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Leibowitz e lo Stato di Israele

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http://www.ebraismoedintorni.it/chi-e-ebreo-la-risposta-di-yeshayahu-leibowitz leibowitz A proposito di «Israele come garanzia della continuità storica dell’Ebraismo». Lo Stato d’Israele, che non è che un ingranaggio di potere politico portante il nome d’Israele, non rappresenta una garanzia della continuità storica dell’Ebraismo (quale Ebraismo??). Non c’è proprio nulla che possa «assicurare (!!) un’esistenza eterna (!!) al popolo (definito in base a che?) nello Stato e nella diaspora». Fondare l’esistenza di un popolo - che non abbia né una specifica sostanza culturale e spirituale né uno specifico sistema di vita - sullo Stato, ossia sull’ingranaggio del potere, è l’essenza dell’ideologia fascista. A qual pro tenere in vita un popolo «ebraico» la cui sostanza non sia altro che una sovranità «ebraica» una bandiera «ebraica», un governo «ebraico», un esercito «ebraico» e tutti gli altri accessori del cannibalismo nazionalista? Commento : Strano il concetto di pace di un

Sari Nusseibeh "prigioniero a Gerusalemme" intervistato da Paola Caridi

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C'era una volta un caffè, tra le mura antiche di Gerusalemme. Si chiamava il caffè dell'Albero di limone. Ci andavano tutti, sino a un quarto di secolo fa. Palestinesi, israeliani, occidentali col sacco a pelo. Erano i primi anni Ottanta. L'aveva aperto un uomo che ai piedi indossava un paio di sandali. Di mestiere faceva il filosofo. E sulle sue spalle pesavano i 1.300 anni della storia dei suoi antenati a Gerusalemme. Appena finita la guerra del 1967, e conquistata dagli israeliani la parte araba della città, l'uomo coi sandali, che si chiama Sari Nusseibeh, che oggi ha 60 anni ed è appunto il discendente della più importante famiglia dell'intera Palestina, aveva deciso di non rinchiudersi nel suo mondo. Usciva di casa, a due passi dalla Porta di Damasco, e se ne andava a vedere cosa c'era dall'altra parte della città, quella abitata dagli ebrei. Il caffè dell'Albero di limone non è però durato molto. E Sari Nusseibeh i suoi sandali non li indossa più.

Il governo di Gerusalemme sta dividendo il territorio dei profughi usando manodopera palestinese

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Il muro di divisione ordinato dal governo israeliano per lottizzare la Cisgiordania fra occupanti palestinesi e nuovi insediati israeliani rischia di diventare l'opera urbana più politicamente dibattuta dai tempi del Muro di Berlino.Benjamin Netanyahu e i suoi ministri hanno deciso di non mollare la presa, ignorare le pressioni degli Stati Uniti e di tutto l'occidente e andare avanti per la strada del braccio di ferro con il governo dell'Anp. Il piano del governo di Gerusalemme prevede la costruzione di una barriera alta otto metri completa di torri di avvistamento, recinzioni elettrificate, fossati e telecamere per proteggere, dicono, i propri sudditi dagli attentatori suicidi. Il progetto, se verrà attuato, rischia di passare alla storia come l'ennesima tragedia del conflitto israeliano-palestinese. L'ironia, o forse sarebbe meglio parlare di amara riflessione, è che gli operai assunti per innalzare questa recinzione della discordia sono tutti palestinesi. Persone

Video :: matrimonio ad Al-Masara

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Lunghi abiti bianchi, volti truccati, due donne con i loro sposi. Il corteo di amici e parenti, sorrisi, danze e bandiere, qualcuno è a cavallo. Dall'altra parte i soldati israeliani con i loro elmetti e le loro armi bloccano la strada che il corteo nuziale sta percorrendo. Venerdì, palestinesi e sostenitori internazionali hanno tenuto una manifestazione unica nel suo genere, nel piccolo villaggio di Al-Masara, 15 Km a sud di Betlemme. Ogni venerdì dal 2006, gli abitanti di Al-Masara fanno una manifestazione di protesta contro il muro che Israele sta costruendo sulla loro terra. Venerdì scorso, per una coppia di Al-Masara, questo giorno speciale è diventato memorabile, quando hanno deciso di sposarsi accanto al muro. In sostegno alla sposa, due italiani si sono uniti per accompagnarli come coppia simbolica, vestiti anch'essi da sposi. Alla vera sposa non è stato consentito di arrivare al muro, ma la coppia italiana con la finta sposa ha danzato accanto ed intorno ai soldati.

“RAGAZZI AMERICANI IN ISRAELE PER COMBATTERE"

Ragazzi americani sono tornati in Israele per combattere”In questi giorni, ragazzi statunitensi non stanno andando in Israele giusto per vivere in un kibbutz – alcuni tra loro sono disposti ad essere assunti nelle forze armate israeliane che operano nella West Bank.Quest’anno, al più tardi, il 21 enne Ephraim Khantsis riempirà due valigie, saluterà sua madre, lascerà la sua casa a Brooklyn e se ne andrà in Israele. Al suo arrivo a Gerusalemme si iscriverà ad una yeshiva, o scuola religiosa, che è benvista dagli americani. Dopo pochi mesi egli prenderà la sua strada diretta a nord, verso un luogo che questo giovane americano sente come la sua vera casa: la colonia ebraica di Kfar Tapuach. Appollaiata su una collina appena fuori la Route 60, la strada principale nella West Bank occupata con direzione nord-sud, Kfar Tapuach è nota come una comunità particolarmente integralista. Abitata da circa 600 persone, la colonia ha una storia di accoglienza nei confronti degli immigrati americani le

Comunità ebraica svedese: eccessiva reazione sul caso IDF e espianto organi

1The Jewish community in Sweden, meanwhile, was critical of Israel's role in the media storm. Community leader Lena Posner-Korosi told Army Radio on Sunday that the Israeli reaction and media outrage had provided the claims with much more exposure than they would have had otherwise, and blown the story out of proportion http://www.jpost.com/servlet/Satelli...cle%2FShowFull 2 2 Sintesi personale ELena Posner, presidente d delle Comunità Ebraiche in Svezia, ha affermato che la richiesta di Israele al governo svedese perchè si scusi ufficialmente ha bruciato ogni proporzione. "Nessuno avrebbe mai notato l'articolo , per inciso, anti-semita e assolutamente non veritiero, pubblicato nelle ultime pagine di Aftonbladet", ma la risposta israeliana ha dato visibilità a Daniel Bostro Ciò che è peggio è che, pretendendo l'assurda condanna del governo, la discussione non verte più sull antisemitismo o sul sfatare questa storia ,ma sulla libertà di espression