Gaza : Sul filo dell'acqua: a Gaza l'energia vitale nasconde insidiosi veleni


 
 
 
 
 
 
Parlare di arte fotografica a Parigi dopo i gravi fatti qui recentemente avvenuti, e in momenti di così difficile sopravvivenza, potrebbe sembrare fr
agrpress.it|Di Stefania Brugnaletti








Parlare di arte fotografica a Parigi dopo i gravi fatti qui recentemente avvenuti, e in momenti di così difficile sopravvivenza, potrebbe sembrare frivolo. Eppure, alcune fotografie esposte sulle pareti della Maison Européenne de la Photographie non potrebbero narrarci meglio le emergenze che scatena una guerra.
Apparentemente lontane, ora, le ostilità si estendono a macchia d'olio e oltrepassano i confini, coinvolgendo anche i nostri territori, sebbene con altri tipi di conflitti. Certamente presentano criticità diverse, ma oltre quelle a noi già note sicuramente il problema dell'acqua diventa sempre più preoccupante, destinato a divenire, in un futuro non troppo lontano, uno dei fattori che scatenerà grandi conflitti internazionali.
Crisi idrica a Gaza e in Cisgiordania: su questo problema è centrato il lavoro di Massino Berruti, realizzato nel 2015, e vincitore della terza edizione del Prix Photo AFD, quale migliore progetto di reportage premiato dalla rivista POLKA. Istituito nel 2012, il premio è un riconoscimento che premia fotografi professionisti con il fine di sensibilizzare un vasto pubblico verso i problemi sullo sviluppo dei paesi del sud. Curata da Alain Mingam, l'esposizione è stata inserita nel contesto espositivo della prima Biennale della fotografia del mondo arabo, iniziativa sostenuta dall'Istituto del Mondo Arabo e dalla Casa Europea della Fotografia, ambedue istituzioni con sede a Parigi.
Il 'petrolio blu' del terzo millennio, l'acqua, è in assoluto una delle risorse naturali necessarie alla sopravvivenza umana. Malgrado ciò la provvigione idrica per le politiche ambientali internazionali rappresenta, da sempre, una delle maggiori criticità da risolversi, sia per quanto riguarda le diverse problematiche da appianarsi nei complessi processi di depurazione, laddove l'acqua è presente, sia per quanto attiene ai settori del reperimento e approvvigionamento idrico. Non di meno, ora, è anche scattata l'emergenza acqua in alcuni paesi del Medio Oriente, in luoghi in cui la presenza dell'acqua era abbastanza garantita dalle capacità di rifornimenti in quantità rassicuranti, i cui territori però trasformati in scenari di grandi conflitti, a causa dei pesanti bombardamenti vedono divenire sempre più raro questo bene vitale.
Particolarmente colpita da quest'ulteriore tragedia è la striscia di Gaza che nonostante l'assistenza fornita dalla comunità internazionale, volta a risolvere i problemi igienico-sanitari e, in particolare, impegnata sul fronte dell'urgenza acqua, vede gran parte della popolazione restare priva di acqua potabile. Questa situazione, già molto precaria, si è aggravata ora con il conflitto in corso che provoca la distruzione quasi sistematica delle infrastrutture. Nel mese di luglio 2014, l'offensiva militare israeliana chiamata "Protezione Edge" ha provocato danni senza precedenti, e le reti di distribuzione d'acqua, così come quelle degli impianti elettrici, già fatiscenti, sono stati ulteriormente danneggiati. Ancor peggio, si stima che saranno necessari oltre due anni per riparare tutte le infrastrutture danneggiate dalla guerra e ripristinare, quindi, una situazione che renda i territori vivibili, per tornare a garantire le necessità di vitale importanza.
Impedire la depurazione dell'acqua, lo smaltimento, la trasformazione o la desalinizzazione, significa ostacolare l'offerta di provvigione di risorse vitali alle case, ospedali e negozi. Inoltre, la mancanza di acqua potabile e la presenza di sola acqua salata, addirittura inquinata, rappresentano una delle più pericolose insidie poiché la popolazione spinta dal fabbisogno quotidiano è costretta a consumarla, in ogni caso. L'acqua diviene veleno, e il veleno conduce alla morte. Non c'è anno che passi senza che non siano riportate sulle pagine dei nostri giornali notizie sull'eterno conflitto israelo-palestinese, tragico nel suo rinnovamento quotidiano. Una guerra puntuale che torna a riempire con tragiche immagini i nostri schermi, oggi, affiancate da quelle dei conflitti che colpiscono altri stati, dalla Siria all'Iraq, ma anche il cuore dell'Europa. Caccia bombardieri si sono levati in volo bombardando in nome della 'liberazione', per destituire 'dittatori' che agivano nell'intento di regolare popolazioni diversamente non gestibili, e comportando lo spaventoso disorientamento che spinge interi popoli all'emigrazione. In questo confluire di masse umane, il dispendio d'energie delle forze politiche così come lo è altrettanto quello delle forze dell'ordine europee, tese a controllare le frontiere piuttosto che a rinforzare misure di sicurezza interna, fa perdere di vista quali siano i reali disagi collettivi che offrono terreno fertile al dilagarsi del fenomeno del terrorismo. Una collettività costretta a memorizzare nelle proprie menti onde di profughi in fuga dagli orrori della guerra, ora, è costretta a vivere la guerra in casa propria.
Massimo, qui, fedele al suo impegno umanista, con questa mostra ci narra una quotidianità vissuta nel conflitto, e ci informa di come la ricerca dell'acqua divenga la prima preoccupazione, immortalando strade come fossero teatri permanenti di conflitti, i cui atti sono costantemente cadenzati da tragedie insopportabili, e ci fa riflettere su come tutto ciò possa diventare anche per noi non più così lontano.
Per una anteprima delle foto di Massimo Berutti clicca qui.

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