Boko Haram: l’orrore raccontato dalle donne liberate
Parlano le donne liberate da Boko Haram, adesso nel campo d’accoglienza di Yola. Sono storie di violenza, dolore, fame e fatica, mentre delle 219 ragazze rapite di terroristi nell’aprile del 2014 non vi è ancora traccia
Hanno trovato la forza di parlare le sopravvissute liberate dal rapimento di Boko Haram della scorsa settimana, quando circa 300 tra donne e bambini sono
state portare fuori dalla foresta di Sambisa e messe al sicuro in un
campo per rifugiati a Yola. Secondo l’esercito sono state liberate oltre
700 persone nell’ultima settimana, in un’offensiva contro il gruppo
islamista. Le sopravvissute hanno raccontato di essere
state rapite, dopo essere state costrette ad assistere al massacro di
uomini e ragazzi del proprio villaggio, alcune sono state costrette con
la forza a sposare dei membri dell’organizzazione. Alle videocamere
della BBC Lami Musa, 27 anni, mamma di un neonato di pochi giorni, ha
raccontato: “Quando hanno realizzato che aspettavo un bambino hanno
gridato che ero stata messa incinta da un infedele. Hanno ammazzato mio
marito davanti ai miei occhi e hanno detto che avrebbero aspettato che
partorissi, poi mi avrebbero dato in sposa a un comandante. Siamo state
liberate la mattina dopo che ho dato alla luce mio figlio.”
Sono storie di violenza, dolore, fame e fatica
quelle raccontate dalle sopravvissute. La reporter Michelle Faul ha
raccontato alla BBC lo stato di denutrizione in cui si trovavano i
bambini arrivati al campo.
“Ogni giorno assistevamo alla morte di una
di noi, aspettando che arrivasse anche il nostro turno.” Ha dichiarato
all’Agenzia Reuters Umaru, 24 anni, madre di due bambini. Secondo altre
testimonianze, mentre l’esercito si avvicinava, alcune donne sono state
uccise a colpi di pietre.
Secondo l’Associated Press, dalle
interviste sembra che quasi tutte le donne salvate siano provenienti da
Gusmuri, un villaggio vicino al Paese di Chibok, da cui erano state rapite le 219 ragazze rapite dai terroristi il 14 aprile 2014, di cui non vi sono ancora notizie.
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