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Amira Hass : Retata nel campo profughi di Jenin

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1 I l canto del gallo è un segnale universale. Ma quando il pennuto, invece di zampettare in una fattoria della Provenza, appare tra le strade di un campo profughi, il suo canto ha un suono speciale. Qui il gallo, oltre che una fonte di nutrimento, rappresenta anche la nostalgia della vita di villaggio. A condurmi nel poverissimo campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, non è stato il gallo, ma un’ondata di arresti compiuti dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp). Mi ha chiamato un amico che vive nel campo da sempre: “Per favore, vieni subito, nessun giornalista palestinese vuole scrivere di quello che è successo”. Non c’è da stupirsi: un commento su Facebook contro l’Anp può costare alcune settimane di carcere, ed è comprensibile che i giornalisti non vogliano scrivere della lotta di potere nelle forze di sicurezza. La maggioranza degli arrestati, infatti, fa parte di questi apparati. La versione ufficiale è che si è trattato di un’operazione contro le bande armate che hann

Violenza dei coloni: gennaio – aprile 2012

di Ahmad Jaradat ed Emma Mancini   Nei primi quattro mesi del 2012, rispetto allo scorso anno la violenza dei coloni contro i residenti palestinesi è aumentata drasticamente.  Negli ultimi mesi, le comunità palestinesi del nord e del sud della West Bank si sono trovate ad affrontare attacchi quotidiani dovuti all’aggressione di coloni che molto spesso sono favoriti dall’esercito israeliano.                        Con il consentire e l’incoraggiare la violenza dei coloni, l’autorità israeliana è in grado di costringere in modo efficace le famiglie palestinesi ad abbandonare le case e i terreni agricoli di loro proprietà, favorendo così l’annessione del territorio per un’ulteriore espansione delle colonie. La prova della stretta collaborazione tra coloni e governo sta nel ruolo dei soldati israeliani; in tutti i casi, invece di porre fine alla violenza dei coloni, le truppe attaccano residenti, contadini e pastori palestinesi, che cercano di difendere la loro terra.  La

Dopo il fallimento dei negoziati con l’Iran, minacciose nubi si addensano sul Medio Oriente

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 l’allarme suscitato dalla crisi economica in Europa e la fiammata delle elezioni presidenziali in Egitto, la notizia è passata in sordina, sebbene rischi di avere conseguenze serissime per l’intero Medio Oriente: dopo il fallimento dei colloqui di Mosca, i negoziati sul nucleare iraniano sono di fatto in un vicolo cieco. E’ vero, tra l’Iran e il gruppo dei P5+1 (i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania) non è ancora rottura completa, e i colloqui proseguiranno il 3 luglio ad Istanbul. Tali colloqui sono stati però declassati ad un mero “livello tecnico” da cui non ci si attende alcun progresso, e nel frattempo sanzioni severissime scatteranno ai danni di Teheran. Il 28 giugno entreranno in vigore le sanzioni americane contro chiunque effettui transazioni con la Banca centrale iraniana, mentre pochi giorni dopo (il 1° luglio) avrà inizio l’embargo europeo contro le esportazioni petrolifere della Repubblica islamica. Ma non basta, perché tutto lascia pr