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Bradley Burston ‘Per molti giovani ebrei americani l’asse Trump-Bibi [Netanyahu] è il nemico’

  ‘Per molti giovani ebrei americani l’asse Trump-Bibi [Netanyahu] è il nemico’ Edo Konrad 2 Luglio 2018,  +972 Bradley Burston ribadisce che le sue opinioni su Israele non sono cambiate da quando si è trasferito qui negli anni ’70. È Israele che è cambiato. ‘Mi piacerebbe avere due Stati. Ma centinaia di migliaia di israeliani hanno detto ‘non puoi averli’, e loro governano il Paese’, dice in un’ intervista ad ampio raggio su Israele, sulla Nakba e sulle trasformazioni nella comunità ebraica americana. Tra gli ebrei americani ci sono sempre state correnti di dissenso a proposito di Israele. Dopotutto, sono stati gli ebrei americani progressisti, radicalizzati dalla nuova sinistra degli anni ’60, che sono diventati l’avanguardia della sinistra ebraica americana, che chiedeva che il governo di Israele tenesse colloqui con l’OLP, decenni prima che questo divenisse la politica israeliana. Sono stati gli ebrei americani che, dieci anni dopo aver manifestat

ISRAELE - PALESTINA Gaza, un’intera generazione 'distrutta dalla guerra'

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asianews.it ISRAELE - PALESTINA Gaza, un’intera generazione 'distrutta dalla guerra' Cresce il numero dei suicidi fra i ragazzi di 16-25 anni. Il 90% dei bambini ha vissuto un’esperienza traumatica. A Gaza si vive in condizioni “disumane”. I giovani sono depressi, affamati e senza speranze. Il “mondo di guerra” vive nella mente dei bambini. Mancano strutture per il sostegno psicologico. Si aspetta che la situazione peggiori per utilizzare una terapia farmacologica. I disturbi della personalità e le tracce di questa sofferenza sono destinati a rimanere per “tantissimi anni”, anche se ci fosse la pace. Il racconto di uno psicologo attivo nella Striscia. Gerusalemme (AsiaNews) – Quando il dottor Jamal Dakdouki ha chiesto alla madre quanti anni avesse il figlio che stava visitando, la donna ha risposto: “La prossima guerra, avrà otto anni”. A Gaza, gli anni si contano in conflitti: ogni estate nuovi scontri, e quest

La legge Stato Nazione : il Titanic di Israele e della sua storia?

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Chemi Shalev ; la legge dello stato-nazione è una bomba a tempo che esploderà in faccia a Israele     Bradley Burston : l' Israele che conosci è appena finito. Puoi ringraziare Netanyahu        

Ran Goldstein Israele si sta inventando una crisi con l'UE

Sintesi personale   Opinion Israel Is Inventing a Crisis With the EU di Ran Goldstein Il Ministro degli Affari Strategici guidato da Gilad Erdan, ha recentemente pubblicato un rapporto che include accuse severe contro l'Unione Europea . La relazione afferma che l'UE fornisce sostegno finanziario al movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) attraverso 13 organizzazioni - sette europee e sei palestinesi - che promuovono la delegittimazione di Israele. Il rapporto sostiene inoltre che in ultima analisi una parte dei fondi fiscali europei raggiunge organizzazioni che hanno legami con il terrorismo. Tuttavia, chiunque controlli i dettagli e studi le affermazioni del rapporto vedrà che possono essere confutati. Questa è una manovra diplomatica, che ricorda più di ogni altra cosa un incidente in cui l'ambasciatore turco fu  umiliato facendolo sedere   su una sedia bassa, da funzionari israeliani. In effetti, il documento può essere inteso solo

Opinion Israel Is Inventing a Crisis With the EU di Ran Goldstein

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haaretz.com Is Israel inventing an EU crisis? | Opinion *** The Strategic Affairs Ministry headed by Gilad Erdan recently published a report that includes harsh accusations against the European Union . The report charges that the EU provides financial support for the BDS (boycott, divestment and sanctions) movement by means of 13 organizations – seven European and six Palestinian – that promote the delegitimization of Israel. The report also claims that ultimately some portion of European tax monies reaches organizations that have links to terror. However, anyone who checks the details and studies the claims of the report will see that they can be refuted. >> EU bl

Tre storie incontrate per caso. Interviste da Gaza a tre feriti della Great Return March

Tre storie incontrate per caso. Interviste da Gaza a tre feriti della Great Return March Patrizia Cecconi 20 luglio 2018, Articolo 21 Tre piccole storie, piccole in quanto brevi da raccontare, ma lunghe tutte e tre oltre settant’anni. Più lunghe dell’età dei tre protagonisti. Il più giovane, Basel Ayoub, ne ha 18 e al momento è sulla sedia a rotelle. Il più vecchio, Mohammed E., non raggiunge i 60 e cammina sorretto da due stampelle. Come Khaled Bashir, che potrebbe essere il figlio di Mohammed e il padre di Basel e che, come loro, è stato ferito dagli snipers israeliani nel concentramento di Abu Safia, al nord della Striscia, durante i venerdì della Grande Marcia del Ritorno. Incontrati per caso nell’ospedale Al Awda, a Jabalia, dove eravamo andati per fare il punto della situazione in attesa della marcia di domani con la quale i palestinesi riproporranno le loro richieste di rispetto delle Risoluzioni Onu e dove gli israeliani

Daoud Kuttab Siria ,Stati Uniti, Israele e alture del Golan

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Sintesi personale I   segnali  che indicano la fine della a guerra civile in Siria ,preoccupano i residenti siriani delle alture del Golan . La piccola popolazione araba ,  rimasta in cinque piccoli villaggi sulle alture del Golan,  teme  di restare vittima  degli scambi del dopoguerra tra potenze regionali e internazionali. Nizar Ayoub, direttore del Centro arabo per i diritti umani Al-Marsad sulle alture del Golan, ha detto ad Al-Monitor che il riconoscimento degli Stati Uniti della sovranità israeliana  è certamente una possibilità. "S econdo me, il riconoscimento degli Stati Uniti è possibile, ma ha a che fare con la situazione siriana. Se la Siria è un paese unito ciò  diventa  più difficile; se la Siria è divisa in tre zone come sta accadendo ora, questo potrebbe accadere ". Salman Fakhreddine, un attivista politico  ha dichiarato ad Al-Monitor che esiste una chiara relazione tra la decisione degli Stati Uniti e il discorso in co

Israele Gli ahmadi di Haifa e il buon vicinato

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Federica Sasso Sulle pendici del Monte Carmelo vive dal 1924 una piccola comunità di musulmani ahmadi. «Amore per tutti, odio per nessuno» è il suo motto. Un principio che illumina anche la lettura del Corano. Il quartiere Kababir, a Haifa, potrebbe essere utilizzato per pubblicizzare lo spirito di convivenza della città israeliana. In questa zona residenziale situata nel verde del Monte Carmelo infatti la popolazione ebraica è una minoranza, ben “accolta” dalla maggioranza dei residenti musulmani che si identificano come ahmadi. Gli israeliani in realtà sanno poco della Comunità musulmana ahmadiyya, un movimento che rappresenta una componente minuscola del mondo musulmano, circa l’1 per cento, vale a dire qualche decina di milioni di seguaci, sparsi in oltre 200 Paesi. Dal 1924 gli ahmadi sono presenti anche in Israele, con una comunità che conta all’incirca 2.200 fedeli localizzati per lo più a Kababir, dove gli adulti vivono secondo il motto «amore per tutti