Una famiglia costretta a due diaspore, nel 48 e nel 67, la vita nel campo profughi di Deishe, dove alle cinque chiudevano i cancelli e per andarsene bisognava firmare che non si sarebbe tornati per tre anni, e poi la partenza, gli studi e il sogno di tornare, un giorno, ad aprire un laboratorio di biologia. Intervista a Nasser Salameh. Ahmed Nasser Salameh, palestinese, è nato nel campo profughi di Deishe, vicino Betlemme, oggi studia biologia molecolare e anima l’associazione Hawiyya, www.hawiyya.org. Vive a Siena. I nostri nonni non ci hanno raccontato molto sulla Palestina del 48. C’era quella chiave… Nella stanza dove si dormiva tutti stesi per terra, uno accanto all’altro, i miei quattro fratelli e mia sorella, con dei materassi foderati di vestiti vecchi, c’era una specie di arco, sopra c’era questa chiave… la chiave della nostra casa d’origine. Oggi in quella casa vivono degli ebrei di origine francese... Ma è la nostra casa, hanno cambiato il colore delle tende, hanno piantat