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Processo Arrigoni. Quando i social network sono più informati del governo italiano

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Presentata alla Camera e al Senato un’interrogazione parlamentare scritta per chiedere al Governo di fare luce sui fatti che portarono al rapimento e all’assassinio di Vittorio Arrigoni a Gaza lo scorso anno, e sull’andamento del processo. La risposta non si fa attendere, e conferma il disinteresse e la vacuità della posizione italiana. Twitter 1 - Governo 0.    di Cecilia Dalla Negra Su Twitter, uno fra i più popolari social network del mondo, le notizie sul  processo  ai presunti assassini di Vittorio Arrigoni in corso presso la Corte militare di Hamas arrivano puntuali, in tempo reale, e senza l’uso del condizionale.  È sufficiente collegarsi con i ragazzi di Gaza amici dell’attivista italiano ucciso il 15 aprile 2011, o leggere le cronache puntuali de “Il Manifesto” per sapere come procede – o piuttosto  non procede – il dibattimento in tribunale, a Gaza City.  A usare il condizionale, il “forse”, il “potrebbe essere” è invece il Governo italiano, testimone assente s

SIRIA :LE ARMI DIETRO LA CRISI E LE RESPONSABILITÀ ITALIANE da Misna

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Ancora nel 2010 paesi dell’Unione Europea hanno autorizzato trasferimenti di armi e componenti a uso militare verso la Siria: la Grecia ha autorizzato il trasferimento di componenti destinati all’aviazione di Damasco per oltre mezzo milione di euro, la Gran Bretagna munizioni per un valore di circa 33.000 euro. L’anno precedente era stata invece l’Italia a fare la parte del leone con consegne per un valore di 2.711.312 euro: al regime siriano in questo caso erano finiti sistemi di puntamento per carri armati. Sempre nel 2009, dalla Germania erano stati autorizzati trasferimenti per veicoli militari per un valore di 55.000. “Dai rapporti ufficiali dell’Unione Europea – dice alla MISNA Giorgio Beretta, ricercatore della Rete italiana per il disarmo – emerge chiaramente che negli ultimi anni l’Italia, tra i paesi dell’Unione, è stato il principale esportatore di sistemi militari in Siria. La fornitura del 2009, in particolare, riguarda sistemi di puntamento e di controllo del tir

Palestina. E' tempo di raccogliere il grano e a Gaza i soldati sparano contro i contadini

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E' tempo di raccogliere il grano, e i contadini di Gaza si riversano sui campi. I soldati israeliani hanno già iniziato a sparare nelle terre lungo il confine della Striscia. Due feriti solo nei primi due giorni. I militari si nascondono dietro ad una collina. Si ringrazia Rosa Schiano, per la testimonianza scritta e video. 26 aprile 2012

Tobia Zevi : sicurezza e antisemitismo online

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Domenica ho partecipato a un convegno sull’antisemitismo online, organizzato a Roma dal Pitigliani e fortemente voluto dai responsabili della sicurezza della Comunità ebraica di Roma. La platea era composta in gran parte da giovanissimi, i più esposti ai rischi della rete. La prima considerazione è che internet sia un’opportunità straordinaria, ma anche un moltiplicatore dei rischi. Passare molte ore davanti allo schermo rischia di compromettere le nostre capacità sociali, di confondere realte e virtuale; al tempo stesso poter reperire in rete notizie e immagini di ogni tipo, oltre a comunicare con persone che non si conoscono, aumenta esponenzialmente la possibilità di avere brutte sorprese. L’antisemitismo si colloca in questo quadro. Concetti e slogan stigmatizzati nella vita reale – non necessariamente per sempre – trovano uno spazio nell’etere perché meno controllabile, più mutevole (apparentemente), meno attribuibile. Ecco dunque fiorire siti antisemiti di varia natura, da

Vittorio Arrigoni, il Vincitore di Pino Cabras (MEGACHIP)

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da Megachip http://www.megachip.info/tematiche/guerra-e-verita/8076-il-vincitore.html «Non voglio essere seppellito sotto nessuna bandiera, semmai voglio essere ricordato per i miei sogni. Dovessi morire, tra cento anni, vorrei che sulla mia lapide fosse scritto ciò che diceva Nelson Mandela: un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare.  Vittorio Arrigoni, un vincitore ». Vittorio si accompagnava con docilità alla grandezza reale dei suoi sogni, ma alludeva inevitabilmente alla nera ombra che si abbinava al suo raro coraggio fisico, un’ombra che lo ha raggiunto prima di quei cent’anni, proprio un anno fa. Un anno dopo la morte di Vittorio Arrigoni siamo interrogati in profondità dal “vincitore”, anche quando scontiamo la sconfitta profanatrice che ha spezzato la sua vita. Le doppiezze, le disparità fra il dire e il fare, il progressismo che non smuove nulla, il funambolismo degli intellettuali, la manifattura usa-e-getta dell’eroismo, tutto questo abita lontano da

Mustafa Barghouti agli ebrei americani di J .Street:

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Lo so che non vi piace la parola apartheid, ma come  chiamereste un sistema che da’ a un colono una  quantita’ di acqua 50 volte maggiore rispetto ad un palestinese?” da Mondoweiss -  da assopacepalestina.org Il 26 marzo alla conferenza di J. Street a Washington, DC, il leader palestinese Mustafa Barghouti ha descritto la situazione di apartheid in Palestina ad una platea largamente costituita di ebrei. Durante il suo discorso, non si poteva sentire volare una mosca, in una sala affollata da 500 persone ammassate, che hanno potuto ascoltare argomenti a favore dell’opzione di un solo stato. Nelle settimane successive, le sue parole hanno avuto notevole risonanza. E’ un miracolo, ma anche una tragedia, che tale descrizione delle condizioni dei palestinesi non sia mai stata pubblicata negli Stati Uniti. Qui di seguito vi e’ una parte sostanziale delle sue osservazionie, verso la meta’ del discorso, la sua descrizione a proposito dell’apartheid e della segregazione. Verso la fine, egli s

Bahrain – Il Gran Premio della vergogna e le tensioni nel Golfo

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Era stato annunciato con lo slogan “Unif1ed: One Nation in Celebration”, il Gran Premio di formula 1 che si è corso domenica 22 aprile in Bahrain. L’intenzione era di presentare l’evento come un simbolo della riconciliazione nazionale in atto nel paese. Il governo ha speso 40 milioni di dollari per ospitare la corsa automobilistica che – dopo essere stata sospesa nel 2011 a causa della sollevazione popolare – quest’anno avrebbe dovuto dimostrare al mondo che la vita nel piccolo regno del Golfo era tornata alla normalità, dopo la brutale repressione che aveva schiacciato la rivolta. Il risultato è stato assolutamente contrario alle intenzioni del governo: in segno di protesta, decine di migliaia di manifestanti hanno invaso le strade di Manama e dei villaggi attorno alla capitale (50.000 nella sola giornata di venerdì, secondo alcune stime, in un paese di poco più di un milione e 200.000 abitanti, di cui meno della metà sono in possesso della nazionalità). Numerosi sono stati gli sc