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Trump crea, poi esaspera, la crisi dei rifugiati palestinesi Di Marjorie Cohn

18 febbraio, 2018 Una delle azioni più importanti che Donald Trump ha intrapreso durante il suo primo anno di presidenza, è stato di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, nel dicembre 2017. Quando, come era prevedibile, i Palestinesi hanno reagito ritirandosi dal “processo di pace” guidato dagli Stati Uniti, Trump si è vendicato tagliando di più del 50% l’appoggio finanziario degli Stati Uniti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione per i Rifugiati Palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA). “Una sentenza di morte” per i rifugiati di Gaza I tagli degli aiuti all’UNRWA  minaccia seriamente l’accesso dei  rifugiati palestinesi al cibo, all’assistenza sanitaria e all’istruzione. A Gaza, 13 milioni di rifugiati palestinesi che costituiscono il 70% della popolazione di Gaza, dipendono dall’UNRWA per l’assistenza alimentare. La crisi dei rifugiati è stata aggravata dal massacro di Gaza del 2014 a opera di Israele. Creata da u

L’istinto spietato di Netanyahu per la sopravvivenza politica dii Jonathan Cook

L’istinto spietato di Netanyahu per la sopravvivenza politica 21febbraio  2018 Da parte della polizia di accusare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con due capi di imputazione di corruzione – ci sono altri casi imminenti – segna un momento pericoloso per Israele e per la regione. Nei tre decenni scorsi, gli scandali di corruzione turbinavano attorno a una serie di leader israeliani. Ehud Olmert, il predecessore di Netanyahu, è stato costretto a dimettersi perché si sospettava che avesse preso dei contanti messi dentro delle buste; in seguito è finito in carcere. Netanyahu, però, è il primo che affronta la possibilità di accuse di reati di corruzione mentre era in carica. Questo è un nuovo terreno politico e Netanyahu non mostra alcun segno di prepararsi ad andarsene in silenzio. Dopo essere stato 12 anni a capo di vari governi, Netanyahu era sulla strada buona per diventare il primo ministro con maggiore anzianità di servizio nella storia

Catherine Cornet : La voce che la Francia non tollera

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La sua voce purissima comincia a intonare le prime parole della canzone di Leonard Cohen Hallelujah . La giuria della versione francese del popolare talent show The Voice si gira conquistata: è un momento magico. La giovane cantante continua la canzone in arabo, con infinita grazia. Si sente la bellezza del canto, il languore della melodia di Cohen si sposa perfettamente con le note nostalgiche del canto arabo. La musica unisce. Ma purtroppo non per molto.  Oltre ad avere innegabili qualità canore e di interpretazione, Mennel Ibtissem indossa un turbante. E questo sembra ormai un crimine irreparabile in una certa Francia ordinariamente razzista. Quattro giorni dopo, la ragazza deve lasciare il talent in mezzo a un inferno di commenti xenofobi e attacchi violentissimi. Forse era scritto che il momento magico non dovesse esserci, perché una francese di origine siriana che canta l’ Halleluja scritta da un ebreo canadese, in arabo e su una tv francese deve divent

Il 2017, l’anno peggiore per i cristiani in India

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INDIA Il 2017, l’anno peggiore per i cristiani in India Purushottam Nayak Un gruppo evangelico riporta 351 denunce. Il dato è parziale: le vittime hanno paura di denunciare oppure la polizia rifiuta di registrare i casi. In tre anni aumentati del 28% gli attacchi contro chiese e luoghi di culto privati. C uttack-Bhubaneswar (AsiaNews) – Il 2017 “è stato uno degli anni più traumatici per i cristiani in India dal 2007-2008, periodo delle violenze di massa dei pogrom del Kandhamal ”. Lo denuncia il rev. Vijayesh Lal, segretario generale della Evangelical Fellowship of India (Ef) e direttore nazionale della Religious Liberty Commission of the Evangelical Fellowship of India (Efirlc). Nel report annuale, l’organizzazione evangelica riporta “almeno 351 casi di violenza [avvenuti] nel 2017”. I cristiani lamentano però che si tratta di un numero al ribasso, “perché basato su denunce volontarie

GAZA. Al Mawasi, tra degrado e bellezza di Patrizia Cecconi

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Al Mawasi (Gaza), 20 febbraio 2018, Nena News – Per arrivare da Gaza City ad Al Mawasi, area a sud della Striscia di Gaza, nel distretto di Khan Younis,si è costretti a prendere un taxi, come per qualunque spostamento interno alla Striscia perché non ci sono mezzi pubblici. Si può percorrere la costa e fa piacere vedere sulla spiaggia diversi gruppi di ragazzi e di ragazze che si godono la vista del mare, quel mare che non è permesso loro attraversare perché l’assedio israeliano lo vieta. Percorrendo i circa 20 chilometri di lungomare per raggiungere Almjayda nell’area di Mawasi dove ci stanno aspettando, si ha la prova dell’inquinamento insopportabile che affligge alcuni punti della Striscia sia per la mancanza di depuratori sia per lo sversamento delle acque reflue israeliane attraverso il wadi Gaza che si può vedere percorrendo la lunga gabbia per entrare nella Striscia dal valico di Erez. Si va a Mawasi per seguire un progetto umanitario presentato dall’associazi

Abu Mazen chiede all’Onu una conferenza di pace multilaterale per riconoscere Gerusalemme Est capitale

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Paolo Mastrolilli inviato a New York Convocare una conferenza di pace multilaterale entro la metà del 2018, per riconoscere lo Stato palestinese sulla base dei confini del 1967, con Gerusalemme Est come capitale. E’ la proposta fatta dal capo dell’Autorità Abu Mazen, durante il suo intervento davanti al Consiglio di Sicurezza, con cui in sostanza ha formalizzato di non riconoscere più gli Stati Uniti come mediatore onesto nel processo di pace. Abu Mazen ha iniziato ricordando la «Nakba», che ha reso rifugiati 6 milioni di palestinesi, e tutti i negoziati a cui ha partecipato, inclusi quattro incontri con il presidente Trump nel 2017. Quindi ha chiesto: «Questa amministrazione non ha chiarito la sua posizione. E’ per la soluzione dei due stati, o uno?». Il leader dell’Autorità ha definito «pericolosa» la decisione del capo della Casa Bianca di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele, criticando i limiti imposti alle attività della m

Akiva Eldar Il vero crimine di Netanyahu: saccheggiare la terra per i coloni

Sintesi personale Akiva Eldar : Netanyahu’s real crime: plundering land for settlers I n risposta all'annuncio della polizia del 13 febbraio di   prove sufficienti  per incriminare il primo ministro Benjamin Netanyahu con l'accusa di corruzione e violazione della fiducia, il ministro dell'Istruzione  Naftali Bennett ha  dichiarato: "Ricevere regali così estesi per così tanto tempo non soddisfa le aspettative dei cittadini dello  stato di Israele ". I sondaggi condotti da allora suggeriscono che Bennett ha torto.  Secondo un sondaggio del sondaggista Yossi Sarid per Reshet TV, sebbene solo il 29% degli israeliani intervistati ritenga che il primo ministro sia innocente, più israeliani   vogliono che rimanga   in carica piuttosto che desiderare che si dimetta , il 49% contro il 43% rispettivamente. Una copia anticipata del discorso di Bennett distribuito ai giornalisti ha accusato Netanyahu di accettare doni da miliardari.   "Questo non

Akiva Eldar : Netanyahu’s real crime: plundering land for settlers

Netanyahu’s real crime: plundering land for settlers In response to the Feb. 13 police announcement of  sufficient evidence to indict Prime Minister Benjamin Netanyahu on charges of bribery and breach of trust, Education Minister Naftali Bennett said, “Receiving gifts so extensively for so long does not meet the expectations of the citizenry of the State of Israel.” Polls conducted since then suggest that Bennett is wrong. According to a survey by the pollster Yossi Sarid for Reshet TV, although only 29% of Israelis surveyed believe the prime minister is innocent, more Israelis  want him to stay  in office than want him to resign or take time off, 49% versus 43% respectively. An advance copy of Bennett’s speech distributed to reporters accused Netanyahu of accepting gifts from billionaires. “This is not the way to instill values in the young generation, and this is not the way we were taught,” it read. When delivering his speech, Bennett omitted this sentence

Fulvio Scaglione : Imbroglio e ipocrisia: le due narrazioni (farlocche) di Iran e Israele

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Come tutte le guerre contemporanee, anche quella tra Israele e Iran è, assai prima che di eserciti, servizi segreti o apparati economici, una guerra di narrazioni. Tanto che si potrebbe tracciarne la cronistoria attraverso gli attrezzi di scena usati dagli attori principali, dal (presunto) frammento di drone iraniano appena esibito da Benjamin “Bibi” Netanyahu alla Conferenza di Monaco ai passaporti che russi che il presidente ucraino Poroshenko sventolò due anni fa davanti alla stessa pletea , dal disegno con la classica bomba rotonda e miccia accesa che ancora Netanyahu usò nel 2015 davanti al Congresso americano su su fino alla provetta piena di borotalco ma spacciata par arma chimica irachena che Colin Powell, allora segretario di Stato Usa, mostrò al Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Si recita a soggetto, insomma, per conquistare il consenso politico interno e regalare la scusa buona alle alleanze internazionali che hanno lo stesso problema di consenso ma che si reg