I turchi bloccano “Carovana Rojava” per Kobane


 Roma, 23 maggio 2015, Nena News – La polizia di frontiera turca ha bloccato a metà settimana al confine con la Siria, nella città di Urfa, la “Carovana Rojava”, una missione politica ed umanitaria di sostegno al popolo kurdo, che intendeva consegnare con 55 chili di medicinali e altri aiuti alla città di Kobane, nei mesi scorsi protagonista di una vittoriosa resistenza all’avanzata dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico. Lo riferisce il sito infoaut.org aggiungendo che la polizia ha arrestato due giovani del centro sociale Gabrio di Torino che facevano parte del convoglio. Con loro è stato arrestato, e selvaggiamente picchiato dalla polizia, anche un giovane kurdo.
A quanto si è appreso la Turchia intende processare per direttissima, con l’accusa di “immigrazione clandestina”, i due italiani – al momento in domicilio coatto a Urfa – che con ogni probabilità saranno espulsi dal Paese. La Turchia di fatto ha chiuso il confine con la Siria – con eccezioni per le agenzie umanitarie internazionali – e varcandolo i due italiani, secondo la legge turca, si sarebbero comportati dai “clandestini”. “Gli attivisti – scrive il sito infoaut.org – con il supporto di alcuni abitanti delle campagne di Kobane, hanno tentato di attraversare il filo spinato che impedisce il movimento di corpi e materiali tra le due zone del Kurdistan, il Rojava liberato in ex territorio siriano ed il Bakur, territorio curdo sotto lo stato turco. Nascosti dietro il filo spinato, i militari della gendarmeria turca hanno teso loro un agguato, sparando un colpo di pistola e riuscendo ad arrestare due italiani ed un ragazzo kurdo il cui destino è stato invece tragicamente diverso: convinti di non essere visti i militari turchi lo hanno bastonato ed a lungo, reso scalzo, fatto rientrare dal lato del Rojava e colpito a pietrate”.
“La carovana per il Rojava – aggiunge infoauto.org – ha l’obiettivo di portare aiuti alla città di Kobane, anche se questo ha significato violare la chiusura delle frontiere turche, con la determinazione e la tranquillità di portare solidarietà a un popolo che per essere libero e per fermare l’avanzata dell’Isis ha dato tutto. La carovana ha deciso consapevolmente di non rispettare il blocco della frontiera, istituito in maniera ipocrita formalmente contro lo stato islamico, ma nei fatti uno strumento di repressione del popolo curdo: quella stessa frontiera turca che non lascia passare verso Kobane aiuti e solidali internazionali ha invece fatto passare a fine novembre un’autobomba che ha raso al suolo interi palazzi”. La popolazione di Kobane – conclude infout.org – “è convinta che sia fondamentale che il mondo sappia che chi ha fermato l’isis con un’eroica resistenza costata morte e distruzione, oggi è oggetto di una campagna di disinformazione che giustifica un assurdo embargo e che impedisce la ricostruzione e la ripresa della vita. La Turchia nasconde dietro una maschera di falsa democrazia tragiche notizie che raccontano di morti, feriti, pestaggi e crudeltà da parte della polizia contro gli abitanti dei tre cantoni del Rojava. Consapevoli del fatto che siano in prima persona soprattutto i nostri compagni Curdi a rischiare quanto e più di noi nell’attraversamento illegale del confine, crediamo sia nostro dovere dare vita a tutti i tipi di mobilitazione nei nostri rispettivi paesi, per rompere l’embargo che accerchia il Rojava, che uccide arresta e tortura gli stessi protagonisti di quella resistenza contro l’ISIS utilizzata strumentalmente da media e governi occidentali salvo poi dimenticarsi di quello che accade in questo pezzo di Mondo”. Nena News

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