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Primo giorno di scuola: il diritto all’istruzione non è ancora garantito nelle colline a sud di Hebron

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 Domenica 28 agosto è il primo giorno di scuola in Palestina: per il dodicesimo anno di fila gli alunni della scuola di At Tuwani provenienti dai villaggi di Tuba e Maghayir al Abeed arrivano e tornano da scuola accompagnati dall’esercito israeliano. Anche il primo giorno di scuola la scorta militare è arrivata in ritardo: 5 bambini, di età compresa dai 6 ai 16 anni, sono stati costretti ad attendere per un’ora in un luogo pericoloso, nei pressi dell’avamposto illegale israeliano di Havat Ma’on. I coloni di questo avamposto, nello scorso anno scolastico, hanno usato violenza contro i bambini per 5 volte durante il tragitto verso la scuola. I volontari di Operazione Colomba che stavano raggiungendo i bambini per aspettare i soldati con loro, sono stati bloccati dai coloni israeliani e sono stati costretti a prendere una strada più lunga. Durante il viaggio di ritorno i volontari sono stati inseguiti dagli stessi coloni. Nell’anno scolastico 2015/2016 i bambini di Tuba e Maghayir al A

Jonathan : Avigdor Lieberman vuole dividere i Palestinesi in buoni e cattivi

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Israele e il codice a colori per i palestinesi Jonathan Cook Israele e il codice a colori per i palestinesi Lanciato questo mese, quando gran parte del mondo era in vacanza, il piano di Avigdor Lieberman per i palestinesi – che riorganizza l’occupazione israeliana – ha ricevuto minor attenzione del dovuto. Ministro della difesa da maggio, Lieberman è stato preso dal prurito di accelerare l’annessione furtiva della West Bank da parte di Israele. Il suo piano di “bastone e carota” ha tre componenti. Innanzitutto egli intende estromettere l’Autorità Palestinese (PA) a favore di una nuova dirigenza locale di “notabili” selezionati da Israele. Preferendo “tagliar fuori gli intermediari”, nelle sue parole, egli aprirà un dialogo con palestinesi presunti più responsabili: uomini d’affari, accademici e sindaci. Poi egli ha creato una nuova unità di comunicazione che parlerà in arabo dir

“Il giardino degli ulivi” di Deborah Rohan - Arabpress

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      “Il giardino degli ulivi” di Deborah Rohan - Arabpress “Il giardino degli ulivi” di Deborah Rohan - Hamzi e sua figlia Ruba atterrano all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e si dirigono in macchina verso Akka, la città da cui l'uomo manca dal 1948, quando arabpress.eu Hamzi e sua figlia Ruba atterrano all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv e si dirigono in macchina verso Akka, la città da cui l’uomo manca dal 1948, quando esule si trasferisce con la famiglia in Libano e poi da lì negli Stati Uniti d’America. Parte da qui la storia narrata ne “Il giardino degli ulivi” dell’americana Deborah Rohan, romanzo che attraverso le vicende della famiglia Moghrabi ripercorre le tappe principali della storia della Palestina, dalla prima guerra mondiale, al protettorato britannico, all’arrivo dei primi coloni ebrei fino agli anni della Nakba . Nel viaggio che da Tel Aviv li porterà ad Akka, Ruba chiede

Lieberman: giornalisti nemici dei soldati che combattono i terroristi

Per i politici la colpa è sempre dei giornalisti. E anche il ministro israeliano della difesa, Avigdor Lieberman, si è aggiunto all’elenco di chi punta l’indice contro i media. A suo dire i giornalisti israeliani (facendo il loro lavoro) impedirebbero ai soldati di svolgere i loro compiti, instillando in loro il timore che potrebbero essere giudicati per quanto fanno nei Territori palestinesi occupati. «Mi aspetto che la stampa lavori sodo per rafforzare la capacità deterrente di Israele contro i nostri nemici e per non scoraggiare i nostri soldati dal combattere i terroristi», ha detto il ministro due giorni fa. Parole che avevano un fine preciso. Lieberman infatti ha deciso di scendere in campo in difesa dei due soldati finiti sotto i riflettori per aver ucciso due palestinesi che non rappresentavano alcun pericolo. Il primo, il sergente Elor Azaria, è sotto processo per aver sparato, lo scorso marzo a Hebron, a sangue freddo alla testa di un giovane palestinese che p

Gerusalemme, cristiani e musulmani uniti dalla musica

Articolo cristina uguccioni Gerusalemme «La musica è capace di edificare e nutrire legami felici tra persone che, per origine e appartenenza religiosa, sono o si percepiscono estranei e distanti, talvolta persino nemici. La musica tesse collaborazioni e complicità impensate. È ciò che sperimento quotidianamente». Sono parole di David Grenier, canadese, 39 anni, francescano: da due anni dirige l’Istituto Magnificat, scuola di musica della Custodia di Terra Santa situata a Gerusalemme, nella Città Vecchia, presso il convento di San Salvatore. A fondarla, nel 1995, fu l’organista del Santo Sepolcro, il musicista padre Armando Pierucci, che cominciò a dare lezione a minuscolo gruppo di ragazzi su un vecchio pianoforte che giaceva inutilizzato in convento. Oggi la scuola, che è possibile frequentare dai 4-5 anni d’età, ha 200 studenti cristiani e musulmani. Gli insegnanti sono 23: alcuni cristiani, la maggioranza ebrei. S

Ambasciatore curdo: Il mio popolo è stato usato e abbandonato dagli Usa

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          SIRIA - TURCHIA Ambasciatore curdo: Il mio popolo è stato usato e abbandonato dagli Usa Continua l’offensiva turca in territorio siriano, oltre 50 carri armati oltreconfine. Ankara parla di “25 terroristi curdi uccisi”. Attivisti pro-diritti umani ribattono:… Di AsiaNews.it Continua l’offensiva turca in territorio siriano, oltre 50 carri armati oltreconfine. Ankara parla di “25 terroristi curdi uccisi”. Attivisti pro-diritti umani ribattono: vittime civili. In Cina a margine del G20 faccia a faccia fra Erdogan e Obama. Saywan S. Barzani: "In Medio oriente vivono guerre di procura, serve accordo fra Washington e Mosca". Membej (AsiaNews) - Gli Stati Uniti “hanno usato i curdi” e poi “li hanno abbandonati” come è già successo in passato, sono eventi “che si trascinano ormai da un secolo”. È quanto denuncia ad AsiaNews Saywan S. Barzani, ambasciatore i

Massimo Borghesi : Se l’Isis ha paura di un Papa che dialoga con l’Islam

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Se l’Isis ha paura di un Papa che dialoga con l’Islam www.lastampa.it La copertina della rivista Dabiq urla il suo titolo: “Rompi la croce” 31/08/2016 massimo borghesi ROMA Questo Papa è troppo dialogante con l’Islam, troppo cedevole. Da mesi il fronte duro dei cattolici anti-Bergoglio martella con insistenza, nella galassia dei blog, contro Francesco. Il Papa non avrebbe il coraggio di dire chiaro e tondo chi è l’avversario principale della fede cristiana in questo momento storico: l’Islam. Non parlerebbe di Asia Bibi, né delle innumerevoli vittime dell’Isis, dei cristiani perseguitati nei Paesi a maggioranza islamica. Questa accusa di ignavia portata al Pontefice è, in realtà, un pretesto con cui lo si vuole colpire. Come ogni analista serio può documentare, il rifiuto di Francesco di criminalizzare l’Islam, di andare alla guerra santa dell’Occidente “cristiano” contro di esso, è l

Cartina : Tutte le lobby del Medio Oriente a Washington

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MAB on Twitter “Interesting @AlMonitor series tracking Middle Eastern countries and their 💰 lobbying in DC https://t.co/B3BP4wExe6 ” twitter.com/MiriamABerger/…

Bradley Burston: Non chiamiamo il razzismo 'pro-Israele'.Chiamiamolo per ciò che è:disgustoso

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Sintesi personale Non più. E 'ora di smettere di fingere che il razzismo possa essere buono per gli ebrei nella pratica e  nella propaganda. E 'ora di smettere di ingannare noi stessi: non c'è alcun beneficio ragionevole per Israele nel praticare il razzismo contro i palestinesi, sia nelle politiche palesemente discriminatorie a Gerusalemme Est e in Cisgiordania sia nell'aspetto meno evidente, ma profondamente sentito della disuguaglianza ufficiale verso i cittadini palestinesi di Israele. E 'tempo di  chiamare  le voci "pro-Israele" che "difendono" Israele demonizzando e disumanizzando i Palestinesi  come popolo, come società, nel suo insieme e come individui per quello che è : disgustoso E' il momento di alzarsi e rispondere ai fanatici dei social media che, nel comfort e nell' isolamento delle loro poltrone nella periferia del Nord America, non hanno mai incontrato un palestinese  Descrivono que

Bradley Burston : Racism-as-Zionism. Don't Call It 'pro-Israel.' Call It What It Is: Disgusting

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          Racism-as-Zionism. Don't call it 'pro-Israel.' Call it what it is: Disgusting - Opinion It's time to stop pretending that racism can ever be good for the Jews. www.haaretz.com       No more. It's time to stop pretending that racism can ever be good for the Jews. Not in practice, and not in propaganda. It's time to stop fooling ourselves that there's any reasonable benefit for Israel in practicing racism against Palestinians, whether in flagrantly discriminatory policies in East Jerusalem and the West Bank, or in less obvious but still keenly felt official inequality toward Palestinian citizens of Israel. It's time, as well, to call out "Pro-Israel" voices who "defend" Israel by demonizing and dehumanizing Palestinians as a people, as a society, as a whole and as individuals. It's time we called racism-as-Zionism what it is: Di

Israele -Palestina : Rapporto Ocha della settimana 16 – 22 agosto

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Rapporto Ocha della settimana 16 – 22 agosto TOPICS: Cisgiordania demolizioni Striscia di Gaza IDF area C acqua scontri agosto 29, 2016 Scontri armati tra forze di sicurezza palestinesi e civili palestinesi, verificatisi il 18 agosto nella città di Nablus, hanno causato la morte di cinque uomini, tra cui due membri delle forze di sicurezza; altre venti persone hanno subìto lesioni provocate da inalazione di gas lacrimogeno. Gli scontri sono scoppiati nel corso di una operazione di ricerca-arresto che, da quanto riferito, intendeva accertare il possesso illegale di armi. Due uomini, sospettati di aver aperto il fuoco contro le forze di sicurezza, sono stati successivamente arrestati. Il 21 agosto, nella Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha effettuato decine di attacchi aerei e sparato colpi di carro armato contro centri di addestramento militare e strutture, causando il ferimento di quattro palestinesi, due dei quali c