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Rivolte arabe : Attenzione alle piccole città di di Deen Sharp

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jadaliyya 06.09.2012 http://www.jadaliyya.com/pages/index/7223/beware-of-small-cities     Attenzione alle piccole città di Deen Sharp Gli spazi fisici delle rivolte arabe si sono dimostrati potenti strumenti politici sia per i manifestanti che per i regimi. I manifestanti nelle strade e nelle piazze hanno affermato che il potere esiste anche nelle reali conversazioni, nei luoghi reali, tra persone reali. Piazza Tahrir ha subito una metamorfosi da spazio negato alla politica a una metonimia della rivoluzione, il simbolo delle rivolte egiziane e arabe. Le dinamiche spaziali delle proteste non sono solo nelle strade e nelle piazze delle grandi metropoli. In effetti, le proteste hanno preceduto il ​​passaggio alle piazze delle capitali. Nonostante gli spazi urbani al di fuori delle grandi metropoli siano rimasti quasi invisibili nei discorsi sulle rivolte arabe, le piccole città hanno svolto un ruolo fondamentale nelle rivolte del 2011, l'anno che ha cambiato il M

Amira Hass : Un attivista palestinese detenuto mette fine allo sciopero della fame tra segnali di una possibile liberazione

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22 settembre 2012 La  campagna intrapresa dagli attivisti internazionali a favore dei Palestinesi, contro la carcerazione di Zakarya Zubeidi sta iniziando a mostrare segni di riuscita, mi hanno detto giovedì degli amici del co-fondatore del Teatro della Libertà  (Freedom Theater) di Jenin. Zubeidi, residente nel campo profughi di Jenin ed ex militante che è diventato attivista culturale, è stato in custodia dell’Autorità Palestinese da maggio e ha iniziato lo sciopero della fame il 9 settembre. Alcuni dei suoi colleghi del Teatro della Libertà hanno riferito che nella serata di mercoledì è stato promesso a Zubeidi che la prossima sessione deliberativa riguardo al suo arresto sarebbe stata  anticipata   di 12 giorni, e dovrebbe avere luogo domenica prossima al tribunale del distretto di Gerico. In cambio dell’accelerazione delle delibere, è stato chiesto a Zubeidi di porre fine al suo sciopero della fame che da lunedì ha incluso anche il rifiuto di ingerire

Dario Calimani : valori

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    ...valori           Per combattere il multiculturalismo, l’immigrazione islamista e l’antirazzismo che stanno contaminando la cristianità, Anders Breivik massacra in Norvegia una settantina di persone. A difesa degli stessi selettivi valori cristiani dell’Europa, Richard Millet, r edattore di Gallimard, concorda con l’illuminata analisi di Breivik (magari non con il massacro). E ora, sulla scia di Millet, altri sensibili osservatori si mostrano sorprendentemente ammaliati dal Breivik-Millet pensiero, anche perché Breivik, si è dichiarato filoisraeliano e filosionista (da certi amici ci scampi il cielo!) Sorgono, inevitabili, gli interrogativi: qualcuno ha davvero il coraggio di puntellare con sostegni del genere la lotta contro l’antisemitismo di marca antiisraeliana? E sono quelli i valori cristiani? E, ancora, la difesa strenua e fondamentalista dei valori cristiani dell’occidente non è forse passata con una certa frequenza, nella stori

Tobia Zevi : Vittimismo

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Tra i peggiori difetti italici c’è sicuramente il vittimismo. Gli ebrei italiani non sono immuni da questo vizio. Ma domenica pomeriggio, leggendo online un testo in cui Ugo Volli annunciava l’interruzione della collaborazione con questa testata, mi sono veramente cadute le braccia. Si lamentava, il Volli, di essere stato attaccato da un altro collaboratore, e non essere stato difeso dalla direzione. “Non ho niente in contrario al dibattito e alla contrapposizione delle idee (…) ma questo caso è diverso e ne ho tratto le mie conseguenze”. Questo caso è diverso? Diverso come? Il 24 maggio 2011, sempre su queste colonne, l’ottimo Volli tacciava un mio articolo apparso sul Corriere della Sera di essere “confuso”. Proseguiva poi sostenendo che alcuni brani erano “non solo insensati ma pericolosi”. Per finire affermando che l’articolo “risente di una deriva ideologica che non capisce nemmeno di accostare le vittime ai carnefici”. Pochi mesi dopo, il giorno 11 settembre 20

Per il secondo anno i palestinesi delle colline a sud di Hebron marciano per la Pace

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24 settembre 2012 At-Tuwani – Ispirati dalla marcia Italiana Perugia-Assisi, fondata da Aldo Capitini, e ad un anno di distanza dalla prima marcia per la Pace, i palestinesi dei villaggi delle colline a Sud di Hebron, il 22 settembre si sono riuniti per ribadire il loro deciso impegno nonviolento nella ricerca della giustizia. Una giustizia che nei Territori Occupati troppo spesso è funzionale all’Occupazione. Dove la politica Israeliana di isolamento dei villaggi palestinesi mira a guadagnare sempre più terreno e pone i palestinesi in una condizione di insicurezza. Molti sono stati gli attacchi negli anni subiti dagli abitanti del luogo ad opera dei coloni, ed oggi, anche per questo motivo si marcia. Si cammina sulla strada che ogni mattina porta i lavoratori dal villaggio di Tuba alla città, ma questa volta si cammina assieme. Si cammina nella “Palestinian Peace Area”, come ricordano i manifesti attaccati sui blocchi che delimitano la “firing zone”, un’area nata

Tariq Ali: abbasso Assad ma chi lo abbatterà e come?

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Roma, 22 settembre 2012, Nena News - Stanco dell'incessante propaganda unilaterale della Cnn e della Bbc World, che generalmente anticipa i bombardamenti della Nato (come fu per l'attacco contro la Libia) o l'occupazione diretta, provo a spiegare il mio punto di vista sulla crisi della Siria. Denunciando prima di tutto l'investitura del Consiglio nazionale siriano da parte del network dei media occidentali e registrando che parte dell'opposizione armata siriana è perfettamente capace di organizzare i suoi massacri per attribuirli poi al rregime. Voglio così anche respingere la diffamazione esplicita da parte di alcuni che mi accusano di essere un «apologeta di Assad» come fu per quegli idioti che mi tacciavano di «apologeta di Saddam» durante i preliminari dell'occupazione dell'Iraq. Dall'inizio ho appoggiato pubblicamente e apertamente la rivolta popolare contro il gruppo baathista dominante a Damasco, diretto da una famiglia. Io son