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Anna Foa LE DIVERSE TAPPE DELLA MEMORIA Quale memoria oggi? E quale responsabilità ha oggi la memoria?

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 tag   ebrei europei ed italian i Shoah-negazionismo-uso politico Gabriele Nissim  (da FB post pubblico) 1 h t S S p 4 o i n s t   o f r e h d    ·  Uno grande intervento di Anna Foa al network internazionale di Gariwo. In questi giorni dove ho subito una campagna denigratoria spiacevole, per avere sostenuto che la memoria della Shoah deve servire per la prevenzione dei genocidi per battere l'odio nel tempo presente e dunque aprirsi al confronto con gli altri genocidi Anna Foa si è dimostrata una grande intellettuale che non solo mi è stata vicina, ma affrontato con coraggio questa battaglia. La vorrei ringraziare assieme al mio amico Francesco Matteo Cataluccio. Sono pochi oggi coloro che scelgono di affrontare situazioni scomode e andare contro a dei pregiudizi. Anna Foa mi ha fatto ritrovare la forza dopo momenti di scoraggiamento. Si vede che è la figlia degna di un grande padre combattente che ha fatto la storia della democrazia nel nostro paese. La memoria ha una storia, gli

Memoriale: l'accoglienza ai migranti e voci critiche

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1 Memoriale della Shoah di Milano: Porte aperte contro l'indifferenza Liliana Segre: "Come fa un luogo che ha stampata a lettere cubitali all'ingresso la parola Indifferenza, a dire di no, a dire no non ospito nessuno?" moked.it  “ Tre anni fa, in un momento molto difficile per Milano, è stato chiesto al Memoriale della Shoah di Milano se poteva ospitare alcuni migranti, soprattutto donne e bambini, in condizioni disperate. Come fa un luogo che ha stampata a lettere cubitali all’ingresso la parola ‘Indifferenza’, a dire di no, a dire no non ospito nessuno? La leva che ci ha fatto muovere, purtroppo dai più molto poco sentita, è l’obbligo a non rimanere indifferenti”. In poche battute la Testimone della Shoah Liliana Segre spiega al Portale dell’ebraismo italiano moked.it il senso dell’iniziativa portata avanti per il terzo anno consecutivo dal Memoriale della Shoah di Milano. Un Memoriale nato proprio per volontà di Segre: da qui il 30 genna

A. B. Yehoshua" Ebrei e palestinesi, la pace può nascere dalle tragedie ".

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   Israele, il giovane Stato ebraico fondato nel 1948, trasse dalla Shoah una forte spinta per la propria esistenza. Gli arabi, con loro sorpresa, si resero conto che il terribile sterminio aveva rafforzato gli ebrei sopravvissuti riunitisi in Palestina anziché indebolirli. E questi ultimi, ora che avevano l’opportunità di impugnare le armi per difendersi, compresero quale terribile prezzo paga un popolo senza patria e privo di sovranità e respinsero l’attacco arabo con fermezza, spirito di solidarietà e di sacrificio, annettendo anche parti della Palestina non destinate a loro secondo il piano di spartizione delle Nazioni Unite. L’incredulità e la delusione degli arabi dinanzi alla sconfitta fece scaturire, come meccanismo di difesa, tre reazioni complesse verso la Shoah. Ciascuna, a modo suo, problematica. Innanzi tutto crebbero l’ostilità e la rabbia nei confronti degli europei e della civiltà occidentale in generale, colpevoli di aver dato una mano a fondare uno Stato ebraico

Moni Ovadia :parla del nuovo film di Roberto Faenza dove gioca il ruolo di Zio Jacob.

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R iportiamo qui il testo dell'intervista:    "Tutti sanno che Moni Ovadia è quello con lo zucchetto in testa. Ma il regista Roberto Faenza, nel film Anita B. (al cinema dal 16 gennaio), gli ha imposto un cappellone a falde da rabbino praghese dell'immediat o dopoguerra. Plot in sintesi (dal romanzo di Edith Bruck Quanta stella c'è nel cielo): un'adolescente scampata ad Auschwitz trova asilo in una famiglia ceca che detesta anche solo l'idea di parlare dei campi di sterminio. Vietato ricordare. «Il sopravvissuto è sempre ingombrante, è pur sempre il testimone di una immane tragedia. Il desiderio di rimuovere è eternamente in agguato. Però mi pare che il film valorizzi di più il desiderio del ritorno alla vita della protagonista, che alla fine parte in cerca di una nuova felicità e dell'amore». Ovadia, che fa, rimuove subito anche lei? «Ma no. È naturale però che a un'esperienza di morte si risponda, come nel caso di Anita,

La parola Shoah

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Le cose non vanno bene. L’antisemimo fluisce silenzioso e abbondante. Eppure non mi metto in coda a quelli che dicono che la Shoah sta continuando. E’ un’affernazione sia blasfema che bigotta: blasfema verso le vittime della Shoah la cui sottovita quotidiana viene evocata per essere usata come una spada; e bigotta perché si avvale della parola Shoah e del suo immane sacrario per chiudere la bocca a chi non è d’accordo a regolare i sacri conti con tutto il Golfo Persico. Il fatto è che la Shoah non è un monumento liofilizzato da iniettare nelle vene del mondo. La sua memoria è una dolorosa traslazione spirituale. La memoria della Shoah è un atto arduo della volontà spirituale. La memoria della Shoah rende vivente quello che materialmente non è più davanti a noi, lo evoca, e se possibile lo eleva, gli restituisce il suo significato andato via con quel fumo. Torna a far vedere il suono ritmico dei pensieri di chi c’era e fu costretto a smettere di pensare. Fa essere vivi quelli di all