Ephraim Halevy, ex capo del Mossad, , è convinto che a Gaza stia crescendo una corrente moderata

1na interessante intervista sul CORRIERE della SERA di oggi, 17 maggio 2006, a pag.14 di Davide Frattini a Hefraim Halevy, già capo dei servizi segreti (Mossad). Il quale sostiene che con Hamas è possibile tratttare, ma solo dopo che avrà rinnegato la violenza e riconosciuto Israele. Di per sè non è una novità, se queste due ipotesi si verificassero, crediamo che anche il governo Olmert la prenderebbe in seria considerazione. La posizione di Halevy è autorevole e bene ha fatto Frattini a riportarla.

Ecco l'intervista:
TEL AVIV — Il piccolo studio nel grattacielo che guarda sul mare di Tel Aviv è quello di un pensionato fuori dal comune. Una fotografia con dedica di Yitzhak Rabin, un ritratto di re Hussein di Giordania («a un fratello»), una medaglia della Cia. Sull'altra parete, le memorie non ancora libere dal segreto di Stato: un calendario elenca in codice le operazioni del Mossad, un'immagine presa con un visore notturno lascia intravvedere le macerie di una casa.
Efraim Halevy ha lasciato i servizi segreti israeliani nel 2002, dopo un trentennio e quattro anni al vertice. Non ha rimorsi per gli ordini — di vita e di morte — impartiti, solo la nostalgia per non essere diventato macchinista di treni, come sognava a Londra da bambino. Custodisce i suoi segreti, ai passaggi a livello del Medio Oriente, e non rivela che cosa abbiano scattato le forze speciali con i loro mirini agli infrarossi.
I resti di un omicidio mirato, forse appesi al muro. E' Halevy a definire la tattica delle eliminazioni all'inizio della seconda intifada ed è lui a coordinare con Ariel Sharon l'assedio che rinchiude Yasser Arafat nel ridotto della Mukata, fino alla morte. Da allora la strategia israeliana ruota attorno al concetto «non c'è nessuno per dialogare», slogan ripreso dal governo di Ehud Olmert, almeno per la metà dell'Autorità palestinese rappresentata da Hamas.
«Dobbiamo giudicare il movimento fondamentalista non per quello che dice ma per quello che fa», ripete Halevy, 72 anni. L'ala militare aveva ripreso sabato scorso i lanci dei rudimentali e micidiali razzi Qassam e solo un intervento del premier Ismail Haniyeh avrebbe fermato gli attacchi. Sono i segni che l'ex capo del Mossad attendeva. «Hamas deve dimostrare di poter diventare una leadership credibile per i palestinesi. Da organizzazione terroristica a forza di governo. Possono riuscire, loro gli estremisti, dove Arafat ha fallito. Il raìs non si preoccupava per la sua gente, Hamas vuole eliminare la corruzione, migliorare le scuole e gli ospedali. E' chiaro che per questi obiettivi deve rinunciare alla violenza».
Gli israeliani, con il sostegno degli Stati Uniti e dell'Europa, chiedono che Hamas riconosca l'esistenza dello Stato ebraico, un passo che i dirigenti si sono rifiutati di compiere. «Su questo punto bisogna essere pragmatici, senza dare retta alla retorica fondamentalista. Haniyeh ha dato ordine ai suoi ministri di cooperare sulle questioni tecniche. Israele esiste, è un fatto irrefutabile, non serve il loro riconoscimento. E' vero il contrario: Hamas ha bisogno di ottenere il riconoscimento di Israele e della comunità internazionale. E per conquistarlo deve disarmare le milizie, fermare gli attacchi terroristici e accettare gli accordi firmati in passato».
Israele — spiega Halevy — è ancora troppo implicata nella gestione quotidiana, il governo di Hamas non può fare a meno di questa collaborazione. «E' un'organizzazione territoriale. Il suo successo politico, anche se per ora stanno fallendo, dipende da quanto riuscirà ad amministrare bene, da quanto i palestinesi staranno meglio rispetto a prima». E' questa la grande differenza con Al Qaeda. «L'obiettivo del terrorismo fondamentalista internazionale è distruggere il sistema sociale americano o europeo. Con Osama e i suoi luogotenenti non si potrà mai scendere a patti. E' la terza guerra mondiale e finirà solo quando i nemici saranno distrutti».
Una guerra con qualche alleato a sorpresa. Halevy è convinto che Hamas trasformato in movimento politico possa giocare un ruolo importante nel mondo musulmano. «Osama ha cercato di avvinghiarli nel suo abbraccio e loro hanno risposto "no grazie, siamo diversi"». Come scrive negli ultimi capitoli dell'autobiografia
Man in the Shadows (L'uomo delle ombre): «Hamas e l'Hezbollah sono esempi del tipo di partner che le società libere potrebbero essere costrette ad accettare. Non sono due opzioni ideali, ma non c'è mai una situazione perfetta. Alla fine dovremo andare a cena con il diavolo, vigilando perché non ci avveleni il calice».


.2 Ephraim Halevy, ex capo del Mossad, , è convinto che a Gaza stia crescendo una corrente moderata che potrà consolidare le sue posizioni solo dopo che Israele allenti la sua pressione sui Territori e la Casa Bianca appoggi l'ingresso di Hamas nel processo di pace............Halevy è convinto che Hamas trasformato in movimento politico possa giocare un ruolo importante nel mondo musulmano. «Osama ha cercato di avvinghiarli nel suo abbraccio e loro hanno risposto "no grazie, siamo diversi"». Come scrive negli ultimi capitoli dell'autobiografia Man in the Shadows (L'uomo delle ombre): «Hamas e l'Hezbollah sono esempi del tipo di partner che le società libere potrebbero essere costrette ad accettare. Non sono due opzioni ideali, ma non c'è mai una situazione perfetta. Alla fine dovremo andare a cena con il diavolo, vigilando perché non ci avveleni il calice».


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