Ken Silverstein GUERRA DI GAZA – SEI RISPOSTE AGLI INTERROGATIVI SUL RAPPORTO GOLDSTONE



Il rapporto Goldstone sui presunti crimini di guerra commessi a Gaza ha suscitato dure polemiche in Israele e a livello internazionale, ma le discussioni sono scarsamente entrate nel merito dei risultati espressi da questa relazione. Nella seguente intervista, il giornalista americano Ken Silverstein pone alcune domande specifiche ad uno dei membri della missione ONU che ha prodotto il rapporto
Desmond Travers è stato uno dei quattro membri della missione investigativa delle Nazioni Unite sul conflitto di Gaza, che ha prodotto il controverso rapporto Goldstone. Travers è un ex colonnello dell’esercito irlandese. Il suo ultimo incarico è stato come comandante del suo collegio militare. Egli è stato anche al comando delle truppe delle Nazioni Unite in varie missioni di sostegno alla pace. Recentemente ho parlato telefonicamente con Travers in merito al rapporto Goldstone:
1. E ‘rimasto sorpreso dalle critiche al rapporto?
C’erano un sacco di critiche anche prima che il rapporto uscisse, soprattutto a livello individuale, ed in particolare contro il giudice Richard Goldstone. Così, non siamo stati troppo sorpresi dalla lamentele quando il rapporto è stato pubblicato, fatta eccezione per l’intensità e la cattiveria degli attacchi personali. Il giudice Goldstone ha pubblicamente invitato le voci critiche, soprattutto in seno al governo degli Stati Uniti, a farsi avanti con prove sostanziali riguardo a eventuali dichiarazioni inesatte o imprecise. Ma non vi è stata alcuna critica credibile del rapporto in sé, o delle informazioni in esso contenute.
2. Douglas Griffiths, il delegato americano al Consiglio dei diritti umani, ha detto: “Mentre il giudice Goldstone ha riconosciuto i crimini di Hamas, esaminando la reazione di Israele non è stato dato sufficiente peso alle difficoltà che si incontrano nel combattere contro questo tipo di nemico, in questo ambiente”. È una critica corretta?

Sono stato un soldato per 42 anni e rifiuto questa critica, che sembra intesa a scusare presunte violazioni israeliane delle leggi di guerra. Sono andato in pensione con il grado di colonnello dell’esercito irlandese nel 2001, dopo aver servito nelle zone di guerra a Cipro, in Libano, in Bosnia e in Croazia, e non avrei potuto sottovalutare le difficoltà del combattimento in aree urbane. Inoltre, mai gli eserciti hanno avuto le comodità tecnologiche di cui dispongono oggi, quando si tratta di colpire gli obiettivi senza infliggere danni collaterali.
3. Qual è il suo parere sulla reazione americana complessiva di fronte al rapporto?

L’amministrazione Obama ha detto che Israele dovrebbe svolgere un’indagine sulle proprie azioni, e questa è una dichiarazione di enorme importanza, se viene fatta dagli Stati Uniti. Dal punto di vista della missione investigativa, il messaggio principale del rapporto è che bisogna porre fine all’impunità nel commettere crimini di guerra.
4. Le voci critiche hanno anche detto che Hamas ha deliberatamente mischiato i suoi combattenti ai civili, e che così facendo ha aumentato il bilancio delle vittime civili. Ha trovato conferme su questo?

Non abbiamo trovato alcuna prova che Hamas abbia usato i civili come ostaggi. Mi aspettavo di trovare tali prove, ma non è stato così. Non abbiamo neanche trovato alcuna prova che le moschee siano state utilizzate per stoccare munizioni. Tali accuse riflettono la percezione occidentale, diffusa in alcuni ambienti, che l’Islam sia una religione violenta. Gaza è densamente popolata ed è un labirinto di baracche improvvisate, con un sistema di tunnel e di bunker. Se fossi un miliziano di Hamas, una moschea sarebbe l’ultimo posto in cui metterei delle munizioni. Non è sicura, è molto visibile, e probabilmente sarebbe colpita preventivamente dall’aviazione israeliana. Ci sono molti luoghi migliori per conservare le munizioni. Abbiamo esaminato due moschee distrutte – in una delle quali sono stati uccisi dei fedeli – e non abbiamo trovato alcuna prova che sia stata usata in altro modo che come luogo di culto Vi è la convinzione sinistra e sciocca, presso alcuni teorici delle tattiche anti-guerriglia, che combattere una rivolta significhi inevitabilmente uccidere dei civili. Ma se si dà allo Stato l’autorità di colpire in maniera indiscriminata la vita dei civili nel perseguire gli insorti, ciò va a vantaggio di questi ultimi. I cadaveri portano acqua al mulino degli insorti: se i morti sono tra le tue file, rappresentano una vittoria per gli insorti, e se i morti sono tra i civili, a quel punto gli insorti hanno dei martiri.
5. Qual è la sua opinione riguardo all’affermazione di alcuni ufficiali israeliani secondo cui le Forze di Difesa Israeliane sarebbero l’esercito più “morale” del mondo?

Data la tattica, le armi utilizzate e gli obiettivi scelti in maniera indiscriminata, penso che questa sia una affermazione dubbia.
6. Quali altre questioni ritiene che debbano essere affrontate?
Siamo rimasti turbati dal livello di tossicità e distruttività delle armi utilizzate a Gaza, alcune delle quali sono state negli arsenali occidentali fin dalla Guerra Fredda, come il fosforo bianco, che ha incenerito 14 persone, compresi diversi bambini, in un solo attacco; come le fléchette, piccole frecce metaliche che sono progettate per ruotare dopo essere entrate nella carne umana, al fine di provocare il massimo danno, in violazione della Convenzione di Ginevra; e come i proiettili al tungsteno e le munizioni al DIME (Dense Inert Metal Explosive ), che contengono polvere di tungsteno, altamente cancerogeno. Vi è anche un intero cocktail di altre munizioni problematiche che si sospetta siano state usate.Ci sono un certo numero di altre questioni post-belliche nella Striscia di Gaza, che devono essere affrontate. La terra sta morendo. Ci sono depositi tossici di tutte le munizioni che sono state lanciate. Ci sono seri problemi con l’acqua, il suo impoverimento e la sua contaminazione. Vi è un’alta percentuale di nitrati nel suolo che è particolarmente pericolosa per i bambini. Se questi problemi non vengono affrontati, Gaza potrebbe non essere nemmeno abitabile secondo le norme dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

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