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di Zvi Bar'el:la forza di hamas e la tregua

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I punti principali del cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas garantiscono all’organizzazione islamica un successo politico e diplomatico che gli darà anche un vantaggio nei suoi colloqui di riconciliazione con Fatah, che dovrebbero avere inizio alla fine di questa settimana.Secondo la proposta mediate dall’Egitto, Israele non potrà più controllare l’attraversamento di Rafah, sul confine Gaza-Egitto, una volta che sarà riaperto, e un accordo per liberare il soldato rapito Gilad Shalit sarà discusso separatamente dalla tregua, come voleva Hamas Israele otterrà la tranquillità nel Sud, insieme a un impegno dell’Egitto per monitorare strettamente il confine, ma Hamas sarà l’attore principale nel controllo dell’attraversamento di Rafah. I funzionari dell’Autorità palestinese (Ap) e gli osservatori europei saranno presenti, ma entrambi avranno autorità limitataIn più, la tregua dà ad Hamas, piuttosto che al presidente dell’Ap Mahmoud Abbas, il potere di forzare un cessate-il-fuoco in Cisgio

Negli affreschi della Cappella Sistina simboli legati alla Kabbalah ebraica

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Nel 1975 il chirurgo dell’Indiana Frank Mershberger entra per la prima volta nella Cappella Sistina, guarda l’affresco sulla Creazione di Adamo e prova una sensazione di strana famigliarità. Poi rimane di stucco. Dio che tende la mano verso Adamo è raffigurato dentro un mantello che è l’esatta sezione di un cervello umano, quasi fosse stato copiato dal manuale di una scuola di medicina. «Perché mai Michelangelo ha messo Dio dentro un cervello?» si chiese Mershberger. La risposta arriva dalle 320 pagine di «The Sistine Secrets» (I Segreti della Sistina) confezionate per i tipi di HarpersCollins da Roy Doliner, studioso dell’arte e docente nei Musei Vaticani, e Benjamin Blech, docente di Talmud alla Yeshiva University di New York e considerato fra i più autorevoli rabbini cabbalisti, arrivati alla conclusione che Michelangelo adoperò un «codice» per la realizzazione della Cappella Sistina, talmente segreto da far apparire banale quello attribuito a Leonardo da Dan Brown. Dove porta la

Di Ariel Rubinsky: la storia di Ibtisam Mahmid

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Sintesi personale solo elementi essenziali Sintesi personale solo elementi essenziali Ibtisam Mahmid,di 48 anni, madre di tre arabi vive a Fureidis, dedica la maggior parte del suo tempo ed energia a favore delle donne arabe e della pace. Lei si impegna in workshop e seminari, è responsabile della "Sulha" ,un evento annuale in cui ebrei, arabi e personalità religiose di tutto il mondo si incontrano. Contatta gli ospedali israeliani per bambini palestinesi bisognosi di cure mediche complesse e organizza "circoli di ascolto"."Qui ognuno presenta la propria versione di un evento, mentre l'altro ascolta. In questo modo si crea un dialogo tra le culture. Si scopre una nuova visione del mondo , quando si è esposti al sentimento dell'altro,alle sue ansie e alle sue paure. Quando un amico mi ha parlato dell' Olocausto, per esempio, ho pianto per quanto accaduto al popolo ebraicoI Palestinesi sono stati dispersi in tutto il mondo, com

HALPER antisemitismo e antisionismo

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Dove nasce l’identificazione, ormai corrente, fra antisionismo, addirittura antisemitismo e critiche a Israele? Una decisione del partito al governo in Israele e la situazione degli ebrei in diaspora. Risponde Jeff Halper. Innanzitutto vorrei fare una precisazione: non tutta la critica verso Israele è antisionista; sicuramente non è necessariamente antisemitismo, ma non è nemmeno antisionismo. Bisognerebbe iniziare a guardare a Israele come fosse un paese reale. Proprio questo, tuttavia, per i più, è molto difficile. Israele viene visto innanzitutto come compensazione per l’Olocausto; i cristiani poi lo assumono come un passaggio verso la salvezza divina; molti ebrei, infine, ne fanno una rappresentazione molto idealistica, i kibbutz, Golda Meir, l’esodo… Insomma quasi nessuno lo vede per quello che realmente è. Israele, per tanti versi, è quasi più un’immagine piuttosto che un paese reale. Eppure all’interno di Israele, se si guarda ad Haaretz o ad altri giornali, c’è una vi

Lettera di Dov Yirmiya, ex-colonello dell'esercito israeliano, oggi 94-enne, al Ministro della Difesa del governo israeliano, Ehud Barak.

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Ho ricevuto il Suo invito elegante ai veterani della guerra del 1948, inviatomi in occasione del 60esimo anniversario della fondazione dello Stato d'Israele, con lo slogan 'Lo Stato d'Israele Le esprime la sua gratitudine'. Come veterano della guerra del 1948, rimasto ferito due settimane prima della Dichiarazione d'Indipendenza dello Stato, mi sento in dovere di rinviare il Suo invito al mittente, al Ministro della Difesa. Mi dispiace compiere questo gesto, ma il mio senso di dovere non mi lascia altra scelta. Ritengo che Lei, Ehud Barak, essendo uno dei più alti gradi del comando militare nonché uno dei protagonisti politici prominenti, sia responsabile per avere trasformato l'esercito da una 'Forza di Difesa Israeliana' in un esercito d'occupazione ed oppressione a danno del popolo palestinese ed in una forza a difesa delle colonie criminali in terra palestinese. Quarant'anni d'occupazione hanno corrotto fin' in fondo l'es

Parla l'ex ispettore dell'Onu Scott Ritter: Colpiranno gli Ayatollah, senza prove

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Parla l'ex ispettore dell'Onu Scott Ritter: Stati uniti e Israele stanno fabbricando un pretesto per cambiare regime a Tehran, proprio come hanno fatto a Baghdad. E le Nazioni Unite non fanno altro che rendersi complici di questa escalation Ex ispettore delle Nazioni Unite in Iraq (dal 1991 al 1998), William Scott Ritter è diventato molto critico dell'Amministrazione statunitense da quando nel 2003 rivelò che, al momento dell'invasione anglo-americana della Mesopotamia, Saddam non possedeva armi di distruzione di massa. Nel suo ultimo libro pubblicato in Italia - «Obiettivo Iran» (Fazi editore) - Scott Ritter sostiene che per l'Iran l'Amministrazione Bush stia mettendo in scena lo stesso copione utilizzato per giustificare il cambio di regime a Baghdad: costruire la «minaccia iraniana» pur non avendo prove che Tehran stia provando ad acquisire l'atomica. Ne abbiamo discusso con l'autore, che ha risposto alle domande del manifesto al telefono dagli Stati

Gideon Levy: l'Europa ponga condizioni ad Israele o vuole essere il fantoccio degli Usa?

Sintesi personale(solo  elementi essenziali)    Come piacevole   essere un rappresentante ufficiale di Israele in Europa in questo momento. Si tratta di un vento di simpatia che soffia da quasi tutte le capitali.   Il Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Unione europea ,previsto per domani, discuterà  il migglioramento   dei rapporti bilaterali   di Israele  con l’ 'Unione europea   .Basta il diniego  di un solo Stato  per impedire  ciò,  ma  ci sono buone probabilità che, esattamente come  è stato deciso all'unanimità di boicottare Gaza, così non ci sarà alcun voto contrario  Mentre l'Europa è percepita dalla maggior parte degli israeliani come ostile , per non dire anti-semita, i suoi governi  sono pronti a sostenere  Israele  indipendentemente  dal suo agire,Questo vento favorevole scaturisce  non solo dalla cieca ubbidienza verso gli Usa , dal senso di colpa  per l’Olocausto , ma anche da un sentimento Xenofobo , rivolto soprattutto verso i Musulmani. Hamas è pe

Lettera a Martin Buber di hans Khon: sul sionismo

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Tag: 1948: brutti ricordi continua qui "Agli albori di Israele – una riflessione sul sionismo " di Hans Kohn Negli ultimi tempi mi sono reso conto sempre più che la politica ufficiale dell'organizzazione sionista e gli in­tenti della stragrande maggioranza dei sionisti non possono essere assolutamente conciliati con le mie convinzioni e che di conseguenza non posso più ricoprire un incarico direttivo all'interno dell'organizzazione. Il sionismo che io ho soste­nuto a partire dal 1909 non è mai stato un sionismo politico. Io e un gruppo di amici vedemmo nel sionismo un movi­mento etico-spirituale nel cui ambito possiamo realizzare le nostre convinzioni umane, il nostro pacifismo, liberalismo e umanismo. Ci è stato spesso obiettato che entro i popoli europei non possiamo farci assoluti sostenitori del pacifismo o di una politica etica perché saremmo visti come un popolo estraneo, come traditori. Sion doveva essere il luogo di rea­lizzazione delle nostre aspi