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Carlo Strenger : Netanyahu deve fermare l'uso politico della Shoah

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Sintesi personale  L'Olocausto è uno degli episodi più terribili dell'umanità , il più grande orrore che abbia colpito il popolo ebraico. Va ricordato e deve essere studiato.L' Olocausto non deve, in alcun modo, essere utilizzato per scopi politici.   Mai e da nessuno.   E 'ora che Benjamin Netanyahu  smetta  di usare l'Olocausto come una carta vincente per fini politici. I n questo modo svilisce la Shoah  e ne  distorce il giudizio storico e politico. La scorsa settimana il mondo ha celebrato il settantesimo anniversario della conferenza di Wannsee dove  la soluzione finale della questione ebraica è stata formalmente decisa.    Questa la  reazione di Netanyahu: "Il governo israeliano ha il diritto, il dovere , la capacità di impedire l'eliminazione del popolo ebraico e dello  Stato ebraico .... La volontà di distruggere il popolo ebraico non è cambiata. Quello che è cambiato è la nostra capacità di difendere noi stessi e la nostra deter

Akiva Eldar :Netanyahu o Feiglin, il futuro di Israele sembra ancora buio

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  Sintesi personale Moshe Feiglin se non fosse esistito, Benjamin Netanyahu sarebbe stato costretto a inventarlo . Come sarebbe l'unica democrazia in Medio Oriente  se il suo leader, il Primo Ministro Netanyahu, avesse gareggiato da solo  per la leadership della Likud? Dopo tutto, cosa diciamo qui circa i paesi vicini in cui  i leader sono eletti  con il 90 al 95 per cento del sostegno degli "elettori '" ? Il fattore più importante è che le primarie della Likud sono considerate  in Israele e in tutto il mondo come una gara tra uno statista pragmatico e un leader  messianico .  Le parole pronunciate da Feiglin : "Uccidono mentre costruiamo," alla shiva  della famiglia Fogel sembrano  politicamente corrette. La differenza tra Netanyahu e Feiglin risiede principalmente nel tono. I loro discorsi, per quanto riguarda il conflitto con i palestinesi,traggono ispirazione dalle stesse fonti.  Netanyahu  nel  21 ° si è ispirato  alla Grande Terra d'Israele

Il 2012 visto da HRW: "è tempo di abbandonare gli autocrati e abbracciare i diritti"

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  L’enciclopedico rapporto pubblicato ogni anno da Human Rights Watch, summa del monitoraggio dei diritti umani nel mondo nell’anno appena trascorso, stavolta si apre con un’introduzione sulla Primavera Araba. Evidentemente i fatti mediorientali e nordafricani sono stati straordinari non solo da punto di vista politico, ma anche da quello del rispetto dei diritti dell’uomo.   Maria Letizia Perugini Ogni anno l’americana Human Rights Watch pubblica un rapporto sull’attività svolta nel corso dell’anno trascorso, una sorta di rapporto riassuntivo sullo stato dei diritti umani nei 90 paesi esaminati. Nell'introduzione a firma di Kenneth Roth, direttore esecutivo dell’organizzazione, si afferma che dopo quanto accaduto nel 2011 è giunto il tempo di: “abbandonare gli autocrati e abbracciare i diritti”. Fin dalle prime battute infatti si sente forte il dito puntato contro i governi occidentali che, scrive Roth, hanno attuato in questi anni nei confronti del Medio Oriente una politica di

VIDEO GAZA: VITA NELLA “BUFFER ZONE”, IL CASO DI NASSER ABU SAID

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Questo agricoltore palestinese aveva il «torto» di abitare con la sua famiglia in una casa situata nella zona di “interdetta” imposta da Israele all’interno di Gaza. Sua moglie Naama è stata uccisa dal fuoco israeliano, la casa in gran parte distrutta. Gaza, 30 gennaio 2012, Nena News – Siamo nella Striscia di Gaza ma tutto ricorda la Svizzera. Una distesa verde, alberata, con mucche e pecore che pascolano tranquille. Così appare agli occhi del visitatore il territorio orientale di Gaza, a ridosso del confine con Israele. E’ la parte fertile, coltivabile, della Striscia che, invece, scendendo verso la costa appare arida e sabbiosa. E’ un tesoro prezioso per l’economia povera di questo martoriato lembo di terra ma i palestinesi non vi hanno accesso. Israele, dopo l’offensiva «Piombo fuso» (dicembre 2008-gennaio 2009, 1.400 palestinesi uccisi) ha dichiarato la fascia di territorio di Gaza che corre lungo il confine, fino ad una ampiezza che arriva ad alcune centinaia di metri, una «

Paola Caridi(inviseblearabs) :L’incontro di Amman. E la trasformazione di Hamas

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Se dovessi – per l’ennesima volta – aggiornare il mio libro su Hamas, l’incontro di domenica dell’intero gruppo dirigente all’estero di Hamas con il re giordano Abdallah II meriterebbe qualche riga. E le ragioni sono numerose. Intanto, per un motivo di cronaca: Khaled Meshaal non aveva incontri ufficiali in Giordania da quando era stato espulso dal paese assieme al quartier generale del movimento islamista alla fine degli anni Novanta. Per la Giordania che aveva firmato qualche anno prima la pace con Israele, la presenza di Hamas nel pieno del periodo in cui compiva attacchi terroristici nelle città israeliane era troppo imbarazzante per il regno hashemita. E poi nel 1997 Meshaal era scampato a un attentato del Mossad proprio ad Amman, provocando una vera e proprio crisi tra re Hussein e l’allora premier Benjamin Netanyahu (la racconta, con la solita maestria, Avi Shlaim nella suo biografia del monarca giordano). Meshaal, dunque, è tornato in Giordania. Vi aveva già messo piede, negli

appello : dalla società civile l'iniziativa "un 2012 di pace per l'Iraq"

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Riceviamo l'appello di un gruppo di attivisti, accademici, educatori, giornalisti e rappresentanti di molte organizzazioni irachene, uniti per lanciare un'iniziativa per la pacificazione del paese e scongiurare una guerra civile.   "Il nostro obiettivo - spiegano gli attivisti - è quello di invitare al perdono e alla comprensione reciproca per una convivenza senza violenza. Solo in questo modo riusciremo a trasformare il 2012 in un anno di pace". "Con questa iniziativa vogliamo porre fine a quelle pratiche che incoraggiano l'odio tra la gente. Condanniamo quindi tutte le dichiarazioni politiche che incoraggiano la violenza in qualsiasi forma, e facciamo appello a tutte le autorità perché adottino e sostengano la nostra iniziativa". "A tal fine - proseguono i rappresentanti della società civile - chiediamo un sistema giudiziario indipendente e rispettoso della legge, così come il supporto dei media, che devono essere dei  partner  chiave nel promuove

Gideon Levy: Dio governa Israele nel 2012 e gli Israeliani pensano di essere il popolo eletto

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Sintesi personale Dio esiste. L'ottanta per cento degli ebrei israeliani non può sbagliare. Ed è proprio per questo dobbiamo dire: Dio proteggici  dai risultati del sondaggio (condotto dal Centro Guttman Israel Democracy Institute for Surveys e Avi Chai Foundation). Il settanta per cento degli intervistati ha dichiarato di ritenere che  gli ebrei sono il popolo eletto. Israele  non è  quello che il mondo pensa.   La  società  israeliana non è laica, non è liberale e non è illuminata .  Il sondaggio era libero , dubito  che l'80 per cento degli iraniani avrebbe risposto  che credevano in Dio, dubito che  in  qualche altra nazione libera del pianeta, con la possibile eccezione degli americani, il risultato sarebbe stato lo stesso .   Ma non c'è sicuramente nessun altra nazione del pianeta che è così sicura,  nella sua arrogante certezza, di essere stata scelta tra  tutte le  altre nazioni e di essere superiore. I risultati di questo sondaggio  sono la chiave più importante pe

Amira Hass: Quando c’erano i sentimenti

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26 gennaio 2012   18.13 Nell’oceano di cattive notizie in cui annego ogni giorno, ho ricevuto un’email sorprendente: “Per favore, ci aiuti a trovare un palestinese che vive a Rafah. Lavorava nell’azienda agricola di mio suocero, nel sud di Israele. Era considerato uno della famiglia, ma da quando, circa dieci anni fa, agli abitanti di Gaza è stato vietato di entrare in Israele, ha smesso di venire da noi e abbiamo perso i contatti. Vogliamo fare una sorpresa a mio suocero, ma non siamo sicuri che contattare il nostro amico sia permesso dall’esercito”. Ho risposto che non esiste alcun divieto di mantenere i contatti con gli amici (almeno per ora) e ho promesso che avrei cercato di aiutarli. E poi mi sono commossa. Nel disprezzo generalizzato per i palestinesi, ci sono ancora israeliani con sentimenti diversi. Ma c’era qualcos’altro, in quella lettera, che mi commuoveva profondamente. Forse era la nostalgia di com’era l’occupazione prima della separazione forzata tra i due popoli, qu

Comunicato congiunto sull’incontro bilaterale tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina per l’elaborazione di un accordo

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  In seguito alla ripresa dei negoziati bilaterali tra la Santa Sede e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, un incontro ufficiale ha avuto luogo nella sede del Presidente palestinese a Ramallah il 28 gennaio 2012. I colloqui sono stati co-presieduti da mons. Ettore Balestrero, Sotto-Segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati e dal ministro Ziad Al-Bandak, consulente del presidente dell’Autorità Palestinese per i rapporti con i cristiani. La parte Palestinese ha consegnato alla delegazione della Santa Sede una risposta alla bozza di accordo proposta dalla Santa Sede in un incontro precedente, e i colloqui hanno avuto luogo in un’atmosfera positiva per rafforzare ulteriormente le relazioni speciali tra le due parti. Le delegazioni si sono accordate per costituire gruppi tecnici per continuare il lavoro sulla base della bozza, in vista di una sessione plenaria nella Città del Vaticano, prevista in un prossimo futuro.La delegazione della Santa Sede era com

Israele vieta il tour delle scuole organizzato da" Rompiamo il silenzio"a Hebron

  La occupazione dei Territori vista anche attraverso gli occhi critici di ex-militari, membri del gruppo radicale di sinistra 'Shovrim-Shtika' (Rompiamo il silenzio): questo era uno degli obiettivi che si e' prefisso un liceo di Gerusalemme nell'organizzare per oggi una visita di allievi a Hebron (Cisgiordania), uno dei tradizionali punti di maggior attrito fra israeliani e palestinesi. Ma la vistosa anticipazione della iniziativa su Haaretz, stamane, ha immediatamente scatenato una reazione a catena in seguito alla quale il liceo ha dovuto rinviarne la realizzazione. Il liceo 'Leiad'a' ('Vicino all'Universita' ') ha fama di essere molto innovativo ed avanzato. Di fronte alla politica del ministero dell'istruzione di condurre scolaresche a Hebron in quanto 'Citta' dei Patriarchi' dell'ebraismo (Abramo, Isacco e Giacobbe - ndr), gli educatori del Liceo hanno pensato che per completezza sarebbe stato utile sentire anc

Israele sta usando l'Iran per aggirare i colloqui di pace in Medio Oriente

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Sintesi personale Il  Quartetto ha intimato  a Israele e ai palestinesi  di definire,entro il  26 gennaio, la loro posizione per quanto concerne la sicurezza e i confini. Nessuna concreta risposta è stata data e il Piano sta per essere relegato nel  cimitero della storia . La  proposta del  Primo Ministro Benjamin Netanyahu, presentato la scorsa settimana attraverso il suo inviato Isaac Molho  in Giordania ,costituisce  un chiaro tentativo di scaricare  sui palestinesi  la responsabilità per il fallimento dei negoziati . Netanyahu dovrebbe sapere che il suo rifiuto di presentare una mappa basata sui confini  del 4 giugno 1967 è una ricetta infallibile per congelare  i  negoziati.  Qualsiasi persona razionale capisce che una proposta inferiore per qualità a quella presentata  da Ehud Barak e Ehud Olmert è destinata  al fallimento diplomatico . Ma è preoccupante che il processo diplomatico, il cui scopo è quello di garantire l'esistenza stessa di Israele come stato ebraico e democra

Caro Iran ti scrivo Una giovane iraniana, come tante, guarda con ansia al futuro, tra libertà negate e rifiuto della guerra

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Caro Iran ti scrivo Shirin Danesh Il mio primo ricordo che ho dell’Iran è l’immagine dei funerali di Khomeini alla tv, era l’estate del 89 e noi bambini in quel clima di isteria collettiva cercavamo di passare un’estate di giochi d’infanzia. Gli anni successivi sono trascorsi senza consapevolezza di quello che accadeva, tra la scuola femminile e l’adolescenza vissuta tra le mura di casa. Non ricordo il momento esatto nel quale ho iniziato a prendere coscienza ed essere socialmente attiva, forse era il primo periodo Khatami. Gli amici che ho avuto a Teheran, o sono partiti per studiare all’estero oppure sono rimasti o forse meglio resistono in Iran, siamo disgregati e sparsi nel mondo. Ma c’è una cosa che ci accomuna, quello di svegliarci la mattina e leggere le brutte notizie sull’Iran che si susseguono. Oggi non voglio nascondere le mie preoccupazioni e non voglio scappare dai pensieri che occupano la mia vita di iraniana. Siamo agli sgoccioli, ormai è arrivato il momento