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CRISTIANI E MUSULMANI? Rimbocchiamoci le maniche

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Giovani di entrambe le religioni volontari insieme a Milano in due mense per i poveri     Giovani cristiani e musulmani insieme. Non per fare grandi discorsi sul dialogo, ma per provare a mettersi al servizio di chi più ha bisogno nelle nostre città. Con gesti semplici come dare una mano con i vassoi o pulire i tavoli. E soprattutto stare tra i poveri come una presenza amica e accogliente presso le mense  dell’Opera San Francesco  in viale Piave e delle Suore Francescane Missionarie di Maria in via Ponzio. Un sabato di volontariato interconfessionale chiamato «Cristiani e musulmani? Rimbocchiamoci le maniche», organizzato insieme dalla rivista del  Pime Mondo e Missione  e dalla nostra redazione di Yalla Italia.  Insieme al gruppo proveniente dai cammini di animazione promossi dal Centro missionario Pime di Milano, c’è una musulmana come Imane, originaria del Marocco, e suo fratellino Hamza. Ma anche l’egiziana Rania, mamma di tre figli e sposata con un italiano. Salwa detta Sabrina,

29 Novembre: Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese

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Con la risoluzione 32/40b, nel 1977 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite istituisce la Giornata internazionale di solidarietà con la popolazione palestinese, da celebrarsi il 29 novembre di ogni anno, in ricordo del 1947, data in cui l’Onu approva il piano di spartizione della Palestina storica in due Stati: uno ebraico, l’altro palestinese. Dei due, solo uno ha visto la luce ed è internazionalmente riconosciuto.    di  Cecilia Dalla Negra Due Stati per due popoli. La Gran Bretagna, per uscire dall’ empasse  in cui si è infilata con le sue stesse mani, adotta questo concetto di base nel febbraio del 1947 quando, in un contesto regionale sempre più complesso, decide di rimettere il proprio mandato sulla Palestina storica alle Nazioni Unite. Alza le mani in segno di resa, non prima di aver segnato la storia con una serie di colpevoli errori - avviati nel 1917 con la Dichiazione Balfour - e affida alle neonate Nazioni Unite il compito di sciogliere quella matassa che è di

Razzi dal Libano su Israele, che risponde con l'artiglieria

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    Razzi dal Libano su Israele, che risponde con l'artiglieria Quattro razzi Katyusha sono stati sparati nella notte dal sud del Libano contro il nord d' Israele , provocando danni ma nessuna vittima. L'esercito israeliano ha parlato di "grave incidente", aggiungendo di ritenerne responsabile il governo libanese che non è riuscito a impedirlo. L'artiglieria israeliana ha risposto sparando diversi razzi contro l'area dalla quale è partito l'attacco, nella zona di Ayta Shaab . Anche in questo caso, nessuna vittima, solo danni materiali. I Katyusha si sono abbattuti nel nord della Galilea , nei villaggi di Netùah e Ber'init , poco dopo la mezzanotte. Uno dei quattro missili ha colpito un deposito di gas provocando un incendio che i pompieri hanno dovuto combattere per ore, un altro ha devastato un pollaio . Un portavoce militare a Tel Aviv ha sottolineato che si tratta dei primi missili sparati dal Libano dall'ottobre 2009 . I servizi di sic

Task force mondiale prepara in segreto intervento in Siria

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Un gruppo di ufficiali della Nato e di Paesi del Golfo Persico ha istituito una task force segreta a Iskenderun, nella provincia turca di Hatay, per preparare la creazione di corridoi umanitari nella confinante Siria.   E' quanto scrive Debkafile, sito vicino all'intelligence israeliana, secondo cui un intervento occidentale ed arabo nel Paese di Bashar al-Assad "e' in stato di avanzata pianificazione operativa". Nonostante la presenza di Stati Uniti, Francia, Canada, Qatar e Emirati Arabi Uniti, con i funzionari turchi a fare da spalla, il gruppo ritrovatosi in segreto non rappresenta in alcun modo la Nato, bensi' si identifica come "unita' auto-designata incaricata di monitorare la situazione". A Istanbul, nel frattempo il ministro turco degli Esteri Ahmet Davutoglu ha annunciato che sebbene il suo governo auspichi una conclusione pacifica alla crisi internazionale e speri che un intervento militare non si renda necessario, il suo paese "

Palestina: storie che meriterebbero di essere raccontate Video

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Quando si parla di Palestina la memoria si muove automaticamente verso le immagini della West Bank occupata e della martoriata Striscia di Gaza, ormai sempre più relegate a ultima notizia, per poi tornare in auge ed essere strumentalizzate quando l’eclatante può muovere i consumatori. Gerusalemme non merita neanche questo: semplicemente non esiste. di Simone Ogno La “Città Santa” è da decenni la meta agognata dell’occupazione israeliana, tanto da considerarla “unificata” dopo il 1967, come se la popolazione palestinese non esistesse, come se la spartizione sancita dagli accordi fosse un 'fastidio' passeggero. Ci sono poi i continui sgomberi forzati delle famiglie palestinesi dalle loro abitazioni. Di questo si occupa “ Home Front – Portraits from Sheikh Jarrah ”.  Lanciato il 12 ottobre, Home Front è il terzo prodotto della  JustVision , progetto visivo sorto nel 2003 e volto a dare risalto alla società civile palestinese e a quegli israeliani che si oppongono all

L’intervista di re Abdullah – Lettura da un punto di vista giordano

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Original Version:  قراءة من زاوية أردنية            L’affermazione di re Abdullah II di Giordania – in un’intervista alla BBC – che egli si dimetterebbe, se fosse al posto del presidente siriano Assad, ha delle implicazioni per lo stesso contesto giordano, che non sono state sufficientemente messe in luce – scrive la giornalista e attivista Toujan Faisal *** Riguardo alle reazioni locali a ciò che ha dichiarato re Abdullah II, nel corso della sua intervista alla BBC, sono interessanti due cose: la prima è che la reazione popolare si è limitata a sostenere o a rifiutare l’invito a dimettersi rivolto dal re al presidente siriano Bashar al-Assad, ovvero quella parte del discorso del re che riguarda la Siria e i siriani, e trascura completamente ciò che interessa la Giordania e i giordani. La seconda è la reazione ufficiale alle parole del re, equivalente all’imposizione di una tutela sul popolo e sulle sue menti, e addirittura sul re stesso. La mobilitazione ufficiale ha cominciato con l

Roma : Escrementi e svastiche al ristorante ebraico . Vergogna

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I l proprietario: colpito sette volte in cinque mesi. Escrementi e frutta gettati davanti all’entrata del ristorante kosher di Monteverde Vecchio. Il locale «Barrilli 66» finisce nel mirino di un gruppo ignoto di estremisti. L’ultimo episodio sabato scorso. Quando Simone Efrati, proprietario del ristorante, è andato nel tardo pomeriggio ad aprire i lucchetti, ha trovato sulle sue vetrine una pioggia di cachi. E per l’ennesima volta ha dovuto prendere straccio e sapone per ripulire il locale dall’atto vandalico. È almeno la settima volta che succede dall’estate scorsa. «Da cinque mesi – racconta Efrati – mi hanno preso di mira. Ho chiesto aiuto al commissariato di polizia di Monteverde, dove ho fatto denuncia e ci sono delle indagini in corso. La prima volta che ho subito il primo torto, ho trovato una secchiata di escrementi sulla porta d’entrata. Non avrei mai pensato che potessero ancora succedere cose del genere». Pochi giorni dopo il primo atto vandalico, la storia si è ripu

OWS: solidarietà all’Egitto . Appello urgente dai manifestanti di Piazza Tahrir

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1  Il 22 novembre gli occupanti di piazza Tahrir hanno diffuso un  urgente appello alla solidarietà globale , chiedendo al mondo di: - Occupare/bloccare le ambasciate egiziane in tutto il mondo. Attualmente rappresentano la giunta; rivendicatele al popolo egiziano. - Bloccare i commercianti d’armi.  Non lasciategliele produrre o spedire. - Bloccare la parte del vostro governo che tratta con la giunta egiziana. Il movimento Occupiamo sta rispondendo a quell’appello. Ieri in  centinaia hanno marciato sul Consolato egiziano di New York. A New York City oggi (sabato 26 novembre) una manifestazione di solidarietà all’Egitto inizierà alle 13.00 alla Missione Egiziana (incrocio East 44th e 2nd Avenue) con una marcia alle 16.00. E’ in corso di preparazione anche un’azione per giovedì, 1° dicembre, di fronte a una fabbrica di gas lacrimogeno a Jamestown, Pennsylvania, che ha fornito la giunta militare egiziana. I partecipanti agli accampamenti Occupiamo di tutta la regione del Nordest si riunir