De Magistris: Napoli è zona denuclearizzata, stop alle manovre

La giunta comu­nale mer­co­ledì ha dichia­rato il porto di Napoli «Area denu­clea­riz­zata». L’attracco cit­ta­dino è spesso attra­ver­sato da por­tae­rei mili­tari con armi nucleari a bordo e sot­to­ma­rini a pro­pul­sione nucleare: nel quar­tiere di Bagnoli nel 1951 si inse­diò il Comando Forze Alleate per il Sud Europa, cioè la strut­tura ope­ra­tiva della Nato che agiva nell’area medi­ter­ra­nea. Nel 2004 è stata cam­biata la deno­mi­na­zione in Jfc (Comando della forza con­giunta alleata) nell’ambito di una gene­rale rior­ga­niz­za­zione della Nato in Europa. Nel 2012 il comando di stanza a Bagnoli si è spo­stano al Lago Patria, in pro­vin­cia di Giu­gliano. Il porto di attracco, e cen­tro delle ope­ra­zioni navali, è rima­sto però quello di Napoli.
«La deli­bera – ha spie­gato ieri il sin­daco, Luigi de Magi­stris – serve a dichia­rare che le prove di guerra qui non sono gra­dite. Sono con­sa­pe­vole che siamo una pic­cola realtà rispetto ai cen­tri di comando mili­tati inter­na­zio­nali ma non è solo una dichia­ra­zione di intenti: inten­diamo tute­lare il ter­ri­to­rio e i cit­ta­dini dal poten­ziale peri­colo che que­sti arma­menti pos­sono costi­tuire. Por­te­remo la deli­bera in sede di Auto­rità por­tuale, ente che prende deci­sioni sulle uti­liz­za­zioni e auto­riz­za­zioni alle navi che entrano nel golfo, e all’attenzione della pre­fet­tura per­ché ho biso­gno di infor­ma­zioni. In qua­lità di respon­sa­bile locale di Pro­te­zione civile — ha con­cluso de Magi­stris — devo essere messo nelle con­di­zioni di valu­tare la pos­si­bi­lità di emet­tere, se neces­sa­rio, un’ordinanza che impe­di­sca l’attraversamento del golfo».
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La deli­bera è frutto anche del lavoro fatto dal Comi­tato regio­nale pace, disarmo e smi­li­ta­riz­za­zione e arriva a pochi giorni dall’inizio (da domani fino al 6 novem­bre) del Tri­dent Junc­ture 2015, defi­nita dallo U.S. Army Europe «la più grande eser­ci­ta­zione Nato dalla caduta del Muro di Ber­lino»: Ita­lia, Spa­gna e Por­to­gallo le nazioni coin­volte, 36mila uomini, oltre 60 navi e 200 aerei da guerra di 33 paesi (28 Nato più 5 alleati), teste­ranno la forza di rapido inter­vento (40mila effet­tivi) e soprat­tutto il suo corpo d’élite (5mila unità) sopran­no­mi­nata «Spea­rhead» (punta di lan­cia), in grado di essere schie­rata in meno di 48 ore per rispon­dere «alle sfide alla sicu­rezza sui nostri fian­chi meri­dio­nale e orien­tale», cioè ovun­que si riten­gono minac­ciati gli inte­ressi occi­den­tali. Tri­dent sarà gui­data, oltre che dalle sede Nato olan­dese di Bruns­sum, dal Jfc Naples del Lago Patria agli ordini dell’ammiraglio Usa Mark Fer­gu­son, a capo delle Forze navali sta­tu­ni­tensi in Europa e Africa. Il Jfc di Napoli si alterna con la sede di Bruns­sum nel comando ope­ra­tivo della Nato Response Force, con­fer­mando il ruolo stra­te­gico della Campania.
Ai can­celli del Lago Patria sabato mat­tina si terrà un sit in di pro­te­sta pro­mosso da padre Alex Zano­telli, dal comi­tato napo­le­tano «Pace e disarmo» e dalla Rete Napoli No War. «L’amministrazione Obama sta inve­stendo mille miliardi di dol­lari in nuovi arma­menti – spie­gava ieri Zano­telli -, stanno sosti­tuendo le bombe B61 con le nuove B61-12, ognuna equi­vale a quat­tro volte l’atomica esplosa a Hiro­shima. A lan­ciarle saranno gli F35 ed è que­sto il motivo per cui si insi­ste su que­sto pro­gramma di cac­cia­bom­bar­dieri. Due­cento B61 sono dislo­cate in Europa, 70 in Ita­lia. Negli Usa è asso­lu­ta­mente vie­tato, per motivi di sicu­rezza, che navi nucleari o arma­menti nucleari cir­co­lino negli attrac­chi civili. Allora per­ché si con­sente che que­sto accada qui?». Non essen­doci piani di eva­cua­zione, in caso di inci­dente nucleare non ci sarebbe la pos­si­bi­lità di met­tere in salvo la popo­la­zione di Napoli o dell’area del golfo.
Par­te­ci­pe­ranno all’esercitazione anche orga­niz­za­zioni inter­na­zio­nali e gover­na­tive, varie Ong coin­volte con i governi e indu­strie mili­tari di 15 paesi. L’Italia è al cen­tro delle stra­te­gie in Africa, la nostra spesa mili­tare, secondo il Sipri, nel 2014 è stata di circa 30 miliardi di dol­lari. «Non pos­siamo per­met­tere che men­tre si stroz­zano paesi come la Gre­cia e si spen­dono cen­ti­naia di milioni per impe­dire l’arrivo dei migranti o per tenerli in lager come i Cie – con­clude padre Zano­telli — ogni minuto si spen­dono nel mondo, con scopi mili­tari, 3,4 milioni di dol­lari, 204 milioni ogni ora, 4,9 miliardi al giorno con il solo obiet­tivo di accre­scere i pro­fitti e difen­dere i pri­vi­legi delle classi domi­nanti». A Napoli il 24 otto­bre si terrà la mani­fe­sta­zione nazio­nale (par­tenza ore 14.30 da piazza del Gesù) indetta dai comi­tati No Tri­dent. E si orga­niz­zano pro­te­ste negli altri paesi coin­volti, a par­tire dalla Spagna.

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