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Lorenzo Fargnoli. : La lunga marcia contro l'apartheid di Israele» il Trio Joubran e Roger Waters

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LEFT N. 46 | 16 NOVEMBRE 2018   pag56 Dopo sette anni di silenzio, è uscito The Long March, il nuovo album del Trio Joubran, simbolo della cultura e della musica palestinese e da sempre impegnato nella lotta per la liberazione della loro terra. Tre fratelli e tre oud, che per la prima volta nella musica araba suonano assieme, donando all'ascoltatore il miraggio uditivo di un'unica anima, grazie a una tecnica perfetta e una sintonia eccezionale nell'improvvisazione. «L'improvvisazione non è solamente un elemento fondamentale della musica del trio, è anche il pane quotidiano dei palestinesi. Dobbiamo trovare un modo di vivere e di trovare piacere nel farlo. E la stessa cosa per la nostra musica», spiegano i tre musicisti. Samir, Wissam e Adnan, virtuosi suonatori di oud, strumento principe della musica araba, tessono, grazie alle sue undici corde, trame ipnotiche, ma allo stesso tempo fortemente evocative, generando perfomance incredibilmente potenti ed em

Chiara Cruciati: "Segregati a casa loro, cronache dalla Cisgiordania"

LEFT N. 46 | 16 Novembre 2018 – Left   pag. 52 Valle del Giordano. «La strada è chiusa, l'esercito non fa passare». Una telefonata e Nasser fa retromarcia: impossibile raggiungere la comunità nel profondo nord della Cisgiordania dove eravamo diretti. «Stanno demolendo delle case, se ci avviciniamo ci bloccheranno per qualche ora», ci dice. Nasser, la nostra guida, è un insegnante, ha poco più di 30 anni. E di origine beduina, come tanti palestinesi rimasti a vivere nella Valle del Giordano dopo il 1967 e il lento svuotamento della zona più fertile della Palestina storica. Di abitanti, prima dell'occupazione militare israeliana, la Valle del Giordano ne contava 300mila. Oggi ne rimangono poco più di 50mila, la stragrande maggioranza è concentrata a Gerico e in una manciata di cittadine che dagli Accordi di Oslo del 1993 tra Israele e Olp ricadono in area A, sotto il controllo civile e militare dell'Autorità nazionale palestinese. Il resto, il 95% della Valle del Giorda

LETTERA. Alla Biennale gli spazi dell'occupazione. Architettura dell'occupazione

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L a lettera inviata agli organizzatori dell’evento veneziano. Il Padiglione d’Israele nega la Palestina: gli spazi citati – Hebron, Betlemme, e Gerusalemme – e definiti dagli architetti «tabula rasa aperta all’interpretazione», cancellano l’esistenza e l’identità palestinese Roma, 16 novembre 2018, Nena News  – Al Presidente della Biennale di Venezia dott. Paolo Baratta e per conoscenza a: dott. Andrea Del Mercato Direttore Generale Biennale Venezia, Shelley McNamara e Yvonne Farrell Direttrici della Biennale Architettura 2018 Oggetto: Osservazioni sul padiglione Israeliano alla Biennale Architettura 2018 Egregio presidente Baratta, Le scriviamo perché siamo rimasti da prima sorpresi e poi profondamente indignati entrando quest’anno nel padiglione israeliano presso i Giardini della Biennale. Avevamo letto che il tema scelto per la 16° mostra internazionale di architettura era “Freespace”, perché, nell’intenzione dei curatori, «spetta all’architettura progettare lo spazio liber

Attivista palestinese arrestato per via di una corsa in bicicletta nel suo villaggio

https://972mag.com/israeli-military-court-sentences-palestinian-activist-four-months-prison/138665/?fbclid=IwAR2xRGl-kpqxzoHfYhh1J2roljqoPUnPBCsPt7iZ3UgWhLsNxqPE6hb-78E Un tribunale militare israeliano ha condannato a 110 giorni di prigione Abdullah Abu Rahma, noto difensore dei diritti umani,  per aver guidato una bicicletta durante una protesta contro l’occupazione, due anni fa. Abdullah Abu Rahma viene arrestato dalla polizia di frontiera a Bil’in, il 13 maggio 2016 Un tribunale militare israeliano ha condannato il rinomato attivista palestinese Abdullah Abu Rahma a quattro mesi di prigione mercoledì, per due accuse derivanti da una corsa in bicicletta in memoria del giorno della Nakba, nel 2016. Abu Rahma, uno dei leader più noti della lotta popolare contro il muro di separazione, è stato condannato alcune settimane fa per aver violato un ordine di zona militare chiusa e aver ostacolato un soldato,  durante una corsa in bicicletta nel maggio 2016 a Bil’in, villaggi

CRISI IN ISRAELE/ “La destra dice no ai palestinesi e resta prigioniera del confronto armato” – di Filippo Landi

Una resa al terrorism o”: così  Avigdor Lieberman ha motivato le sue dimissioni da ministro della Difesa, dopo l’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas. Filippo Landi, già inviato Rai in Israele e profondo conoscitore della scena, spiega al  Sussidiario  che dietro a queste dimissioni c’è da una parte  l’incapacità dell’esercito israeliano di sconfiggere Hamas , ma soprattutto la volontà di anticipare le elezioni: “Lieberman ha colto i segnali di una opinione pubblica stanca di Netanyahu, e mira ai voti del Likud, il suo partito”. Ecco che scenario si profila. Lieberman è un personaggio controverso, un esponente della destra che non ha mai fatto segreto di voler risolvere il problema palestinese esclusivamente con la forza. Ci può dire quale è il suo ruolo nella politica israeliana? Lieberman è un personaggio sulla scena politica da molti anni, un protagonista di lungo corso che è anche stato anche ministro degli Esteri. Ha sempre avuto ruoli politici molto im

Ramzy Baroud In violazione dei diritti umani, Netanyahu sostiene la pena di morte per i palestinesi

Ramzy Baroud 14 n ovembre 2018 ,  Palestine Chronicle I l primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, appartenente alla destra, sta intensificando la sua guerra al popolo palestinese, anche se per ragioni quasi interamente legate alla politica israeliana. Ha appena dato il via libera a una legge che renderebbe più facile per le corti israeliane emettere condanne a morte contro i palestinesi accusati di compiere atti “terroristici”. La decisione di Netanyahu è stata presa il 4 novembre, ma la disputa sul tema è in corso da qualche tempo. Il disegno di legge sulla pena di morte è stato il grido di battaglia del partito “Israel Beiteinu”  (“Israele casa nostra”, ndtr.),  guidato dal politico israeliano ultranazionalista Avigdor Lieberman, attuale ministro della Difesa, durante la sua campagna elettorale del 2015.[Lieberman si è dimesso per contrasti con Netanyahu sulla tregua con Hamas, accettata di fatto dal primo ministro. Ndt] Ma quando Lieberman ha tentato di far

Perché Netanyahu ha insistito davvero per un cessate il fuoco a Gaza

Meron Rapoport Mercoledì 14 novembre 2018, Middle East Eye Per la prosecuzione della sua strisciante ma sicura politica di annessione, il primo ministro israeliano ha bisogno di tranquillità, non di guerra . “ Arrendevole di fronte al terrorismo” e “vigliacco” – questi sono stati i termini usati da Avigdor Lieberman per descrivere il comportamento del governo israeliano e del primo ministro Benjamin Netanyahu e per giustificare le sue dimissioni da ministro della Difesa. Si potrebbe ragionevolmente supporre che le dimissioni di Lieberman riguardino principalmente considerazioni politiche. Con le elezioni che si avvicinano vuole essere visto come uno che non si arrende ad Hamas. Lieberman, uno sperimentato animale politico, capisce che identificare Netanyahu come un codardo può essere sfruttato per i propri fini. Non è l’unico. Martedì a Sderot [città del sul di Israele colpita dal lancio di razzi da Gaza, ndtr.] centinaia di manifestanti si sono riuniti all’entrata in citt