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Visualizzazione dei post da luglio, 2010

Video : la strage di Bologna di Lucarelli (Blu Notte)

Yitzhak Laor : tu non puoi

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I sraele sta rinunciando gradualmente allo stato di diritto per diventare una tribù Il 22 giugno 2005, a Londra, due settimane dopo la serie di attacchi terroristici che avevano ucciso e ferito dozzine di persone, gli investigatori della polizia uccisero un uomo di pelle scura che si era rifugiato nella rete della metropolitana. L’uomo venne identificato come Jean Charles de Menezes, brasiliano. La polizia cercò di sostenere la posizione dei propri agenti; i verdetti del tribunale ai vali livelli del processo si contraddissero l’un l’altro e puzzarono di volere mettere a tacere il tutto.Alla fine di un processo piuttosto estenuante, si accertò che il de Menezes era stato colpito alla testa da una distanza ravvicinata e che la polizia aveva depistato l’opinione pubblica. Coloro che erano stati direttamente responsabili dell’omicidio non furono puniti, ma Sir Ian Blair, commissario della polizia metropolitana di Londra, anni dopo dovette rassegnare le dimissioni. Il The Daily Tele

Video : 7.200 bambini a Gaza per un record da guiness. Volano migliaia di aquiloni nel cielo

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Moni Ovadia: il vuoto delle religioni

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I tempi di crisi, a senso di logica, dovrebbero sollecitare pensieri e riflessioni che consentano agli esseri umani di proiettarsi al di là dei semplici aspetti materiali dell'esistenza per interrogarsi sul senso profondo della vita. La religione dovrebbe essere l'ambito ideale per siffatte interrogazioni ma non è così. La questione sia chiaro non è tanto quella dello scandalo pedofilia che ha di recente travolto la Chiesa cattolica, nè quella di rabbini dei partiti religiosi dello schieramento politico israeliano che tengono in scacco la democrazia dello stato ebraico con la scusa della religione dietro alla quale si mascherano biechi interessi di potere. E neppure l'islamismo politico con le sue derive terroriste è il vero punctum dolens. Il vero problema è che le istituzioni religiose non hanno saputo cogliere le preziose opportunità offerte dal formarsi di società democratiche e aperte per farsi maestre di una spiritualità laica fondata sull'etica del primato della

Video : Gay Pride a Gerusalemme

Solo qualche sporadico scontro verbale, ma nessun incidente, alla nona edizione del Gay Pride a Gerusalemme. Soltanto l’anno scorso, un ebreo ultra ortodosso armato di coltello aveva assaltato i manifestanti, ferendone gravemente tre. Qualche migliaio i partecipanti al corteo. 2 La marcia, colorata e pacifica, ha esplicitamente evitato ogni gesto che avrebbe potuto far pensare a una provocazione. “La comunità gay israeliana rispetta i credenti”, dice questo manifestante. “Una delle ragioni per cui siamo qui è di renderci visibili. Anche tra gli ortodossi ci sono degli omosessuali, e sarebbe davvero importante che uscissero allo scoperto, per loro stessi”. Un invito che i religiosi tradizionalisti non hanno raccolto, preferendo dar vita a una contro-manifestazione schierandosi ai margini del corteo. A prevenire incidenti, un dispositivo di 15.000 poliziotti. “Gente malata, che fa cose contrarie alla Bibbia e contro Dio, nella città santa… E’ qualcosa che disonora la città”. A

GAZA, 17 CIVILI FERITI IN RAID AEREO ISRAELIANO

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CGaza, 31 luglio 2010 (foto dal sito www.outofgaza.wordpress.com), Nena News – Il raid aereo israeliano più pesante contro Gaza dai tempi dell’offensiva «Piombo fuso» (dicembre 2008) è scattato venerdì notte poco dopo le 23.30 con una bomba sganciata da un F-16 sull’Accademia di polizia «Yasser Arafat», nel perimetro del Muntada. Testimoni hanno riferito che i vetri delle finestre sono andati in frantumi nel raggio di un chilometro dal punto dell’esplosione. Nello stesso momento venivano colpiti obiettivi nella zona del porto di Gaza city e a Beir al Balah, nel centro della Striscia di Gaza.Secondo fonti degli ospedali di Gaza, almeno 17 civili sono rimasti feriti, tra i quali alcune donne e tre bambini. Gli aerei israeliani hanno preso di mira anche i tunnel alla frontiera con l’Egitto senza causare vittime. Un altro raid aereo è stato compiuto contro un caravan in quel momento vuoto. Questa mattina la popolazione ha riferito di scene di panico e di migliaia di persone che in tutt

Amira Hass, “Palestina: l’informazione è corretta?”

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Prima di parlare dei dettagli riguardanti le situazioni e i luoghi in cui si sono formati e agiscono i comitati popolari oggi più attivi contro l’occupazione, vorrei portare la vostra attenzione sulla dimensione personale della lotta che il popolo palestinese ha sviluppato, una dimensione che permette di affrontare nel quotidiano le sfide imposte dall’occupazione e fa sì che ciascuno, individualmente, debba sviluppare un progetto personale di resistenza. Una delle principali risorse del popolo palestinese, per quanto ho potuto osservare nei miei sedici anni vissutigli accanto – perché su questo si basa la mia esperienza – è proprio questo modello di lotta. Tuttavia, questa forma personale di resistenza non si è trasformata in una strategia di tipo collettivo o nazionale, gestita su un livello capace di coinvolgere l’intera comunità palestinese, o la nazione, nel suo insieme.In Palestina ci sono da tre milioni e mezzo a quattro milioni di persone che ogni giorno devono sfidare un gover

Rami Livneh : in carcere ho imparato l'arabo e lo insegno agli israeliani

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L’esempio del padre, da sempre impegnato a fianco dei palestinesi, e poi l’adesione al Matzpen, gli anni della militanza, l’arresto, la lunga detenzione e infine il ritorno alla vita normale e la scelta di portare avanti le proprie battaglie in modo diverso, inedito: insegnando l’arabo agli israeliani; intervista a Rami Livneh. La famiglia di mia madre è arrivata in Israele dall’Ungheria all’inizio degli anni ’20, mi sembra nel 1923, lei aveva solo due anni. Mio padre invece era originario della Romania. Dopo aver perso il padre e la madre si era trasferito a Parigi dalla sorella, allora studentessa di medicina. Durante la guerra la sorella, divenuta medico, aveva fatto parte della resistenza francese perdendo la vita.A Parigi mio padre lavorava in un’impresa delle ferrovie e divenne membro del movimento giovanile sionista. Si trasferì in Israele nel 1938, aveva 22 anni. Andò a vivere nel kibbuz Ruhama, dove gli vennero affidati incarichi di responsabilità. Rimase fino al 19

Comunità cattoliche di lingua ebraica in Israele: kehillot

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Dalla Comunità cattolica di Gaza Ho passato una bella settimana con i bambini delle kehillot (le comunità cattoliche di lingua ebraica sparse per Israele) con i quali abbiamo fatto il campo estivo (questo vuol dire la parola ebraica “keitanà” che ho messo nel titolo) a Deir Rafat, il monastero dedicato a Maria regina della Palestina, vicino a Beit Shemesh, a circa 30 km da Gerusalemme. E’ stata una esperienza molto interessante. Il gruppo era molto vario, 41 bambini provenienti da famiglie e paesi molto diversi fra loro: russi, sudanesi, filippini, libanesi, ivoriani, ungheresi ecc. P. David mi aveva assegnato le lezioni di “arte” della mattina durante le quali abbiamo fatto una piccola icona incollata dell’ultima cena.Il tema del campo era l’eucarestia e l’amicizia . Leggete l’articolo dettagliato direttamente sul sito ufficiale del vicariato ebreofono . Era forse dai tempi degli scout che non facevo tanti giorni di fila come “animatore”. E’ stato quindi un tuffo nel passato. Le at

Appello gruppi cristiani francesi: "stop all'impunità di Israele"

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PARIS - Five French Christian organisations on Wednesday called on the French government to end what they termed the "impunity accorded to the state of Israel" over its treatment of the Palestinians. n an open letter the five groups, including Secours Catholique, called on Prime Minister Francois Fillon to "exert pressure... so that Israel respects the basic rights of the Palestinians." The groups urged the "French government to act, to put an end to the impunity accorded to the state of Israel as regards the violation of international law," the letter said. The other groups that signed up to the letter were Cimade, an ecumenical organisation; Acat-France, which campaigns against torture; Defap, a Protestant evangelical group; and les Amis de Sabeel-France. The organisations said Palestinian Christians had approached them for help because of a military decree issued by the Israeli government, which could lead to the eviction of thousands of Palestinians fr

Coloni israeliani danneggiano orto, sistema d'irrigazione e recinto nel villaggio di Um Al Kher

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Coloni Israeliani danneggiano un campo di proprietà palestinese a Um Al Kher, un villaggio beduino situato presso l'insediamento di Karmel, nelle colline a sud di Hebron Durante la notte tra il 28 e il 29 luglio 2010, un palestinese si è svegliato a causa dei rumori provenienti dall'orto di sua proprietà, situato nella valle sotto casa. Nonostante il terreno fosse recintato, l'agricoltore ha pensato che degli animali si fossero introdotti nell'appezzamento. Una volta raggiunto il recinto, il proprietario ha scorto alcuni coloni che camminavano nel campo, ma non si è avvicinato ulteriormente temendo che questi fossero armati. Solo la mattina successiva, il 29 luglio, dopo un'ispezione, l'agricoltore ha notato che gli ortaggi erano stati danneggiati e sradicati, i tubi usati per l'irrigazione divelti e tagliati e un lato del recinto completamente distrutto.L'appezzamento danneggiato, che misura circa 1 dunum (0,5 acri) fornisce ortaggi che rappresentano

Physicians for Human Rights : negate le cure mediche agli abitanti di Gaza sotto assedio.

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Due rapporti recenti ne hanno parlato, uno a luglio dei Physicians for Human Rights – Israel (PHR–IL) dal titolo, “Una Relazione della Situazione sugli Ostacoli che Devono Affrontare gli Abitanti di Gaza che hanno Necessità di Cure Mediche,” e un secondo di giugno intitolato, “Chi ci riesce,” realizzato congiuntamente dal PHR–IL, da Al Mezan Center for Human Rights, e da Adalah Legal Center for Arab Minority Rights in Israel. Tutto citano le violazioni dell’etica deontologica medica israeliana e del Diritto Internazionale dovute alla discriminazione sulla base della necessità, e la negazione di cure mediche adeguate ad abitanti di Gaza gravemente ammalati causate: dagli impedimenti opposti al ripristino e allo sviluppo del sistema sanitario nella Striscia; e limiti posti agli spostamenti nella West Bank, a Gerusalemme Est, in Israele o nei paesi vicini per le cure mediche del caso. Nel suo rapporto di luglio, il PHR–IL ha scritto che il sistema sanitario di Gaza sta progressivame