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Giorgio Berruto : Sembra essere questa la posizione di alcuni italiani ebrei, o ebrei italiani.

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HAKEILLAH.COM Prima pagina Nessun nemico a destra. Sembra essere questa la posizione di alcuni italiani ebrei, o ebrei italiani. E di molti italiani e basta o ebrei e basta, anche, in attesa di capire per bene che cosa questo "e basta” significhi. Quello che conta è che è un principio che porta ad accettare più o meno tu... tag :  ebrei europei ed italiani antisemitismo-sionismo-antisionismo Nessun nemico a destra. Sembra essere questa la posizione di alcuni italiani ebrei, o ebrei italiani. E di molti italiani e basta o ebrei e basta, anche, in attesa di capire per bene che cosa questo "e basta” significhi. Quello che conta è che è un principio che porta ad accettare più o meno tutto, insulti antisemiti compresi, specie se rivolti a chi non condivide la suddetta massima, come il traditore Gad e quei comunisti inveterati di Ha Kehillah, qualcuno perfino con simpatie Pd, autentici bombaroli insomma. A destra non ci sono n

Judy Maltz : L'immigrazione in Israele è in aumento grazie a questi "non ebrei"

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Sintesi personale Due paesi hanno determinato  una crescente quota di immigrazione in Israele negli ultimi anni: Russia e Ucraina. Israele investe considerevoli risorse nella promozione e nell'agevolazione dell'aliya e, quando le cifre sull'immigrazione sono in aumento, è ampiamente vista come una misura del successo del progetto sionista . In effetti, nell'ultimo decennio, l'aliya totale è praticamente raddoppiata (da quasi 15.500 nel 2008 a quasi 29.500 nel 2018), grazie in gran parte al crescente numero di nuovi arrivi da questi due paesi. C'è solo un piccolo dettaglio che la maggior parte di coloro che sono impegnati nel business dell'aliyah tende a oscurare quando si diletta in questa tendenza: la maggior parte degli immigrati che arrivano negli ultimi anni dalla Russia e dall'Ucraina (e da  ex paesi del blocco sovietico) non sono ebrei, tecnicamente - almeno non per quanto riguarda le autorità religiose in Israele. Secondo la Legge is

Gerusalemme riapre le sorgenti naturali, ma non ai palestinesi

Tag   Gerusalemme Gerusalemme riapre le sorgenti naturali, ma non ai palestinesi https://www.haaretz.com/israel-news/.premium-jerusalem-opens-natural-spring-to-visitors-unless-they-re-palestinian-1.7991344?fbclid=IwAR3jNlOnhx6HxC1ldGDRhbNfYTOX107TweCn3AG60DB-jJ5AIOCHtMXua28 La sorgente di Ein Hanya, situata all’interno dei confini di Gerusalemme e vicino al villaggio di Al-Walaja in Cisgiordania, è stata chiusa ai palestinesi e pattugliata dalla polizia per tre giorni durante le festività ebraiche del Sukkot. La sorgente naturale di Ein Hanya durante la festa ebraica di Sukkot, 15 ottobre 2019. Emil Salman Martedì la polizia ha aperto  ai visitatori una sorgente naturale nella parte meridionale di Gerusalemme,, ma a condizione esplicita che i palestinesi non possano accedere al sito. Di conseguenza, la sorgente di Ein Hanya è stata tenuta sotto forte controllo dalla polizia e dalla polizia di frontiera, che ha persino chiuso la strada che porta alle città palestinesi

Ugo Tramballi Proteste e avidità globali

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http://ugotramballi.blog.ilsole24ore.com/ Guerre: Libano B ernie Sanders, candidato presidenziale della sinistra democratica, sostiene che “i miliardari non dovrebbero esistere” . Sorpreso, indignato, deluso per la mancanza di riconoscenza del genere umano, Mark Zuckerberg (una ricchezza personale da 70 miliardi di dollari), non gliele ha mandate a dire. In un’intervista a Fox News ha spiegato che i miliardari “sono persone che fanno cose davvero buone e aiutano tanto altre persone”. Ecco due begli esempi di populismo e demagogia. Ma il danno che Sanders può fare, è aiutare Donald Trump a essere rieletto l’anno prossimo. L’inventore di Facebook è molto più pericoloso. Non solo perché è già stato sorpreso con le mani nella marmellata mentre vendeva per soldi i nostri dati personali che in buona fede gli avevamo affidato. E’ pericoloso perché col suo volto antipatico e arrogante è il simbolo dell’accumulazione della ricchezza, de

Ugo Tramballi Le manifestazioni di piazza in Libano, tra contraddizioni e ondate di profughi

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Informazioni su questo sito web ILSOLE24ORE.COM Le manifestazioni di piazza in Libano, tra contraddizioni e ondate di profughi Quella in corso in Libano è davvero una rivoluzione? Chi e quanti sono i responsabili della crisi economica seguita a una crisi politica interna, circondata da una gigantesca destabilizzazione regionale? Li Haqqi, “Per i miei diritti”, si chiama il movimento che più di tutti gli altri ha portato i libanesi nelle strade di molte città. Che la società civile abbia bisogno di più opportunità e diritti, e la classe politica di una scossa elettrica, è evidente quanto il Monte Libano che sovrasta maestosamente la baia di Beirut. Ma quella in corso è davvero una rivoluzione? Chi e quanti sono i responsabili della crisi economica seguita a una crisi politica interna, circondata da una gigantesca destabilizzazione regionale? Secondo l’ultimo rapporto dell’Undp, l’agenzia Onu per lo sviluppo umano, per ineguaglianza dei redditi

CHRISTIAN ELIA IRAQ, RIPRENDERSI IL FUTURO

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INTERVISTE   MEDIO ORIENTE IRAQ, RIPRENDERSI IL FUTURO Mondo arabo La chiameremo N. Ha trent’anni, la sua famiglia vive a Baghdad da generazioni. E’ tra gli attivisti e le attiviste che nei giorni scorsi – senza paura – hanno sfidato la repressione brutale di un movimento che chiede pace, dignità e diritti. La sua è la generazione che ha pagato un prezzo immenso all’invasione del 2003, che ha vissuto l’incubo delle guerre settarie e dell’avvento di Isis. Ma non molla. L’ultimo bilancio è drammatico: dopo 6 giorni di proteste e il rincorrersi di cifre e voci sulle vittime, è stato lo stesso governo iracheno a tracciare un bilancio delle proteste dei giovani disoccupati contro il carovita e la corruzione: 104 i morti accertati e oltre 6mila feriti. Tra le vittime ci sono anche otto poliziotti e sono stati incendiati 51 edifici pubblici e 8 sedi di Partiti. Queste son le cifre ufficiali e c’è motivo di credere che il bilancio reale sia molto più grave. N. h