Shalit in cambio di 1000 prigionieri. Ma non ci sono Barghouti e Sa’adat

 Emma Mancini (Alternative Information Center)
Hamas e Israele hanno raggiunto il tanto atteso accordo per lo scambio di prigionieri: 1000 detenuti palestinesi in cambio del soldato Shalit. Ma le notizie della prima ora, vengono confutate oggi: l’accordo non prevedrebbe la liberazione né del leader di Fatah Marwan Barghoti né del segretario del PFLP Ahmad Sa’adat.Dopo l’intervento egiziano nella mediazione tra le due parti, il governo del premier Netanyahu ha approvato ieri sera con tre soli voti contrari l’accordo con Hamas, il partito islamico al potere nella Striscia di Gaza: il caporale dell’IDF Gilad Shalit, prigioniero a Gaza dal 2006, verrà liberato in cambio di mille detenuti palestinesi nelle carceri israeliane.
Secondo l’accordo, usciranno di prigione le donne (attualmente 37 quelle detenute), i minori (425 sotto i 18 anni), gli anziani, sei palestinesi ’48, alcuni detenuti condannati all’ergastolo per attentato. Ma tra loro non ci sarebbero i due prigionieri eccellenti, i cui nomi erano corsi di bocca in bocca nelle prime ore dopo l’annuncio dello scambio. Il leader di Tazim, movimento giovanile di Fatah, Marwan Barghouti, e il segretario generale del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, Ahmad Sa’adat, non rientrerebbero nell’accordo. A dirlo il capo dello Shin Bet, l’intelligence israeliana,Yoram Cohen.  
“Lo scambio verrà compiuto in due fasi – ha spiegato Cohen – Nella prima verranno liberati 450 prigionieri palestinesi, sui cui nomi abbiamo già trovato un accordo, entro una settimana. La seconda fase includerà altri 577 detenuti palestinesi, i cui nomi sono stati scelti da Israele, che saranno liberati due mesi dopo”.
Barghouti, costretto in carcere da cinque ergastoli per omicidio, e Sa’adat, accusato dell’omicidio del ministro del turismo israeliano nel 2001 e impegnato in queste due settimane in uno sciopero della fame che sta aggravando seriamente le sue condizioni di salute, pare resteranno dietro le sbarre. Nessuna speranza di liberazione nemmeno per altri leader politici palestinesi come Ibrahim Hamed, Hasan Salameh, Abdullah Al-Barghouti, Jamal Abu Heija e Abbas Issyd, tutti membri di Hamas.
L’accordo prevede la liberazione del soldato Shalit in Egitto, che lo riconsegnerà ad Israele solo successivamente, mentre diverse sorti toccheranno ai prigionieri palestinesi: alcuni potranno fare ritorno nei Territori Occupati, Gaza e Cisgiordania, altri saranno mandati in esilio all’estero. In particolare, 203 verranno deportati in diversi Paesi, tra cui la Turchia, l’Egitto e la Giordania; altri 131 verranno spostati a Gaza e 110 a Gerusalemme e in Cisgiordania. Secondo quanto sottolineato dal capo dell’intelligence israeliana Cohen, Israele non ha promesso nulla in merito a future restrizioni al movimento agli ex detenuti che verranno rilasciati in questi due mesi.
L’accordo arriva nel mezzo dello sciopero della fame indetto due settimane fa dai prigionieri politici del PFLP, sciopero a cui hanno aderito ieri oltre 2000 detenuti di altre fazioni politiche. Lo scambio gioverà sia ad Hamas, che mostrerà ancora una volta alla Palestina di essere la parte forte nel negoziato con Israele, e allo stesso premier Netanyahu che riportando a casa il soldato Shalit potrà porre un freno al drammatico calo di consensi che il suo governo subisce dall’estate. Ma Bibi rischia, sia a causa dei mugugni all’interno del governo di Tel Aviv che potrebbero rendere instabile il partito, sia a causa del rafforzamento indiretto di Hamas a scapito del governo moderato di Ramallah, guidato dal presidente Abu Mazen e dal premier Salam Fayyad.
PS ; Liberare Barghouti

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