Post

M.O./ Gaza, un palestinese ucciso da un tank israeliano

Immagine
Gaza City, 27 ott. (Apcom) - Un palestinese è stato ucciso e un altro ferito dai colpi sparati da un tank israeliano nel nord della striscia di Gaza, vicino alla frontiera con Israele. E' quanto si è appreso da fonti palestinesi.Il 20enne Jihad Afana, residente di Jabaliya, a nord della città di Gaza, è stato "ucciso da una granata di un carro armato a est di Jabaliya, nel nord della striscia di Gaza", ha chiarito Adham Abou Selmiya, il portavoce dei servizi sanitari nella striscia di Gaza, controllata dal movimento integralista islamico Hamas. Il braccio armato del movimento fondamentalista della Jihad islamica ha confermato in un comunicato la morte di Jihad Afana, "durante una missione nel nord della striscia di Gaza". La Jihad islamico ha recentemente reso pubblica una decisione di escludere ogni membro dal suo braccio armato che parteciperà a un attacco contro Israele non autorizzato o condotta da un altro gruppo, in particolare della dipendenza salafita

Amira Hass : la canzone di Dio

Immagine
No, non sono a Ramallah. Sono a Gerusalemme. No, non sono a un concerto. Sono in strada”. La persona con cui parlavo al telefono era un po’ confusa ma è facile capire perché.Stavo ascoltando un suonatore di oud a Gerusalemme Ovest. Non ero l’unica persona affascinata da quelle note. C’era anche un vecchio in carrozzella, che ascoltava a occhi chiusi. Il vecchio sembrava avere origini ashkenazite (e quindi la musica araba non era nel suo dna culturale). Per un momento ho sperato che il suonatore fosse arabo, come la musica. Dopotutto Gerusalemme Est non era lontana. Fosse stato palestinese sarebbe stata una piccola vittoria contro il razzismo. Ma dai cd in mostra in strada ho capito che era un ebreo marocchino: il cognome era AbekasisIn un momento di pausa ho cercato di fare due chiacchiere con lui, senza successo. Dalle poche parole che ha pronunciato ho capito però che aveva conservato la corretta pronuncia ebraica. La lingua attuale è stata imposta dagli ebrei ashkenaziti, che non s

ECJC: nuovo corso, dimissioni a catena

Immagine
Dimissioni per i consiglieri italiani dell’European Council of Jewish Communities. Una decisione assunta per protestare contro l’inattesa svolta dell’organizzazione. Da trent’anni l’ECJC, ong ombrello che raccoglie le comunità e le associazioni ebraiche di tutta Europa, si occupa di rafforzare la vita ebraica nel vecchio continente, lavorando sull’educazione, sulla cultura (suo l’impulso per la Giornata europea della cultura ebraica) e sull’assistenza nei confronti delle comunità in difficoltà. Riconosciuta come interlocutore dal Consiglio d’Europa e dall’Unione Europea, l’organizzazione ha finora sempre mantenuto una linea precisa: tenersi lontana dalle vicende politiche. Ma con l’ultima convention, le cose sono cambiate, come spiega Arturo Tedeschi, membro dimissionario del consiglio dell’ECJC, presente all’incontro di Berlino che si è tenuto a inizio settimana. “Quella di Berlino era stata programmata come una conferenza per i presidenti delle comunità che fanno parte dell’ECJC -

Lo psicologo Carlo Strenger: perché l’antisionismo è una nevrosi collettiva

Immagine
 La gente, certa gente,  odia Israele per la stessa ragione per cui ama il calcio . “Uno dei bisogni principali della psiche umana è avere certezze assolute, leggere tutto in termini di bianco o nero. Amare il Milan e odiare l’Inter è uno dei mezzi per soddisfare questa pulsione. Ti dà delle certezze. Il problema è quando questo tipo di pulsioni trovano sfogo altrove.” Lo spiega uno che di psiche umana, e di conflitto israelo-palestinese, se ne intende: è lo psicanalista  Carlo Strenger , direttore del programma post laurea di psicologia clinica all’Università di Tel Aviv, nonché commentatore di vicende mediorientali per prestigiose testate internazionali, come  The Guardian   e   Haaretz . Strenger, il cui libro  Critica alla Irragionevolezza Globale  sarà pubblicato in Italia il prossimo anno, appartiene a quella categoria di israeliani di sinistra che accettano e spesso sostengono le critiche ad alcune politiche dello Stato ebraico. Ma crede anche che contro i

Intervista a Gilbert Achcar di Eldad Beck :Negazione della Shoah…e negazione della Nakba

Immagine
ntervista 1  a Gilbert Achcar di Eldad  Beck –  Yedioth Ahronoth , 27 aprile 2010 2 Questa intervista è stata pubblicata dal quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth , il principale quotidiano israeliano il 27 aprile 2010. « Il fenomeno della negazione della Shoah nel mondo arabo è sbagliato, inquietante e danneggia la causa palestinese». Nel suo nuovo libro, l’accademico franco-libanese Gilbert Achcar affronta per la prima volta gli atteggiamenti arabi nei riguardi della Shoah. Gilbert Achcar ha lasciato il Libano nel 1983, durante la prima guerra di grande portata fatta da Israele nel suo Paese. Circa trenta anni più tardi, Achcar, professore di relazioni internazionali presso la School of Oriental and African Studies (SOAS) di Londra, militante di sinistra e per la pace, afferma che la guerra brutale tra Israele e i palestinesi in Libano ha segnato una svolta nello sguardo che il mondo arabo aveva verso la Shoah. Sostiene che i paragoni che il prim