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Anna Momigliano Renaissance masterpieces, check. Next mission: Capital of interfaith dialogue

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  MILAN, Italy – Florence may be best known for its masterpieces of art and Renaissance architecture, but according to its recently elected mayor, Dario Nardella, it now aims to become a world capital for interfaith dialogue as well. In this spirit, the city, which has a considerable Muslim presence and a small but centuries-old Jewish community, awarded on Tuesday its highest honor – the Fiorino d’Oro, or Golden Coin – to its archbishop, its chief rabbi and its leading imam. Incidentally, the latter two are an Israeli and a Palestinian, respectively. Archbishop Giuseppe Betori is a very popular figure in Florence, believed to be close to Pope Francis; when the new pontiff was elected last year, the rumor was that Betori would be called to s

Razzo di Gaza lascia una bambina di 2 anni morta e tre feriti

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Ramallah, 25 giugno 2014 - Una bimba di 2 anni è morta martedì sera in un'esplosione nel nord di Gaza che anche ferito la sorella e due cugini. Tutti i bambini erano sotto i cinque anni. I bambini, tutti della famiglia al-Danaf, stavano giocando vicino alla loro casa a Beit Lahia quando sono stati colpiti dal razzo sparato da un gruppo di palestinesi armati. Nessuna fazione ha finora rivendicato la responsabilità dell'attacco. "Si tratta di bambini che vivono in tutto il territorio palestinese occupato e  che stanno pagando il prezzo del conflitto", ha detto Ayed Abu Eqtaish, direttore responsabile del programma DCI-Palestina. "Da quando Israele ha iniziato la sua operazione di ricerca di tre ragazzi israeliani mancanti, con una maggiore presenza militare in Cisgiordania e ha intensificato gli attacchi aerei sulla Striscia di Gaza, la violenza da entrambe le parti ha colpito i bambini che sono vittime del fuoco incrociato." Martedì

Mustafa Aslan (23 years) non potrà più giocare con suo figlio.....

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una pallottola dell'IDF lo ha fermato per sempre a Qalandia Refugee Camp..

Palestina. L’incubo di “Brother’s keeper” e la resistenza

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  Continua l’offensiva israeliana nei Territori Occupati: seconda settimana di assedio e bombe su Gaza nell’ambito dell’operazione lanciata da Tel Aviv per cercare i 3 coloni scomparsi. Intervista a Lema Nazeeh dei Comitati popolari di resistenza nonviolenta. Non si ferma l’offensiva israeliana in Palestina: è il dodicesimo giorno di assedio per i Territori Occupati della Cisgiordania, investiti con violenza dall’operazione “ Brother’s Keeper ”, lanciata da Tel Aviv in seguito alla scomparsa, nella notte tra il 12 e il 13 giugno scorso, di 3 giovani israeliani nei pressi della colonia illegale di Gush Etzion. “Rapimento” secondo il governo israeliano, che non è stato rivendicato da nessuno, ma di cui viene accusato con forza Hamas, nell’evidente tentativo di minare alle basi il fragile accordo di riconciliazione raggiunto con Fatah nelle scorse settimane.  E’ un incubo quello in cui è caduta ancora una volta la Cisgiordania: dal lancio dell’operazione sono c

I palestinesi devono essere fermati!

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  "Ne ho abbastanza di questi palestinesi. Credo che il mondo in generale si sia stufato di loro, in realtà. Si sono spinti troppo oltre nella demonizzazione degli israeliani, e devono essere fermati". Orwell, 1984. Palestina, oggi. Ne ho abbastanza di questi palestinesi. Credo che il mondo, in generale, si sia stufato di loro. Devono essere fermati.  La comunità internazionale deve agire immediatamente prima che sia troppo tardi e Israele venga cancellato dalle mappe, e una seconda tragedia dalle proporzioni storiche si abbatta sulla popolazione ebraica. Tanto per cominciare, i palestinesi sono arrivati via terra, mare e aria in Israele, e hanno causato la dispersione e la fuga di oltre metà della popolazione israeliana, nel 1948. Provate a immaginare: migliaia di persone divenute profughe, costrette a vivere ancora oggi, dopo 66 anni, in squallidi campi situati spesso solo a poche ore di distanza dalla loro terra natia. Nonostante i tentativi di com

Robert Fisk :La detenzione dei giornalisti di Al-Jazeera

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  La detenzione dei giornalisti di Al-Jazeera Di Robert Fisk 24 giugno 2014 Come se non bastasse il rischio di essere uccisi. I giornalisti devono sopportare la minaccia di carcerazione così come la minaccia di morte o di gravi lesioni? Non è soltanto l’offensiva, ingiusta, inventata grossolanità delle accuse contro i tre giornalisti di Al Jazeera condannati ad anni di detenzione al Cairo – siamo abituati a questo trattamento da parte di nazioni pseudo-rivoluzionari del Terzo Mondo, sebbene il motivo per cui l’Egitto dovrebbe desiderare di far parte di questi, è di per sé un mistero politico. No, è anche il fatto evidente che la prigione per i giornalisti in uno dei paesi più popolosi e storici del mondo, deve essere ora considerata come una parte normale dei rischi che corriamo per seguire gli avvenimenti del mondo. Proprio come uno stupro è un indegno strumento di guerra, così la prigione deve essere un metodo abitudinario per farci stare zitti. E in un senso

Daoud Kuttab : i raid israeliani in Cisgiordania diffondono le fiamme dell'odio.

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  Un poliziotto di frontiera israeliano punta la sua arma contro lanciatori di pietre palestinesi durante gli scontri a Ramallah, 22 giu 2014. (Foto REUTERS / Mohamad Torokman) Israeli raids in West Bank fanning flames of hat La reazione israeliana alla scomparsa  e, al  più probabile rapimento, di tre coloni israeliani, rivela ancora una volta la logora, fallita politica israeliana  di deterrenza che infligge grande dolore e sofferenza ai Palestinesi e che gli si ritorcerà  contro L'articolo 33 della Convenzione di Ginevra (IV) vieta espressamente la "punizione collettiva" di una potenza occupante al popolo sotto la sua occupazione, proprio perché tale punizione è rivolta a "intimidire e terrorizzare" persone innocenti. Lo stesso articolo considera anche la vendetta e il saccheggio crimini di guerra. Il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya'alon ha reso molto chiaro che l'obiettivo della campagna militare è di indebo

Israele ordina la demolizione delle case palestinesi come forma di punizione

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B'Tselem בצלם1   Israeli Prime Minister Benjamin Netanyahu ordered the demolition of the home of the two Palestinians indicted for the terrorist attack that killed Baruch Mizrahi. Two families – thirteen individuals, including eight children – live in that home. Demolition of this home would equal adoption of an official policy that harms the innocent. The men accused of the despicable attack will not be the ones to pay the terrible price of losing a home. Instead, the ones to suffer will be their relatives, who are suspected of no wrongdoing whatsoever. The Israeli military concluded years ago that home demolition is not an efficient means to prevent terrorist attacks. On the contrary, there were indications that it achieved the reverse. The demolition at hand appears to be driven by desire for revenge and political gain, and exploits the deeply anxious public atmosphere subsequent to the recent abduction of three Israelis. Demolition as punishment is a