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Michele Marsonet la Cina e i taleban

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G ià nel 1982, l’allora presidente cinese Deng Xiaoping disse: «I problemi in Afghanistan sono di importanza strategica globale. Cina e Afghanistan hanno un confine comune ». Ora il capo della diplomazia di Pechino, Wang, chiama i talebani «un’importante forza militare e politica in Afghanistan che svolgano un ruolo importante nel processo di pace, riconciliazione e ricostruzione del Paese». Da parteIl  mullah Baradar assicura che i talebani «non avrebbero mai permesso a nessuna forza di utilizzare il territorio afghano per compiere atti dannosi per la Cina». Il Il direttore del tabloid di Stato cinese Global Times, Hu Xijin il 19 luglio scrive «Farsi nnemici i Talebani non è interesse della Cina». America First di Trump, e il resto del mondo si arrangi La disfatta americana (e occidentale in genere) in Afghanistan sta assumendo proporzioni catastrofiche, tanto è vero che molti analisti prevedono una rapida caduta della stessa capitale Kabul. Aveva dunque ragione chi metteva in dubbio

Alberto Negri- Ecco perché ci piace l’ordine talebano

  Alberto Negri 23 m     · https://ilmanifesto.it/ecco-perche-ci-piace-lordine.../ Alberto Negri- Ecco perché ci piace l’ordine talebano Il ritorno dei talebani era prevedibile forse anche auspicato. Un altro bel colpo nella strategia del caos perseguita dagli Usa negli ultimi vent’anni grazie alle amministrazioni repubblicane ma anche a quelle democratiche, dove spicca con Obama il ritiro dall’Iraq che lasciò il Paese nelle braccia dell’Isis. Il ritiro americano dall’Afghanistan è una vergogna ma anche una mossa calcolata. Il ritorno all’ordine talebano era prevedibile, forse persino auspicato. Fare gli stupiti è ipocrita. Di mezzo come al solito ci vanno gli afghani che, come scriveva ieri sul manifesto Giuliano Battiston, sono stati scaricati dagli europei che premono per il rimpatrio dei profughi aggrappandosi ad accordi firmati dal governo di Kabul con un ricatto esplicito: dovete riprendervi i rifugiati altrimenti non vi diamo i soldi. E poi ci facciamo chiamare Paesi «donatori».

Le prospettive economiche del Medio Oriente dipendono dalle vaccinazioni. La situazione in Iraq , Egitto, Iran , Oman , Gaza , Cisgiordania , Tunisia , Siria, Libia ,Yemen

  Mid  East economic outlook hinges on vaccinations Mondo arabo Traduzione Sintesi    I   vaccini sono una variabile chiave nelle previsioni globali. Secondo il  barometro del coronavirus  della  Johns Hopkins University  , solo il 14% del globo è completamente vaccinato contro il COVID-19. Nelle economie avanzate, il numero è del 40%; nei paesi in via di sviluppo è molto meno della metà. In Medio Oriente, i tassi di vaccinazione più alti sono negli Emirati Arabi Uniti, oltre il 70%; Bahrein al 64%; Qatar al 60%; Israele al 59%; Turchia a oltre il 30%; Kuwait al 22%; Giordania al 21%; e Arabia Saudita e Marocco entrambi a oltre il 20%. In confronto i leader mondiali nei tassi di vaccinazione nei paesi occidentali sono il Regno Unito con oltre il 56%; Germania a quasi il 51%; gli Stati Uniti a circa il 50% e la Francia a oltre il 45%. Inutile dire che la Siria, la Libia e lo Yemen, tre stati fragili in conflitto, sono particolarmente colpiti. Il tasso di vaccinazione della Siria

Alberto Negri Se dall’Afghanistan fugge anche Hashmathullah

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  Mondo arab o Kabul addio: se ne vanno tutti. Anche Hashmathullah, il mio interprete e compagno di viaggio, ha preso un volo degli americani per San Francisco. Su Facebook c’è la sua foto all’aereoporto con i suoi due figli. Hashmat, come si faceva chiamare, lo conosco dal 2001, allora aveva 18 anni e sul mio passaporto c’era ancora il visto dell’Emirato dei talebani. Nel maggio di quell’anno ero andato dal Pakistan in Afghanistan accompagnato da un’esortazione assai poco incoraggiante di un collega del giornale: “Cosa vai a fare lì, da quelle parti non accade mai nulla di rilevante per noi”. Ma il visto  per Kabul mi era costato una gran fatica e una complicata trafila a Parigi per ottenerlo che non avrei mai rinunciato a quel viaggio. L’ultima volta che c’ero andato era ancora l’Afghanistan dei signori della guerra, ero stato ospite di Ismail Khan a Herat e di Rashid Dostum a Shebergan, nella provincia di Mazar el Sharif, dove il generale uzbeko aveva il suo vero quartier generale.

Umberto De Giovannangeli Kabul e la strage delle studentesse: così l'Isis sfida i Talebani e l'Occidente in fuga

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  Mondo arabo A fghanistan, il futuro è un ritorno al passato. Color sangue. La fuga di Stati Uniti e Nato dopo venti anni di guerra disastrosa, lascia spazio allo scontro interno jihadista tra Talebani, al-Qaeda e Isis. Miliziani dell'Isis del Khorasan Umberto De Giovannangeli 9 maggio 2021     Afghanistan, il futuro è un ritorno al passato. Color sangue. La fuga, perché di ciò si tratta, di Stati Uniti e Nato dopo venti anni di una guerra disastrosa, lascia spazio allo scontro interno al campo jihadista tra Talebani, al-Qaeda e Isis. Strage di studentesse Tre esplosioni ravvicinate in un quartiere occidentale di Kabul hanno causato la morte di 55 persone, questo pomeriggio, ma il bilancio è ancora provvisorio. Si tratterebbe soprattutto di donne: l’attacco è avvenuto vicino alla   scuola superiore Sayed Ul-Shuhada   – nel distretto di Dasht-e-Barchi, abitato dagli sciiti Hazara, spesso presso di mira da miliziani sunniti, in particolare del Daesh –   che prevede tre turni separat