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The visible rejectionism of Ari Shavit di Amos Schocken

“Yes, but,” is a more polite way of saying “no,” and that’s how we must understand the words of Ari Shavit (“ Turning on the 'Jewish state' ,” March 20). Ostensibly he supports the two-state solution, but he goes and attacks those who oppose Prime Minister Benjamin Netanyahu’s demand of Palestinian Authority President Mahmoud Abbas to recognize Israel as the nation-state of the Jewish people. So that we know exactly where Shavit himself stands, he also attacks the peace camp, but his attacks are based on positions he invents for his opponents. “In Washington, New York and even Tel Aviv,” Shavit writes, “An overall offensive is being waged in recent weeks on the Jewish people’s national state. American and Israeli peace seekers are furiously attacking the demand to recognize Israel as a Jewish state. Suddenly not only the settlements are a war cri

Amira Hass : l'Autorità palestinese sta collassando

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  Traduzione Solo il raggiungimento della condizione di Stato potrebbe salvare la Cisgiordania da un’incombente ondata di violenze, crimini, caos, malattie, sostiene un importante rapporto palestinese 21 marzo 2014 di Amira Hass - Ha’aretz Il collasso dell’Autorità Nazionale Palestinese trasformerebbe la Cisgiordania in un luogo violento e caotico, ad alto tasso di criminalità e a rischio per la salute. Ma, anche se la maggioranza dei palestinesi volesse la sopravvivenza dell’A.N.P., sia per amore di un fondamentale ordine sociale o per interesse personale, e nonostante i timori di Israele di dover farsi carico di tre milioni di palestinesi della Cisgiordania, il regime del presidente Mahmoud Abbas crollerebbe in poco tempo se Israele continuasse a ostacolare l’aspirazione palestinese all’indipendenza. Queste sono le conclusioni a cui è arrivato un consistente studio durato 6 mesi e condotto dal rinomato Centro Palestinese di Analisi e Ricerca Politica (Palestin

Dave Zirin : Dopo l'ultimo incidente, il futuro di Israele in FIFA è incerto

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Sintesi personale After Latest Incident, Israel’s Future in FIFA Is Uncertain    I  loro nomi sono Jawhar Nasser Jawhar, 19, e Adam Abd al-Raouf Halabiya, 17. Una volta erano giocatori di calcio in Cisgiordania. Jawhar e Adam erano sulla strada di casa dopo una sessione di allenamento nella Faisal al-Husseini Stadium il 31 gennaio, quando le forze israeliane hanno sparato su di loro mentre si avvicinavano ad un checkpoint. Dopo essere stati colpiti  ripetutamente, sono stati maltrattati dai cani al checkpoint e poi picchiati. Dieci proiettili sono stati sparati nei piedi di Jawhar. Adam ha preso una pallottola in ogni piede. Dopo essere stati trasferiti  in un un ospedale di Ramallah a Re Hussein Medical Center di Amman, hanno ricevuto la notizia che il calcio non sarebbe più una parte del loro futuro. ( l'esercito sostiene che i due giovani erano in procinto di lanciare una bomba.) Morte, lesioni o la reclusione è stata una re

Intervista a Maryse Gargour, regista di “Encounter with a Lost Land”

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di Cecilia Ermini* Abolendo i labili confini tra documentario e finzione, il film di Maryse Gargour, “Encounter with a Lost Land”, presentato o in anteprima mondiale al festival Sguardi Altrove, dedicato al cinema al femminile – in corso nel capoluogo lombardo fino a domenica 23, wwwsguardialtrovefilmfestival.it – mette al centro del racconto la rievocazione di un passato affondato, bisognoso di contemporaneità e di ascolto.La realtà storica di una Palestina perduta viene filtrata attraverso le vicende di una famiglia francese, quella del dottor Boureau e dei suoi figli, perfettamente integrata, alla fine degli anni ’20, nella Jaffa cosmopolita, Paradiso terrestre, ricco di aranceti, vivacità culturale e bambini festosi. La ripresa del mare da una nave in movimento fa da interpunzione filmica e diventa così motore di una Storia, raccontata da più voci, di una terra idealmente sterminata, ebbra di sole e di fertile traffico marittimo, rievocata davanti alla macchina da presa da alcuni s

Richard Silverstein : 1947 la vera storia degli abitanti palestinesi di Sidna Ali

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 Sintesi personale molto breve   Gli abitanti di Sidna Ali sono stati effettivamente cacciati dalle loro case dopo un omicidio agghiacciante perpetrato dagli ebrei. Zochrot offre la propria narrazione storica di Sidna Ali, che è una critica alla narrativa   del  Museo del fondatore di Herzliya. Lehi massacro di al-Shubaki clan C' era una famiglia di contadini del villaggio di nome al-Shubaki. Avevano un caseificio e un  frutteto appena fuori dal villaggio  Ospitavano anche una famiglia ebrea che, . a quanto pare, permise al gruppo terroristico ebraico, Lehi , di mantenere una base di addestramento nel frutteto. Nel novembre 1947 un raid militare britannico sul frutteto causò l'uccisione di quattro tirocinanti Lehi e di  un comandante. Pochi giorni dopo Lehi  si vendicò . Fucilò  5 membri della famiglia a sangue freddo, credendo che fossero stati loro ad avvertire gli  inglesi . Anche se lo Stato non era ancora stato dichiarato e non c'era ancor

Gideon Levy: La storia dell' uomo di Hamas ucciso a Jenin :Abu al-Haija

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Sintesi personale www.haaretz.com Ho incontrato il  latitante Hamza "Hamzi" Abu al-Haija circa due settimane fa, nella sua casa sulle pendici del campo profughi di Jenin ( "Twilight Zone", 7 marzo ). Hamzi non agiva come un uomo ricercato. Stava trascorrendo la giornata nella sua casa di famiglia  normalmente: non era armato né   tradiva segni di nervosismo tipico degli uomini in fuga . Stava  giocando con la sua nipotina e si è unito alla  nostra conversazione con la madre. Lui sorriseva molto e  non aveva paura. Ci ha detto che la sera del 18 dicembre i soldati erano venuti a casa sua per arrestarlo mentre celebrava la nascita di un nipote con gli amici. Hanno sentito rumori sospetti dalla strada e in un primo momentoavevano pensato   che fosse una forza dell'Autorità Palestinese  che stava  cercando di arrestare gli uomini di Hamas nel campo. Solo quando lui ei suoi tre amici sono saliti sul  tetto , si sono accorti ch

Gideon Levy : The story behind the wanted Hamas man in Jenin.” Abu al-Haija

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The story behind the wanted Hamas man in Jenin www.haaretz.com  I met with fugitive Hamza “Hamzi” Abu al-Haija around two weeks ago, at his home on the slopes of the Jenin refugee camp ( “Twilight Zone,” March 7 ). Hamzi didn’t act like a wanted man. He was spending the day in his family home, acting normally; he wasn’t armed nor did he betray any signs of the nervousness typical of men on the run that I’ve met over the years. Wearing sweats, he was playing with his little niece and joined the conversation we were having with his mother. He smiled a lot and said he was not afraid. He told us that on the evening of December 18 soldiers had come to his home to arrest him while he was celebrating the birth of a nephew with friends. They heard suspicious noises from the street and at first thought it was a force from the Palestinian Authority, which