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Misna : MISSILI SU ALEPPO, ANCORA CIVILI TRA LE VITTIME

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Dopo gli attentati di Damasco, ieri, oggi è stata la popolazione di Aleppo a pagare le conseguenze del conflitto in corso in Siria. Secondo informazioni riferite da fonti vicine all’opposizione, tre missili terra-terra hanno colpito l’area residenziale di Tariq al Bab, nell’est della città, causando la morte di almeno 12 civili, tra cui alcuni minori. Il bilancio deve tener conto di una cinquantina di feriti e resta ancora provvisorio perché i soccorritori stanno scavando tra le macerie delle abitazioni colpite e perché alcuni feriti versano in condizioni critiche. Intanto, il governo ha diffuso un bilancio dell’attentato che ieri ha colpito il quartiere di Mezraa, a Damasco, non lontano da un posto di blocco militare ma anche da una scuola in quel momento affollata di bambini e da un ospedale. Secondo questo bilancio le vittime sono 53 civili mentre altri 235 sono rimasti feriti. In un comunicato, l’inviato di Onu e Lega araba, Lakhdar Brahimi, ha invece parlato di

Prigioniero palestinese muore in carcere in Israele. Prove di tortura

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  Funzionari palestinesi chiedono un'inchiesta internazionale per la morte  di Arafat Jaradat, un palestinese di 30 anni residente in  un villaggio nei pressi di Hebron  e  morto oggi in un carcere israeliano. Jaradat lascia la moglie incinta e 2 bambini. Secondo la sua famiglia è stato arrestato qualche giorno fa con l'accusa di essere un membro di una cellula di Fatah e immediatamente trasferito nel carcere Majido .Non soffriva di alcuna malattia pregressa . Reuters    : Funzionari palestinesi  hanno  chiesto un'inchiesta internazionale per la   morte di un detenuto palestinese avvenuta  in un carcere israeliano  qualche  ora fa .  "La nostra informazione è che Jaradat era sotto  interrogatorio  e poi è morto. Pertanto chiediamo un'indagine internazionale sulla sua morte che potrebbe essere il risultato di torture".  La morte di Jaradat aviene  nel corso di una settimana di manifestazioni  di  solidarietà con lo sciopero della fame dei det

Israele, la Palestina e gli Oscar

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Israele, la Palestina e gli Oscar Di Amy Goodman 23 febbraio 2013 La cerimonia dei Premi Oscar quest’anno farà la  storia con la prima candidatura in assoluto di un film documentario fatto da un palestinese. “5 Broken Cameras (“5 videocamere distrutte”) è stato filmato e diretto da Emad Burnat, che risiede nella città di Bil’in situata nella Cisgiordania palestinese occupata, insieme al suo socio israeliano, il regista  Guy Davidi. Che cosa indossa un contadino palestinese sul tappeto rosso di Hollywood? Stavano quasi impedendoci di saperlo, dato che Burnat, sua moglie e suo figlio di 8 anni sono stati trattenuti all’aeroporto internazionale di Los Angeles e minacciati di espulsione. Malgrado l’invito ufficiale che Emad aveva dall’Accademia delle arti e delle scienze  cinematografiche come regista candidato all’Oscar, ci è voluto l’intervento del documentarista vincitore di un Oscar, Michael Moore, che ora fa parte della Commissione Accademica dei Gov

Gisha : come e quando è stata concepita la politica israeliana di separazione di Gaza

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   SINTESI PERSONALE Ogni anno l' Istituto per gli studi sulla sicurezza nazionale (INSS) pubblica  “ Strategic Survey for Israel ”(1), una raccolta di saggi di analisi sulla situazione politica e problemi di sicurezza di Israele. L'edizione di quest'anno include un saggio di Anat Kurtz e Udi Dekel dal titolo "  La necessità di nuovi paradigmi ", che tocca un tema che è stato al vertice dell'agenda Gisha nel corso dell'anno passato : la politica di separazione . L'anno scorso  abbiamo pubblicato un foglio informativo sulla politica di separazione , anche  se  non vi sono prove di una risoluzione  o dicharazione ufficiale  del governo che autorizza tale  scelta, tuttavia la politica è reale e ha gravi conseguenze per la vita dei residenti palestinesi sia nella Striscia di Gaza  che  in Cisgiordania.Il saggio di Kurtz e Dekel è il primo che tratta  espressamente questa opzione  e lo colloca in un contesto storico. Gli autori sostengono c

EX AMBASCIATORE ISRAELIANO: "PRESIDENTE OBAMA, NON VENGA A FARE UNA VISITA DI CORTESIA : IL RISCHIO IN ISRAELE E' L'APARTHEID"

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da Nima Shirazi il 22 FEBBRAIO 2013 13   SINTESI PERSONALE Sulla scia dei   commenti recentemente riemersi da parte di Chuck Hagel ,durante un discorso nel 2010 alla Rutgers University,  concernente  il rischio che corre Israele di "divenire uno stato di apartheid se non permette ai palestinesi di formare uno stato," The Times of Israe l ha riferito le  dichiarazioni di un ex funzionario israeliano. Alon Lie l, ex direttore generale del ministero degli Esteri israeliano ed ex-ambasciatore in Sud Africa, ha detto  il 20 febbraio:  "Nella situazione che esiste oggi, fino a  quando  uno stato palestinese non sarà creato, noi siamo in realtà uno solo stato. Questo stato congiunto - nella speranza che lo status quo sia temporaneo - è uno Stato di apartheid ". Liel, parlando a Gerusalemme in una conferenza dedicata a  questo argomento, è stato schietto e risoluto nella sua valutazione delle politiche attuali di Israele e della  continua occupazi

Non abbiamo piu' lacrime - Mario SALIS Video

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Marocco: restaurata sinagoga a Fez, ''Segno della nostra tolleranza''

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   1ASCA-AFP) - Fez (Marocco) Il re del Marocco Mohammed VI ha salutato oggi la conclusione dei lavori di restauro della sinagoga della citta' di Fez, sottolineando la ''diversita''' e la ''tolleranza'' del suo paese. I due anni di lavoro per il restauro del luogo di culto ebraico di Slat Alfassiyine e' ''una eloquente testimonianza della integrita' spirituale e della diversita' del regno del Marocco e del suo patrimonio'', ha detto il re in un messaggio letto dal primo ministro islamista Abdelilah Benkirane, alla presenza del presidente del Parlamento tedesco, Norbert Lammert, il cui paese ha finanziaro in parte i lavori. ''Le tradizioni secolari della civilizzazione del Marocco traggono la loro essenza dal fatto che i marocchini sono profondamente legati a valori come la coesistenza, la tolleranza e l'armonia fra le diverse componenti della nazione'', ha aggiunto

CISGIORDANIA Lampi di terza Intifada : foto

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  Lampi di terza Intifada   A Gerusalemme, Ramallah, Hebron, Nabi Saleh e altre località. Cresce nelle dimensioni e nei contenuti la protesta popolare palestinese contro l'occupazione, innescata dagli scioperi della fame osservati dai prigionieri politici nelle carceri israeliane. Manifestazioni e raduni che raccontano la rabbia e la frustrazione che covano sotto quella calma apparente che da tempo regna in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Allo stesso tempo sono anche il segnale più limpido del crescente protagonismo dei comitati popolari palestinesi. Dai villaggi agricoli, lungo il Muro israeliano in Cisgiordania, la lotta non violenta si sta trasferendo a ridosso dei centri urbani e dei campi profughi. Le iniziative si moltiplicano, a cominciare dalla creazione di «avamposti palestinesi» nelle aree che Israele ha destinato all'espansione delle colonie. Sono enormi le potenzialità di questo movimento. Lo hanno capito i comandi militari israeliani, che ieri hanno schie