Palestina : Come nasce un giornalista indipendente

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Dal 19 al 26 maggio in Cisgiordania i comitati popolari, Sci Italia e Amisnet hanno organizzato un seminario per giovani giornalisti stranieri e palestinesi con l’obiettivo di creare una rete di scambio di informazioni che vinca gli ostacoli esterni.
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di Chiara Cruciati – foto: Beyond Walls
Khalet La al Nahla (Betlemme), 29 maggio 2015, Nena News – Dieci giorni di scambio di idee, esperienze, prospettive: si è chiusa lunedì scorso l’iniziativa su media alternativi promossa in Palestina da Sci Italia, l’agenzia Amisnet e il Popular Struggle Coordination Committee, il comitato che mette insieme i comitati popolari dei villaggi della Cisgiordania.
Nell’ambito del progetto “Beyond Walls”, che sostiene la resistenza popolare in Palestina, è stato organizzato un seminario di dieci giorni in Cisgiordania, cominciato il 19 marzo e concluso con una conferenza finale nella piccola comunità di Khalet La al Nahla il 26 maggio.
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“Il seminario è il frutto di un progetto lungo anni che coinvolge diversi attori: il Pscc, lo Sci e Amisnet – spiega a Nena News uno degli organizzatori per l’agenzia Amisnet – Hanno preso parte giornalisti, attivsiti e media-attivisti: 35 giovani provenienti dalla Palestina (dai villaggi di Kufr Qaddum, Bilin, al Masara e dal campo profughi di Aida) e internazionali da Italia, Spagna, Serbia, Turchia e Francia”. All’iniziativa non hanno potuto prendere parte giovani giornalisti giordani, tunisini e marocchini perché bloccati al confine dalle autorità israeliane.
“Abbiamo compiuto visite sul campo a Betlemme, Hebron e campi profughi e abbiamo concluso il nostro viaggio con tre giorni di workshop durante i quali abbiamo discusso di media alternativi e delle necessità che giovani giornalisti sia palestinesi che internazionali hanno nel raccontare la realtà di questi luoghi. Dallo scambio di esperienze e conoscenze, è emersa la carenza di informazione in Europa, sia quantitativa che qualitativa: di Palestina si parla poco e quando se ne parla, come nel caso dell’attacco contro Gaza, non viene mai spiegato il contesto, le cause del conflitto. Questo fa sì che i giornalisti stranieri sappiano poco di Palestina, ma ne sanno a volte poco anche i giovani palestinesi che hanno a disposizione solo i giornali dipendenti da partiti politici”.
Dai 10 giorni di incontri è nata l’idea di creare una rete tra i giornalisti coinvolti: “L’obiettivo è allargare questa rete nei prossimi mesi a tutti i media alternativi interessati e a giornalisti indipendenti che vogliano dare un contributo o usufruire della rete stessa. Si tratta di uno scambio: da una parte i giornalisti internazionali possono usare la rete per avere informazioni di prima mano su cosa succede in Palestina; dall’altra, daranno un contributo alla rete inviando ai giornalisti palestinesi notizie pubblicate all’esterno. In definitiva il nostro obiettivo è aprire uno spazio di dibattito su come operare in contesti di repressione”.
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Lo scopo, dicono durante la conferenza finale gli organizzatori, è dare la possibilità ai giornalisti palestinesi di raccontare la Palestina in prima persona, combattere gli stereotipi stantii sul popolo palestinese e far emergere storie sconosciute utili a spiegare il contesto. Lo faranno con un guppo Facebook che a breve si trasformerà in un sito vero e proprio.
I dieci giorni si sono conclusi con un incontro che i partecipanti hanno avuto con alcune realtà giornalistiche locali e non: alla conferenza finale hanno parlato Eyad Mughrabi (reporter palestinese per l’AP), Haggai Matar e Michael Omer-Man (giornalisti israeliani del blog 972mag) e la redazione di Nena News. Nena News

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