese alla G

Video l'espansione dei settler in Cisgiordania

Il rabbino Barry Leff scopre la realtà di Hebron

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   Sintesi personale  Lunedi ' mi sono intrufolato in un tour di Hebron con Americans for Peace Now. Appena ho visto  le file di negozi chiusi : 1.800 , l'impatto è diventato chiaro  per me. Mi sono reso conto  che ogni negozio chiuso rappresenta vite distrutte Quei 1.800 negozi palestinesi sono stati costretti a chiudere dal governo o  perché i loro clienti non potevano arrivare . 1.800 famiglie  sono state danneggiate da misure adottate per proteggere  700 coloni . E altre centinaia di famiglie hanno lasciato il centro storico di Hebron perché potevano accedere alle loro case solo  dalla parte posteriore o attraverso i tetti . Americans for Peace Now ha fatto uno sforzo per presentare entrambi i lati della storia. Abbiamo ascoltato O rit Struck, u n membro della Knesset (Bayit Yehudi) da Hebron e Jiwad, un palestinese della Gioventù Contro i Settlement. Dal punto di vista di  MK Struck non c'è dubbio che gli ebrei appartengono a Hebron. I colo

La fine (e l’illusione) della modernità ebraica. Un libro essenziale

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La fine (e l’illusione) della modernità ebraica. Un libro essenziale Dal rivoluzionario Lev Trockij al ministro Louis-Lucien Klotz. Da Rosa Maria Luxembourg ad Hannah Arendt. Da Henry Kissinger ad Edward Said. Enzo Traverso analizza la metamorfosi che in poco meno di un secolo ha portato gli ebrei, con un rovesciamento paradossale, nelle stanze del potere. Raccontare la storia per immagini è un’impresa non facile, soprattutto se il periodo in questione è il XIX e il XX secolo. La Restaurazione, la conquista dell’Africa, due Guerre mondiali, milioni di morti, minoranze perseguitate e sterminate, Imperi dissolti e nuovi Stati e nazioni nati dalle loro macerie. Troppi fatti, dinamiche e tematiche da considerare. Ma se il campo di indagine si restringe ad una singola questione, seppur complessa, le immagini possono aiutare. Per lo meno a spiegare il “prima” e il “dopo”. A parlare di questo delicato passaggio ci pensa l’analisi storica di Enzo Trav

#Water4Palestine, Welcome to Nabi Saleh

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Water4Palestine, Welcome to Nabi Saleh Nuovo racconto dalla delegazione del Servizio Civile Internazionale e del Forum italiano dell'acqua, accompagnata anche da DINAMOpress, in viaggio per i Territori Occupati. Tre blindati dell'esercito ci passano affianco, dietro un gruppo di ragazzini lancia pietre sui mezzi militari, dal cui interno parte qualche lacrimogeno. Benvenuti a Nabi Saleh. La storia di questo villaggio potrebbe iniziare con un C'era un volta un villaggio chiamato Nabi Saleh . I suoi abitanti erano gente pacifica e felice, senza voler strafare tiravano avanti. Gli abitanti erano tutti imparentati tra loro, arrivati secoli fa su questa collina da una terra lontana, si chiamavano tutti Tamimi. La vita tra alti bassi, matrimoni e funerali, nuove nascite e dispiaceri, scorreva. Un giorno arrivarono dei signori arroganti che con i loro sgherri gli tolsero la terra, recintandola. Mentre le piante dei nuovi arrivati crescevano rigoglios

#Water4Palestine: l'acqua c'è, ma non per tutti

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  Nuovo racconto dalla delegazione del Servizio Civile Internazionale e del Forum italiano dell'acqua, accompagnata anche da DINAMOpress, in viaggio per i territori occupati. #Water4Palestine: l'acqua c'è, ma non per tutti osservatorioiraq.it Sono quasi cinque mesi che non piove in West Bank. Ma non è per questo che nelle case e nei villaggi palestinesi non c'è acqua. Il problema è l'apartheid che trasforma l'accesso all'acqua da un diritto umano inalienabile a uno strumento di oppressione e ricatto. Per questo motivo sono diverse le realtà palestinesi che si occupano proprio di acqua: associazioni ambientaliste, ong, centri di studio. Un patrimonio di saperi, ricerche e pratiche che stiamo incontrando in questi giorni per rendere stabili e proficue le relazioni tra i movimenti per i beni comuni in Italia, a partire dalla contestazione dell'accordo tra Mekorot (l'azienda israeliana che si occupa delle risorse idriche) e la

#Water4Palestine, At-Tuwani la fame di terra e la sete dell'assedio

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#Water4Palestine, At-Tuwani la fame di terra e la sete dell'assedio osservatorioiraq.it La prima tappa della delegazione del Servizio Civile Internazionale e del Forum italiano dell'acqua, accompagnata anche da DINAMOpress, in viaggio per le South Hebron Hills. Muovendoci verso sud, a ridosso del deserto del Negev e al limite della West Bank, la vegetazione si fa più rada. Arbusti e boschetti lasciano il posto a sassi e cespugli, gli olivi si fanno sempre più bassi, come se fossero schiacciati da una gravità lunare, con i rami appesantiti da olive grandi e quasi mature (“è stata un'estate umida”, ci dicono). A queste latitudini si impara presto a riconoscere la geografia striata dell'Occupazione, a destreggiarsi tra zona a, b e c. Distinguere le colonie, con le loro case geometricamente ammassate l'una all'altra, e gli avamposti con i loro prefabbricati bianchi circondati da reti e filo spinato. Strade di serie a s

Sources: Palestinian teen killed by bullet to head, despite Israeli police denial

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Sources: Palestinian teen killed by bullet to head, despite Israeli police denial haaretz.com The Palestinian teenager who died Sunday of injuries incurred during a demonstration in East Jerusalem could only have been killed by a plastic or sponge-tipped bullet, not by a fall as police have claimed, according to Israeli and Palestinian sources. Mohammed Sunuqrut, 16, was seriously injured during a demonstration in the Wadi Joz neighborhood on August 31. His family claimed he was shot in the head at close range with a rubber-coated bullet. But police insisted he had been shot in the leg, causing him to fall and hit his head on the pavement. After he died, his family commissioned a Palestinian pathologist, Dr. Sabe