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Palestina, Fayyad propone ad Hamas un governo di unità nazionale

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    Carlo M. Miele - 24/02/2011 Fonte:  osservatorioiraq [scheda fonte]   Un nuovo governo di unità nazionale, in cui Fatah abbia la responsabilità della sicurezza della Cisgiordania e Hamas quella della striscia di Gaza, e che soprattutto sancisca la riconciliazione tra le due principali fazioni palestinesi.   Ad avanzare la proposta, lunedì, è stato Salam Fayyad, primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese controllata da Fatah.Rivolgendosi ai giornalisti, Fayyad ha dichiarato che “il concetto di sicurezza attuato da Hamas nella striscia di Gaza dovrebbe essere ricondotto all’interno di un accordo ufficiale, perché non è diverso da quello praticato dall’Anp in Cisgiordania”.La via di uscita, secondo il capo del governo di Ramallah, potrebbe essere costituita proprio da un esecutivo in grado di comprendere esponenti di entrambi i partiti palestinesi, in aperto conflitto da oramai quattro anni. Una volta formato, ha chiarito lo stesso Fayyad, “il governo di unità nazionale potr

Paola Caridi da invisiblearabs: Spleen arabo

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Anche stamattina mi sono svegliata, aprendo Facebook, con la litania del burqa (afghano, non arabo, e ancora non l’ho visto indossato da nessuna, nel Mediterraneo), di Al Qaeda, dell’emirato, del califfato, e via elencando. Poi ho visto la rassegna stampa sul Medio Oriente, e mi sono accorta che la litania coinvolge buona parte dei quotidiani italiani… Che tristezza, veramente che tristezza. Agitare gli spauracchi per evitare di vedere cosa sta succedendo nel Nord Africa. Somalia, Afghanistan, chi più ne ha più ne metta: i paragoni con quanto di più caotico possa esistere sul pianeta musulmano vengono propinati a iosa. .La domanda che pongo è una sola: una Somalia non si crea dal nulla, né un Afghanistan, ci vogliono anni, ci vuole fatica, uomini e soldi. E dunque – se questo è il timore – cosa non abbiamo fatto perché questo succedesse (se succederà, ma a me continua a sembrare molto, molto improbabile)? Ci siamo tenuti caro per anni e anni Gheddafi, persino sdoganandolo, compli

Gad Lerner : se l'Italia ha paura del progresso (la rivoluzione araba)

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   Questo articolo è uscito su “La Repubblica”. A più di un mese, ormai, dall’inizio della rivoluzione araba che ridisegna i connotati del bacino mediterraneo in cui siamo immersi, finalmente, a denti stretti, il nostro primo ministro ha pronunciato le parole “vento di libertà”. Nè ha osato ancora riconoscere che dopo quasi 42 anni di dittatura -il doppio di Mussolini!- è ben venuto il tempo che si allontani dal potere quel partner sanguinario cui Berlusconi ha da poco baciato la mano assassina in pubblico. Neanche le cifre di una vera e propria ecatombe in Libia lo hanno indotto a chiedere ufficialmente che Gheddafi sia assicurato a una corte di giustizia internazionale Come mai persiste una simile, vile titubanza, condivisa in forme più discrete da gran parte della classe dirigente italiana? Quale imbarazzante divario morale con la dichiarazione di un eroe della democrazia, Vaclav Havel, che sempre ieri paragonava il 2011 dei rivolgimenti nel Nord Africa al “suo” 1989, quando i moti

Gaza, il giorno della riconciliazione : manifestazione per l'unità. Giovani per l'unità palestinese

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   Tunisia, Egitto, Yemen, Bahrein, Algeria, Libia, con tutto il loro impetuoso scorrere di sangue e di speranza non hanno lasciato certo intaccati gli argini degli animi dei giovani palestinesi di Gaza.  Il fermento è in piena  e traboccherà a breve: il 25 gennaio palestinese sarà il 15 marzo. In vista di questa data infatti, decine di gruppi giovanili stanno lavorando alacremente per scendere in migliaia nelle piazze di Ramallah e di Gaza, in una giornata che è stata battezzata non della collera, ma bensi' della riconciliazione. La lezione impartita in particolare dalla  rivoluzione egiziana  dove forze laiche, musulmane, cristiane e di diverse classi sociali compatte sono riuscite a scacciare un potente dittatore che pareva inchiodato al trono, ha ritemprato l'orgoglio dei giovani gazawi pronti a esplodere in una forte e sensata richiesta di  "End of division" , la fine della divisione fra Fatah e Hamas"Abbiamo scelto il 15 marzo perché per noi palestinesi è

Ilan Papper Una reinterpretazione della Storia d'Israele

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 Conferenza tenuta a Tokyo a   metà marzo e pubblicata su: http://www.dissidentvoice.org/Mar07/gyaku18.htm Viene omessa la parte introduttiva del moderatore e i ringraziamenti di Pappe. Sono nato in Israele e ho avuto un'educazione molto tradizionale e una vita normale tipo quella che si ha in Israele fino a quando ho conseguito il mio diploma di laurea alla Hebrew University, il che avvenne molti anni fa nella metà degli anni settanta. Come tutti gli israeliani conoscevo molto poco della situazione palestinese e avevo incontrato pochissimi palestinesi. Già al liceo, ero uno studente   molto appassionato di storia, sapevo che avrei fatto lo storico; tutto quello che mi veniva insegnato a scuola lo condividevo e non avevo dubbi che ciò che i miei docenti mi insegnavano fosse l'unica verità sul passato. Da quando ho deciso di intraprendere il dottorato fuori Israele la mia vita, sicuramente quella professionale, ma anche quella privata e quella pubblica è cambiata.

Demolizione del villaggio di Amniyr a sud di Hebron

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     Verso le ore 5 del mattino l'esercito israeliano, accompagnato dalla DCO (District Coordinating Office) sono giunti nel villaggio di Amniyr demolendo cinque abitazioni/tenda, due cisterne dell'acqua e quasi tutti gli alberi di ulivo del villaggio. Le demolizioni hanno praticamente lasciato senza casa tre famiglie del villaggio. Quando poi l'esercito si è allontanato le uniche cose rimaste intatte erano una grotta ed un forno taboun per il pane   Secondo le testimonianze degli stessi palestinesi era già da alcuni mesi che i soldati si presentavano portando ordini di demolizione e mappe della zona che collocavano il villaggio in un area che Israele rivendicava come terra di stato, minacciando di demolire il villaggio se non fosse stato abbandonato. Gli abitanti del villaggio di Amniyr hanno riferito ai volontari del CPT che è ormai da anni che subiscono minacce e violenze da parte di coloni e soldati, e che proprio per questo alcuni membri della famiglia Jaboor, c