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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Dominique Vidal :NUOVO ANTISEMITISMO IN EUROPA?

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NON CI SONO NOMI ARABI L’antisemitismo, comparso dapprima come odio religioso, nella forma dell’antigiudaismo cristiano, nel XIX secolo diventa odio razziale; la specificità, ma non l’unicità, della Shoah e il problema della “concorrenza tra memorie”; l’antislamismo, oggi più diffuso dell’antisemitismo. Intervista a Dominique Vidal. Dominique Vidal, storico e giornalista di "Le Monde diplomatique”, è autore di diversi libri, tra cui, con Karim Bourtel, Le mal-être arabe. Enfants de la colonisation e Le mal-être Juif. Vorremmo tornare a parlare con te dell’antisemitismo oggi. Io faccio una cinquantina di conferenze e dibattiti ogni anno e c’è sempre qualcuno in sala che dice: "Antisemitismo viene da semita, per cui riguarda sia arabi che ebrei”. E ogni volta rispondo che a livello linguistico è vero, ma che tuttavia tra la Francia e gli ebrei c’è un rapporto particolare perché, da una parte, c’è una storia di persecuzione, di sofferenza e di genocidio; dall’altra la Franci

Michel Wieviorka e Georges Bensoussan. : NUOVO ANTISEMITISMO IN EUROPA?

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Intervista a  Michel Wieviorka realizzata da  Francesca Barca MEMORIA E IDENTITA’ Un nuovo antisemitismo che, pur avendo perso i connotati razzistici tradizionali, si definisce sempre per l’odio verso un particolare gruppo umano. L’identificazione degli ebrei con Israele e degli arabi e musulmani immigrati con la causa palestinese. Il rinnovamento del modello di cittadinanza repubblicano indotto dalla riscoperta dell’identità, e della memoria, da parte di minoranze. Intervista a Michel Wieviorka. Michel Wieviorka, sociologo, è direttore del Centro di Analisi e d’Intervento Sociologico (Cadis) dell’Ehess di Parigi. E’ fondatore e direttore della rivista Le Monde des Débats.  Esiste l’antisemitismo oggi? Sulla questione dell’antisemitismo è utile intanto distinguere tra la dimensione Stato nazione e quella invece planetaria. Io penso che il fenomeno sia presente ad entrambi i livelli e che però sia evoluto assumendo caratteristiche diverse. E’ evoluto nei suoi contenuti, ma anche dal

Jerry Haber : Israele come rifugio per gli ebrei La vera domanda è o dovrebbe essere, "Possono l'ebraismo e il popolo ebraico sopravvivere senza uno stato ebraico"?.

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  Sintesi personale Peter Beinart    ha  sostenuto che uno stato ebraico è necessario  come un rifugio per gli ebrei in fuga dall'antisemitismo.   "Sono abbastanza vecchio da ricordare il dramma degli ebrei sovietici ed etiopi", aggiungendo che   uno Stato ebraico è necessario per favorire la cultura ebraica  Che lo Stato ebraico sia  un  rifugio per gli ebrei in fuga   e il garante della sopravvivenza della cultura ebraica sono  convenzioni  profondamente radicate  in  molti.   Così come  la convinzione che gli ebrei furono costretti  da Romani a lasciare la Palestina  oltre duemila anni fa.   Entrambe le  versioni  sono state  promosse   dal sionismo  ed entrambi sono un mito. Cominciamo ripetendo   che la rinascita della lingua e della  letteratura ebraica   precede  la fondazione di Israele. L 'Università Ebraica di Gerusalemme, la Hebrew Language Committee ,  i romanzieri come Brenner e Agnon, le istituzioni ebraiche culturali come l'Orchestra della

Sam Bahour and Fida Jiryis :Perché la Giornata della Terra è ancora importante

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  Sintesi personale Ogni anno dal 1976, il 30 marzo, i palestinesi in tutto il mondo commemorano  la Giornata della Terra  per ricordare  l'uccisione di  sei palestinesi  da parte dell'IDF.   Le vittime del Land Day non erano i palestinesi dei  territori occupati, ma  cittadini dello stato, un gruppo che oggi conta oltre 1,6 milioni di persone, pari al 20,5 per cento della popolazione.  Si tratta di cittadini considerati  di serie B  in uno stato che si definisce ebraico e democratico, ma in realtà non lo  è. In quel giorno terribile di 36 anni fa, in risposta all'annuncio di Israele di  volere  espropriare migliaia di acri di terra palestinese per "motivi di sicurezza ," furono organizzati cortei e   uno  sciopero generali.   La notte prima, in un ultimo tentativo di bloccare le proteste previste, il governo impose  il coprifuoco nei  villaggi palestinesi di Sakhnin, Arraba, Deir Hanna, Tur'an, Tamra e Kabul, nella Galilea occidentale. Il coprifuoco fal

VIDEO, BAHRAIN: LA RIVOLUZIONE DI CUI NON SI PUO’ PARLARE

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Apri e guarda il documentario realizzato dal giornalista americano Dan Rather. Roma, 31 marzo 2012, Nena News (nella foto dal sito byshr.org, il cadavere di Ahmed Ismaeel ucciso secondo i centri per i diritti umani la scorsa notte da agenti della monarchia) – I media italiani, a cominciare dal “servizio pubblico” Rai, ignorano la rivolta popolare in Bahrein nonostante la dura repressione attuata da re Hamad bin Isa al Khalifa protetto dall’Arabia saudita. I giornalisti americani, come Dan Rather, l’ex news anchor della Cbs, invece indagano su cio’ che accade nel piccolo arcipelago del Golfo, nonostante sia un alleato strategico e di ferro dell’Amministrazione Usa contro l’Iran e ospiti la base della V Flotta Usa. La Near East News Agency (Nena News) vi propone il documentario realizzato da Rather e andato in onda ieri per il news magazine  Dan Rather Reports. Video VIDEO, BAHRAIN: LA RIVOLUZIONE DI CUI NON SI PUO’ PARLARE