Libri di testo israeliani e palestinesi e "incitamento"
USA : libri di testo palestinesi non demonizzano Israele.
SINTESI PERSONALE
La reazione di Israele e dell' establishment ebraico americano per la terribile notizia che i palestinesi non demonizzare gli ebrei nei loro libri di testo mi ha ricordato il lungo dimenticato subbuglio per the Palestinian Covenant.
.Gli ebrei nazionalisti negli Stati Uniti e in Israele dicevano in coro: "Come possiamo mai avere fiducia nella volontà di pace dei palestinesi quando dichiarano di voler " liberare tutta la Palestina '"e hanno fatto di questo il loro slogan?
Hanno fatto pressione al Congresso, hanno fatto pressione su Clinton (fine 1990) e Arafat, fino a quando Arafat ha convocato l' OLP per eliminare le frasi offensive (come è avvenuto) .Clinton si è spinto a Gaza alla fine del 1998 per l'evento storico. Ha esclamato : " E' un potente messaggio non al governo, ma al popolo di Israele e raggiungerà il cuore degli Israeliani ". Nessuno in Israele, nessun Ebreo sulla terra disse qualcosa di positivo sulla modifica anzi l'intera questione svanì per la destra israeliana e ebraica americana, come se non fosse mai esistita .
Era il momento di trovare un altro tema per mettere i palestinesi sulla difensiva, per tenere i riflettori del mondo puntati su di loro e non su Israele al fine di chiederle di rallentare l' occupazione anche di poco '.Lo stesso vale per i libri di testo palestinesi. Tutto questo disagio dovuto su ciò che i palestinesi stanno insegnando ai figli , questa insistenza nel ripulire i loro libri di testo come condizione per la "pace" è un altro dei vecchi stratagemmi della destra propagandistica israeliana e americana per screditare Mahmoud Abbas , l'Autorità palestinese e i palestinesi . Ed è quello che è successo . Sionisti di destra in tutto il mondo che, naturalmente, non conoscono una parola di arabo ,stanno martellando sui libri di testo palestinesi da quasi due decenni, dicendo che non ci può essere pace fino a quando i libri di testo bob saranno depurati dalla demonizzazione verso Israele .I sionisti di destra vogliono la pace? No vogliono il "lavaggio" dei palestinesi.
Ma questa settimana una ricerca di tre anni sullo studio dei libri di testo palestinesi e israeliani è stata pubblicata . Una ricerca finanziata con 590.000 $ dal Dipartimento di Stato americano : gli autori sono più che credibili e la ricerca è "basata su indagini accuratissime , mai fatte sui libri di testo." Risulta che , mentre nessuna delle due parti esattamente educa i suoi ragazzi per la pace, non demonizza o diffama l'altro, se non in "rarissimi" casi." Lo studio accademico indebolisce la pretesa israeliana che i testi scolastici palestinesi insegnino l'odio", hanno scritto il New York Times e l'Agenzia Ebraica Telegraphic . Oh no, cosa faremo ? "Imbiancatura dell' incitamento", ha detto il ministero degli affari strategici ."Fraudolentemente diffamato il sistema israeliano educativo e lo Stato di Israele", ha detto il Ministero della Pubblica Istruzione. "Distorta e controproducente la relazione ", ha detto Abe Foxman
Se queste persone fossero state davvero preoccupati per la demonizzazione di Israele nei libri di scuola palestinesi e avessero considerato ciò un ostacolo alla pace, avrebbero preso i risultati dello studio come una bella notizia : " ehi, eravamo preoccupati per niente, non è un problema, facciamo la pace!" Proprio come avrebbero potuto considerare la modifica dello Statuto palestinese come una grande notizia o come avrebbero potuto accogliere con uguale soddisfazione sia il riconoscimento dell'OLP di Israele 25 anni fa sia la lotta della PA contro il terrore sotto Abbas.
Ma no. Non
c'è letteralmente nulla che i palestinesi avrebbe mai potuto fare per
soddisfare le richieste della destra israeliana e ebraica americana
perché queste non sono richieste fatte con un occhio verso la pace, sono
le armi di una informazione di guerra per mantenere i palestinesi
soggiogati . Se i palestinesi riconoscono Israele gli verrà detto che devono riconoscere Israele come stato ebraico. Se combattano il terrorismo, gli verrà detto che devono combattere l'istigazione all'odio. Se si modifica lo Statuto palestinese lo sguardo sarà fisso nel vuoto. E
se risulta che non demonizzano Israele nei loro libri di scuola
verrà risposto che stanno demonizzando Israele da qualche altra parte
Yet
another litmus test for the Palestinians was exposed this week as a
cynical fraud. Now, moving right along, what are these conditions (four
of them, I believe) that Hamas has to meet before Israel will agree to
negotiate with them? Same bullshit.
2
A scuola Palestina e Israele si ignorano
di Emma Mancini
Secondo una ricerca congiunta, nei libri scolastici i due popoli negano l'esistenza dell'altro. ANP: "Nel mondo nessun popolo sotto occupazione elogia l'occupante".
Betlemme, 5 febbraio 2013, Nena News - Israeliani e palestinesi si ignorano. O almeno, negano l'esistenza dell'altro nei libri di testo scolastici. Lo rivela una ricerca pubblicata ieri e finanziata dal Dipartimento di Stato americano. A gestire la ricerca, studiosi americani, palestinesi e israeliani: i libri di testo palestinesi tacciono su Israele, quelli israeliani negano l'esistenza del popolo palestinese.
"Da entrambe le parti, il problema principale è l'omissione, l'assenza di un chiaro riconoscimento dell'esistenza della controparte e del suo diritto ad esistere", spiega Gershon Baskin, uno dei membri israeliani del team di ricerca, che ha analizzato 74 testi scolastici israeliani e 94 palestinesi. Le materie trattate sono state scienze sociali, geografia, letteratura, religione, arabo ed ebraico.
La maggior parte dei libri di testo palestinesi presi in esame sono utilizzati da tutte le scuole pubbliche dei Territori Occupati; solo sei quelli introdotti nelle scuole islamiche. Dall'altra parte, quella israeliana, sono stati analizzati sia i testi delle scuole pubbliche che quelli delle scuole ebraiche ultraortodosse.
La ricerca ha rivelato l'esistenza di due diverse ed opposte narrative, due differenti modi di raccontare la propria società, spesso negando la presenza dell'altra. Le informazioni su religione, cultura, economia sono volte - secondo i ricercatori - a "negare la legittima esistenza della controparte". Una tendenza forte soprattutto nella redazione della mappe geografiche: sia quelle israeliane che quelle palestinesi si attribuiscono un territorio che va dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, ovvero la Palestina storica. Dalle mappe scompaiono confini, né Linea Verde, né Muro.
Nello specifico, delle 330 mappe israeliane analizzate dalla ricerca, 258 dichiarano territorio israeliano l'intera Palestina storica. Di queste, il 76% non prevede alcun confine tra Israele e Territori Occupati. Solo 29 mappe israeliane mostrano i confini con linee colorate, senza però citare la presenza del popolo palestinese.
Una vera e propria politica quella messa in piedi dal governo israeliano: come denunciato dalla professoressa universitaria israeliana Nurit Peled-Elhanan nel libro "La Palestina nei libri israeliani", l'obiettivo è fornire ai giovani studenti israeliani un'educazione fondata su propaganda, antisemitismo, minaccia araba e diritto al ritorno nella Terra Promessa. Il libro, che analizza i testi utilizzati nelle scuole superiori israeliane, punta il dito in particolare sulla terminologia più frequente, volta a dipingere i palestinesi non come esseri umani, ma come un problema. Il termine "Palestina" non viene mai citato, al contrario si ricorre a vocaboli razzisti e si sottolinea il carattere primitivo e disumano della cultura araba.
Opposta, secondo la ricerca congiunta israelo-palestinese, la trama dei libri di testo palestinesi: i ricercatori sconfessano infatti le accuse israeliane secondo le quali l'educazione impartita nei Territori Occupati è volta a demonizzare lo Stato ebraico e a incitare alla violenza. Accuse mosse dallo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo il quale il conflitto israelo-palestinese non riguarda la terra, ma l'accettazione di Israele in Medio Oriente: pace impossibile fino a che i palestinesi insegneranno ai propri figli odio e violenza contro il popolo israeliano e mostreranno loro il martirio in chiave positiva.
Da parte loro, i palestinesi puntano il dito contro il governo di Tel Aviv, accusandolo di voler distogliere l'attenzione mondiale dalle politiche coloniali e imperialiste portate avanti in Cisgiordania. "Fino a quando i palestinesi vivranno sotto l'occupazione israeliana - ha commentato Jihad Zarkarneh, responsabile della selezione dei libri di scuola per il Ministero dell'Educazione dell'ANP - i nostri libri non potranno mostrare Israele sotto una luce positiva.Se con questo studio mi si chiede di elogiare l'occupazione e la cultura israeliane, dico ai ricercatori che nessun popolo al mondo elogia i suoi occupanti, né in America, né in Francia, né in Cina".
La ricerca è stata accolta bene dal premier palestinese Fayyad, che sottolinea come uno dei risultati dello studio smentisca le solite accuse israeliane: "Si dimostra quello che abbiamo sempre affermato: i libri di testo palestinesi non incitano alla violenza contro Israele". Il primo ministro ha inoltre chiesto al Ministero dell'Educazione di studiare con attenzione la ricerca appena pubblicata e di seguire le raccomandazioni.
Ma c'è un altro elemento di cui tenere conto. Non si possono dimenticare gli studenti palestinesi cittadini israeliani che, pur frequentando scuole arabe, sono costretti dalle autorità israeliane a utilizzare libri approvati da Tel Aviv. Libri che ignorano la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese, esiliato nel 1948 con la creazione dello Stato di Israele, e che la descrivono come una fuga volontaria del popolo palestinese: il massacro di Deir Yassin diventa un evento secondario e legittimato dalle necessità storiche dell'epoca, esempio della forza militare del popolo ebraico costantemente minacciato da nemici esterni. Nena News
5 febbraio 2013
http://nena-news.globalist.it/
Secondo una ricerca congiunta, nei libri scolastici i due popoli negano l'esistenza dell'altro. ANP: "Nel mondo nessun popolo sotto occupazione elogia l'occupante".
Betlemme, 5 febbraio 2013, Nena News - Israeliani e palestinesi si ignorano. O almeno, negano l'esistenza dell'altro nei libri di testo scolastici. Lo rivela una ricerca pubblicata ieri e finanziata dal Dipartimento di Stato americano. A gestire la ricerca, studiosi americani, palestinesi e israeliani: i libri di testo palestinesi tacciono su Israele, quelli israeliani negano l'esistenza del popolo palestinese.
"Da entrambe le parti, il problema principale è l'omissione, l'assenza di un chiaro riconoscimento dell'esistenza della controparte e del suo diritto ad esistere", spiega Gershon Baskin, uno dei membri israeliani del team di ricerca, che ha analizzato 74 testi scolastici israeliani e 94 palestinesi. Le materie trattate sono state scienze sociali, geografia, letteratura, religione, arabo ed ebraico.
La maggior parte dei libri di testo palestinesi presi in esame sono utilizzati da tutte le scuole pubbliche dei Territori Occupati; solo sei quelli introdotti nelle scuole islamiche. Dall'altra parte, quella israeliana, sono stati analizzati sia i testi delle scuole pubbliche che quelli delle scuole ebraiche ultraortodosse.
La ricerca ha rivelato l'esistenza di due diverse ed opposte narrative, due differenti modi di raccontare la propria società, spesso negando la presenza dell'altra. Le informazioni su religione, cultura, economia sono volte - secondo i ricercatori - a "negare la legittima esistenza della controparte". Una tendenza forte soprattutto nella redazione della mappe geografiche: sia quelle israeliane che quelle palestinesi si attribuiscono un territorio che va dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano, ovvero la Palestina storica. Dalle mappe scompaiono confini, né Linea Verde, né Muro.
Nello specifico, delle 330 mappe israeliane analizzate dalla ricerca, 258 dichiarano territorio israeliano l'intera Palestina storica. Di queste, il 76% non prevede alcun confine tra Israele e Territori Occupati. Solo 29 mappe israeliane mostrano i confini con linee colorate, senza però citare la presenza del popolo palestinese.
Una vera e propria politica quella messa in piedi dal governo israeliano: come denunciato dalla professoressa universitaria israeliana Nurit Peled-Elhanan nel libro "La Palestina nei libri israeliani", l'obiettivo è fornire ai giovani studenti israeliani un'educazione fondata su propaganda, antisemitismo, minaccia araba e diritto al ritorno nella Terra Promessa. Il libro, che analizza i testi utilizzati nelle scuole superiori israeliane, punta il dito in particolare sulla terminologia più frequente, volta a dipingere i palestinesi non come esseri umani, ma come un problema. Il termine "Palestina" non viene mai citato, al contrario si ricorre a vocaboli razzisti e si sottolinea il carattere primitivo e disumano della cultura araba.
Opposta, secondo la ricerca congiunta israelo-palestinese, la trama dei libri di testo palestinesi: i ricercatori sconfessano infatti le accuse israeliane secondo le quali l'educazione impartita nei Territori Occupati è volta a demonizzare lo Stato ebraico e a incitare alla violenza. Accuse mosse dallo stesso premier israeliano Benjamin Netanyahu, secondo il quale il conflitto israelo-palestinese non riguarda la terra, ma l'accettazione di Israele in Medio Oriente: pace impossibile fino a che i palestinesi insegneranno ai propri figli odio e violenza contro il popolo israeliano e mostreranno loro il martirio in chiave positiva.
Da parte loro, i palestinesi puntano il dito contro il governo di Tel Aviv, accusandolo di voler distogliere l'attenzione mondiale dalle politiche coloniali e imperialiste portate avanti in Cisgiordania. "Fino a quando i palestinesi vivranno sotto l'occupazione israeliana - ha commentato Jihad Zarkarneh, responsabile della selezione dei libri di scuola per il Ministero dell'Educazione dell'ANP - i nostri libri non potranno mostrare Israele sotto una luce positiva.Se con questo studio mi si chiede di elogiare l'occupazione e la cultura israeliane, dico ai ricercatori che nessun popolo al mondo elogia i suoi occupanti, né in America, né in Francia, né in Cina".
La ricerca è stata accolta bene dal premier palestinese Fayyad, che sottolinea come uno dei risultati dello studio smentisca le solite accuse israeliane: "Si dimostra quello che abbiamo sempre affermato: i libri di testo palestinesi non incitano alla violenza contro Israele". Il primo ministro ha inoltre chiesto al Ministero dell'Educazione di studiare con attenzione la ricerca appena pubblicata e di seguire le raccomandazioni.
Ma c'è un altro elemento di cui tenere conto. Non si possono dimenticare gli studenti palestinesi cittadini israeliani che, pur frequentando scuole arabe, sono costretti dalle autorità israeliane a utilizzare libri approvati da Tel Aviv. Libri che ignorano la Nakba, la catastrofe del popolo palestinese, esiliato nel 1948 con la creazione dello Stato di Israele, e che la descrivono come una fuga volontaria del popolo palestinese: il massacro di Deir Yassin diventa un evento secondario e legittimato dalle necessità storiche dell'epoca, esempio della forza militare del popolo ebraico costantemente minacciato da nemici esterni. Nena News
5 febbraio 2013
http://nena-news.globalist.it/
3 TESTI PALESTINESI NELLE SCUOLE
4 TESTI ISRAELIANI NELLE SCUOLE
Rachlevsky Sefi : educazione alla violenza nelle scuole rabbiniche ultra-ortodosse israeliane. Vietiamo Oz
640 manuali scolastici israeliani e palestinesi,
esaminati in lungo e in largo da tre studiosi, Sami Adwan, Daniel
Bar-Tal e Bruce Wexler. Il risultato di questo studio durato tre anni e
presentato agli inizi di febbraio, fa emergere quanto ancora sia lontana
la cultura della conoscenza reciproca e quanto tale lontananza sia
determinata anche dalla narrazione della storia, degli uni e degli
altri.
Uno studio mette sotto esame i libri di testo israeliani e palestinesi. E i risultati fanno discutere http://www.mosaico-cem.it/…/uno-studio-mette-sotto-esame-i-…
17/02/2013
“Un
racconto nazionale unilaterale, che presenta l’ “altro” come nemico e
ne elenca le azioni negative nei confronti della propria comunità. Gli
avvenimenti storici inoltre sono presentati selettivamente, in maniera
tale da rafforzare la narrazione di ciascuna delle due comunità”.
Secondo uno studio condotto sui libri scolastici è questa in sintesi
l’immagine che israeliani e palestinesi restituiscono gli uni degli
altri.
Lo studio è stato promosso dal Consiglio delle Istituzioni Religiose di Terra Santa (che rappresenta le tre religioni, cristiana, musulmana ed ebraica) e finanziato dal Dipartimento di Stato americano. E’ stato condotto fra il dal 2009 e il 2012, da tre studiosi di diversa provenienza: Sami Adwan dell’Università di Betlemme, Daniel Bar-Tal dell’Università di Tel Aviv e Bruce Wexler dell’Università di Yale.
I tre autori concordano sul fatto che raramente le descrizioni proposte nei libri di testo presi in esame “disumanizzano l’altro”, ma sottolineano che sia nei libri israeliani che in quelli palestinesi, mancano “informazioni sulla religione, la cultura, l’economia e altre attività quotidiane”; alcuni addirittura, dicono, le ignorano, come se non esistessero. “L’assenza di questo genere di informazioni viene utilizzata per negare la legittima presenza dell’altro”, hanno commentato i tre studiosi.
Il rapporto, reso pubblico lo scorso 4 febbraio, mostra che l’immagine negativa della comunità dell’ “altro”; la mancanza di informazioni generali su di essa, unita ad una presentazione positiva della propria comunità, è più forte nei libri di testo utilizzati dai gruppi ultra-ortodossi e da quelli palestinesi, che in quelli utilizzati e diffusi nelle scuole dello Stato di Israele.
Conclusioni piuttosto dure, difficili da accettare che hanno spinto, a quanto pare, sia il Consiglio delle Istituzioni Religiose di Terra Santa che il Dipartimento di Stato americano a prenderne le distanze. Conclusioni che hanno provocato reazioni anche nel mondo politico sia israeliano che palestinese.
Il primo ministro palestinese, Salam Fayyad, ha detto che i risultati di questo studio mostrano che i libri di testo palestinesi non contengono “alcuna forma di incitamento” all’odio, a differenza di quanto affermano le autorità israeliane”. Da parte israeliana, le reazioni sono state altrettanto negative. Il Ministero della Pubblica Istruzione, che ha rifiutato di collaborare con gli autori del rapporto, ha fatto sapere che si tratta di un’operazione per mettere in cattiva luce Israele, che “è un modo per calunniare Israele”. Il Ministro degli Affari Strategici, Moshe Yaalon, ha dichiarato invece che “i giovani israeliani sono educati in uno spirito di pace, mentre i palestinesi vengono educati a odiare Israele e ad abbracciare il jihad. Questi sono i fatti.”
Adwan, Bar-Tal e Wexler hanno risposto alle accuse sottolineando il rigore del loro metodo e la vasta gamma di libri esaminati – 640, 492 israeliani e 148 palestinesi.
Nel condurre la ricerca gli autori hanno posto particolare attenzione alle cartine geografiche: il 58% dei libri di testo palestinesi e il 76% di quelli israeliani non fanno alcuna menzione del “confine” (la “linea verde” dell’armistizio del 1949 che segna la separazione tra Israele e Cisgiordania), tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano; mentre il 4% dei libri di testo palestinesi e il 13% dei libri israeliani identificano invece chiaramente i due rispettivi territori attraverso una legenda.
“I manuali di storia riflettono lo stato delle relazioni tra le due parti” hanno dichiarato gli autori dello studio. Secondo l’81% dei libri di testo palestinesi, gli israeliani sono il “nemico”; il 75% dei libri di testo israeliani descrivono i palestinesi allo stesso modo. E ancora: l’87% dei libri palestinesi considerano “negative” o “molto negative” le azioni degli israeliani, e il 51% dei libri di testo israeliani danno un giudizio simile sulle azioni palestinesi.
“Il contenuto dei libri di testo rappresenta una forma di dichiarazione pubblica dei governi, ed esso influenza le credenze e gli atteggiamenti dei bambini nei confronti dell’ ‘”altro” “, hanno dichiarato Adwan, Bar-Tal e Wexler, aggiungendo che la questione della “educazione per la pace”, che comprende il ruolo dei libri di testo, dovrebbe essere compresa nell’ordine del giorno dei negoziati di pace tra le due parti.
Lo studio è stato promosso dal Consiglio delle Istituzioni Religiose di Terra Santa (che rappresenta le tre religioni, cristiana, musulmana ed ebraica) e finanziato dal Dipartimento di Stato americano. E’ stato condotto fra il dal 2009 e il 2012, da tre studiosi di diversa provenienza: Sami Adwan dell’Università di Betlemme, Daniel Bar-Tal dell’Università di Tel Aviv e Bruce Wexler dell’Università di Yale.
I tre autori concordano sul fatto che raramente le descrizioni proposte nei libri di testo presi in esame “disumanizzano l’altro”, ma sottolineano che sia nei libri israeliani che in quelli palestinesi, mancano “informazioni sulla religione, la cultura, l’economia e altre attività quotidiane”; alcuni addirittura, dicono, le ignorano, come se non esistessero. “L’assenza di questo genere di informazioni viene utilizzata per negare la legittima presenza dell’altro”, hanno commentato i tre studiosi.
Il rapporto, reso pubblico lo scorso 4 febbraio, mostra che l’immagine negativa della comunità dell’ “altro”; la mancanza di informazioni generali su di essa, unita ad una presentazione positiva della propria comunità, è più forte nei libri di testo utilizzati dai gruppi ultra-ortodossi e da quelli palestinesi, che in quelli utilizzati e diffusi nelle scuole dello Stato di Israele.
Conclusioni piuttosto dure, difficili da accettare che hanno spinto, a quanto pare, sia il Consiglio delle Istituzioni Religiose di Terra Santa che il Dipartimento di Stato americano a prenderne le distanze. Conclusioni che hanno provocato reazioni anche nel mondo politico sia israeliano che palestinese.
Il primo ministro palestinese, Salam Fayyad, ha detto che i risultati di questo studio mostrano che i libri di testo palestinesi non contengono “alcuna forma di incitamento” all’odio, a differenza di quanto affermano le autorità israeliane”. Da parte israeliana, le reazioni sono state altrettanto negative. Il Ministero della Pubblica Istruzione, che ha rifiutato di collaborare con gli autori del rapporto, ha fatto sapere che si tratta di un’operazione per mettere in cattiva luce Israele, che “è un modo per calunniare Israele”. Il Ministro degli Affari Strategici, Moshe Yaalon, ha dichiarato invece che “i giovani israeliani sono educati in uno spirito di pace, mentre i palestinesi vengono educati a odiare Israele e ad abbracciare il jihad. Questi sono i fatti.”
Adwan, Bar-Tal e Wexler hanno risposto alle accuse sottolineando il rigore del loro metodo e la vasta gamma di libri esaminati – 640, 492 israeliani e 148 palestinesi.
Nel condurre la ricerca gli autori hanno posto particolare attenzione alle cartine geografiche: il 58% dei libri di testo palestinesi e il 76% di quelli israeliani non fanno alcuna menzione del “confine” (la “linea verde” dell’armistizio del 1949 che segna la separazione tra Israele e Cisgiordania), tra il Mar Mediterraneo e il fiume Giordano; mentre il 4% dei libri di testo palestinesi e il 13% dei libri israeliani identificano invece chiaramente i due rispettivi territori attraverso una legenda.
“I manuali di storia riflettono lo stato delle relazioni tra le due parti” hanno dichiarato gli autori dello studio. Secondo l’81% dei libri di testo palestinesi, gli israeliani sono il “nemico”; il 75% dei libri di testo israeliani descrivono i palestinesi allo stesso modo. E ancora: l’87% dei libri palestinesi considerano “negative” o “molto negative” le azioni degli israeliani, e il 51% dei libri di testo israeliani danno un giudizio simile sulle azioni palestinesi.
“Il contenuto dei libri di testo rappresenta una forma di dichiarazione pubblica dei governi, ed esso influenza le credenze e gli atteggiamenti dei bambini nei confronti dell’ ‘”altro” “, hanno dichiarato Adwan, Bar-Tal e Wexler, aggiungendo che la questione della “educazione per la pace”, che comprende il ruolo dei libri di testo, dovrebbe essere compresa nell’ordine del giorno dei negoziati di pace tra le due parti.
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