Enzo Bianchi : “L’Islam non è tutto violento e le crociate hanno causato più morti dell’ISIS”



 
 
 
 
Enzo Bianchi è priore della comunità di Bose.
lafedequotidiana.it|Di Michele M Ippolito



Gli attentati di Parigi hanno riaperto il problema, quanto mai serio, del rapporto mai semplice, del mondo islamico con quello occidentale. Si tratta di una relazione delicata. Ne parliamo col Priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi.
Priore, il Papa in riferimento ai fatti di sangue, ha detto che uccidere nel nome della divinità è una bestemmia, condivide questa posizione?
“La condivido in pieno. Nessuno è autorizzato ad usare il suo Credo per spargere del sangue.  Io sono convinto che oggi nell’ Islam esiste certamente una frangia radicale, estremista e violenta. Questa parte radicalizza ogni discorso e strumentalizza la religione a fini che nulla hanno a che spartire col sacro”.
L’Islam è tutto violento per  citare la Fallaci?
“L’islam nel suo insieme non è violento. E chi dice questo sbaglia. Bisogna rispettare anche l’ Islam cercando il dialogo e senza schematismi che portano a semplificare troppo i discorsi. Del resto, ogni religione, compresa quella cristiana, ha avuto le sua pagine nere e i violenti di turno. Pensate che i cristiani siano venuti meno a questa brutta  tradizione? Le guerre di religione e le crociate che non furono passeggiate di salute hanno fatto morti ugualmente e probabilmente più dell’ Isis, dunque occorre imparzialità ed equilibrio”.
Secondo lei, è un errore, come fanno la Russia e la stessa Francia, andare a bombardare con maggior intensità dopo i fatti parigini?
“Era ed è una scelta sbagliata, la guerra non ha mai risolto niente. Sull’ onda della emotività è meglio non assumere decisioni tanto delicate. Con gli ordigni si rischia anche di uccidere innocenti,  donne e bambini e questo potrebbe creare ulteriore caos nella loro terra e spingere i danneggiati dalle bombe ancora neutrali, nella mani dell’ isis. Si rischia di dare proseliti al Califfo e  di fare involontariamente il suo gioco”.
Lei ha seguito il Sinodo dei Vescovi sulla famiglia, per venire a cose tipicamente ecclesiali. Oggi è pensabile dopo il Sinodo dare la comunione al divorziato risposato civilmente?
” Vorrei fare una precisazione. Intanto non è vero che il sinodo sia stato vinto da questo o quell’ altro, non era un evento sportivo. Poi. La dottrina non è cambiata, tanto meno poteva o può cambiare e il sinodo non era autorizzato a farlo. La disciplina, dunque rimane la stessa di prima: il divorziato risposato civilmente non può prendere la comunione, semmai è mutato un certo approccio pastorale nel nome della misericordia e dell’attenzione. Occorre, dunque, aspettare il documento finale del  Papa se ci sarà.”.
Ma i giornali specialmente quelli italiani, hanno detto il contrario..
” Talvolta scrivono cose inesatte, o per superficialità o per altri motivi. Le ripeto: il sinodo non ha deciso niente e tanto meno ha introdotto cambiamenti.  Nella pratica tutto è rimasto come era prima, niente è cambiato e la comunione al divorziato risposato civilmente non si può dare”.

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