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Essere pacifisti in Israele: una difficile scelta di campo

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http://www.ilfattoquotidiano.it/…/essere-pacifisti…/3126583/       Essere pacifisti in Israele: una difficile scelta di campo - Il Fatto Quotidiano Questa settimana il blog del Centro Studi Unimed ospita il contributo di Schira Deutsch, una giovane… ilfattoquotidiano.it | Di Unimed - Mediterranean Universities Union Questa settimana il blog del Centro Studi Unimed ospita il contributo di Schira Deutsch , una giovane israeliana che racconta come si sia avvicinata all’attivismo pacifista all’interno dell’ Ong Shatil , un’associazione che lavora per la coesistenza tra arabi ed ebrei in Israele e per porre fine al conflitto. Traduzione dall’ebraico di Claudia De Martino , ricercatrice Unimed”.  Sono Schira Deutsch, una donna gerosolimitana di 34 anni . I miei amici di Gerusalemme mi bollano come una “persona di sinistra ” e laica per giunta, ma quando mi incontro con i miei amici europei e discutiamo del conflitto, a loro

Video: soldati israeliani lanciano sassi contro bambini palestinesi(territori occupati)

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 Sintesi personale Video: Israeli soldiers throw stones at Palestinian children Settlers and soldiers frequently attack Palestinians in the occupied West Bank. electronicintifada.net Questo video mostra i soldati israeliani nella West Bank occupata  lanciare pietre contro gli scolari palestinesi nel villaggio di al-Tuwani il 25 ottobre. Secondo le didascalie del video i soldati israeliani sono tenuti a proteggere i bambini dagli attacchi  dei coloni israeliani nella zona, ma, come mostra il video, lanciano pietre contro  bambini, anche con una fionda. Al-Tuwani è un villaggio nel sud di Hebron Hills nella Cisgiordania occupata ,  dove migliaia di palestinesi ,che vivono in decine di piccole comunità, stanno resistendo all' espulsione o alla  perdita della loro terra   a favore degli insediamenti israeliani. I coloni della vicina colonia di Havat Maon abitualmente attaccano i palestinesi. Lo scorso novembre fu ferita dai sa

MAJED BAMYA : io ,il diritto internazionale e l'ambasciatore israeliano

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di MAJED BAMYA 12 ottobre 2016 Majed Bamya fa parte della delegazione palestinese alle Nazioni Unite. Ha 33 anni e appartiene alla nuova generazione di Palestinesi che hanno deciso di lavorare nelle istituzioni, portandovi la loro competenza e professionalità unita alla passione per la giustizia e all’orgoglio di essere Palestinesi. È stato e continua ad essere il più grande sostenitore della campagna per la libertà di Marwan Barghouthi e si deve a lui il lavoro per il lancio della campagna a Robben Island. Avevo sei anni quando presi la decisione più importante della mia vita. Senza capirne pienamente le implicazioni, ero tuttavia sicuro di quello che sarebbe stato il mio destino: servire la mia patria e liberarla dall’occupazione e dall’oppressore. Allora non avevo un’idea chiara di come avrei potuto farlo, ma si può ben perdonare un bambino di sei anni se non sa come realizzare un obiettivo tanto importante. Devo però ammettere che ancor oggi non sono sicuro di quale

«Mai più genocidi», leader religiosi da Israele ad Auschwitz

«Mai più genocidi», leader religiosi da Israele ad Auschwitz Uno degli ingressi del campo di sterminio nazista di Auschwitz. Leader cristiani, ebrei e musulmani di Israele per la prima volta sui luoghi della Shoah. «Mai più xenofobia, odio religioso ed etnico» è il messaggio dell'iniziativa. (m.b.) - Commemorare la Shoah , ricordare alla comunità internazionale di «tenere desta l’attenzione contro i rigurgiti della xenofobia», e riconoscere in anticipo «i segnali di odio religioso ed etnico che hanno portato nel recente passato al genocidio»: sono questi gli obiettivi della prima visita in Polonia del Consiglio dei leader religiosi di Israele, che vedrà uniti per la prima volta domenica 30 ottobre sui luoghi dell’Olocausto i capi dell’ebraismo, della cristianità e dell’Islam che vivono e operano nello Stato ebraico. Al viaggio di tre giorni in Polonia, promosso dal Ministero degli Affari Esteri israeliano con diverse personalità del Consiglio dirett

Gaza dimenticata

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Gaza dimenticata L'attenzione del mondo si è spostata sulla crisi siriana. Ma nell'enclave palestinese la crisi umanitaria continua. E peggiora. "Siamo al 60% di disoccupazione. Nel silenzio, sta covando il peggio". avvenire.it Barbara Uglietti sabato 22 ottobre 2016 L'attenzione del mondo si è spostata sulla crisi siriana. Ma nell'enclave palestinese la crisi umanitaria continua. E peggiora. "Siamo al 60% di disoccupazione. Nel silenzio, sta covando il peggio". (Foto LaPresse) "No, non è Aleppo: siamo noi" “Qualche settimana fa hanno pubblicato una foto su Twitter. Il commento diceva: “Le macerie di Aleppo”. Tra i due palazzi distrutti, in basso, spuntava però una bandiera di Hamas. Era Gaza. Un errore. Capita. Sono riuscito a sorridere: siamo più o meno nella stessa situazione dei siriani. Ma noi palestinesi non andiamo più di moda”. Walid A. s

Ramzy Baroud: Gerusalemme Est è occupata illegalmente

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Chissà se, prima di lasciarsi andare a un immotivato accesso di rabbia, il Presidente del Consiglio Italiano Matteo Renzi avrà letto il testo integrale della risoluzione UNESCO su Palestina e Israele? E’ questa la domanda dell’analista Ramzy Baroud di Ramzy Baroud* Roma, 27 ottobre 2016, Nena News – Chissà se, prima di lasciarsi andare a un immotivato accesso di rabbia, il Presidente del Consiglio Italiano Matteo Renzi avrà letto il testo integrale della risoluzione UNESCO su Palestina e Israele? “È stato fatto un errore, la risoluzione è allucinante,” ha dichiarato. “Non si può continuare con queste mozioni, una volta all’Onu, una volta all’Unesco contro Israele. Ho chiesto espressamente ai nostri di smetterla con queste posizioni  (si riferisce all’astensione da parte del suo Paese). Se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa”, ha aggiunto. Renzi, diventato Primo Ministro dal 2014 a 39 anni, sa esattamente come funzionano le cose. Per entrare nel

Rapporto dal campo per i rifugiati “la Giungla” a Calais, Francia

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          Rapporto dal campo per i rifugiati “la Giungla” a Calais, Francia Rapporto dal campo per i rifugiati “la Giungla” a Calais, Francia Di Sabia Rigby 26 ottobre 2016 “Ero in carcere con un libico, i suoi amici sono arrivati znetitaly.altervista.org Di Sabia Rigby 26 ottobre 2016 “Ero in carcere con un libico, i suoi amici sono arrivati e hanno fatto irruzione lì e ci hanno lasciato  andar via. C’erano combattimenti dappertutto. Auguratevi di stare in prigione con i libici perché non riconoscono il governo attuale e faranno quello che vogliono.” (parole dette da un rifugiato nella “Giungla”). Il 42% delle persone che sono arrivate nella  Giungla provengono da varie parti del Sudane del Sud  Sudan che sono in guerra; il 32 viene dall’Afghanistan. Altri dalla Siria, dallo Yemen, dal Kurdistan iracheno, dal Pakistan, dall’Eritrea, dall’Etiopia, dall’Egitto, e da altri paesi; hanno  attraversato  un numero di paesi comp

Franco Cardini : «Quando la medicina parlava arabo: fu l'islam a curare la nostra cultura»

La Nazione Data : 27 ottobre 2016 Pagina : 29 MA INSOMMA — si stanno chiedendo in tanti — si può sapere che cos'hanno a che fare davvero l'Occidente e l'Islam e quali effettivi rapporti ci sono tra loro, a parte quattordici secoli di pur sotto certi versi tempestosa convivenza, fatta tuttavia di soprattutto di scambi culturali e diplomatici? Già questo non sarebbe poco. Ma in sintesi c'è di più. In realtà ebraismo, cristianesimo e Islam condividono l'origine religiosa (il monoteismo fondato verso il XVIII secolo a.C. e attribuito al patriarca Abramo) e la cultura ellenistico-romana, all'interno della quale l'ebraismo ha vissuto almeno dal IV secolo a.C. e l'Islam ha prosperato dal VII d.C., da quando cioè da una parte ha conquistato la Siria e l'Egitto bizantini e dall'altra quella Persia sasanide dove a sua volta l'ellenismo era ben conosciuto e dove avevano trovato rifugio verso il 530 d.C. i d