Pierre Stambul : Israele contro gli ebrei

UJFP, 19 febbraio 2015

È un ritornello ben stabilito. Criticate Israele ed il sionismo ? Siete antisemiti ! Un ebreo francese vuole poter «vivere il suo ebraismo»? Lo si invita a fare la sua «alyah» ed a apportare la sua pietra alla colonizzazione della Palestina.
Si cerca di inculcarci che la storia degli ebrei si é completata e che Israele ne é il risultato. Israele funziona come cancellino della storia, della memoria, delle lingue, delle tradizioni e delle identità ebraiche. La politica israeliana non é soltanto criminale nei confronti del popolo palestinese. Essa pretende essere patrimonio della storia ebraica mentre lei la traveste e tradisce. Essa mette consapevolmente in pericolo gli ebrei ovunque essi si trovino. Essa li trasforma in macchine spinte a giustificare l'ingiustificabile.
Ritorno su un passato recente
La storia degli ebrei francesi non ha nulla a che vedere con Israele. Regolarmente derubati, massacrati o espulsi da differenti re molto cristiani, gli ebrei hanno acquisito la cittadinanza francese con l’Abbé Grégoire durante la rivoluzione. Questi ultimi due secoli sono stati segnati dalla ricerca della cittadinanza e dell'uguaglianza dei diritti. Il caso Dreyfus ha rivelato che, se una parte della società francese era antisemita, un'altra parte, finalmente maggioritaria, considerava che l'assoluzione e la riabilitazione di Dreyfus erano l’obiettivo di tutti quelli che si erano infatuati della libertà e che rifiutavano il razzismo. La storia degli ebrei francesi è stata segnata dalla loro importante partecipazione alla resistenza contro il nazismo ed il regime di Vichy, in seguito dall'impegno di molti di essi nelle lotte progressiste e/o anti colonialiste. Gli intellettuali ebrei di quell'epoca si chiamavano Raymond Aubrac, Marc Bloch, Laurent Schwartz, Pierre Vidal-Naquet, Stéphane Hessel. Era un'epoca in cui molti ebrei pensavano che la loro propria emancipazione passasse attraverso quella di tutti gli altri. Era un'epoca dove il razzismo, il fascismo e l'odio dell'altro erano considerati come abiezioni da combattere. I bambini ebrei andavano alla scuola pubblica, mai gli sarebbe venuto in mente di separarsi dagli altri andando nelle scuole confessionali.
In Israele oggi ci si sforza di cancellare la storia degli ebrei nei differenti paesi dove hanno vissuto. Se a lungo gli ebrei sono stati considerati dagli antisemiti in Europa come dei paria inassimilabili e se sono stati perseguitati perché costituivano un ostacolo ai nazionalismi folli che sognavano società etnicamente pure, loro non hanno mai ricercato la separazione ma al contrario l’inserimento all'interno delle società nelle quali vivevano.
Un appello alla diserzione
Facendo un salto di qualche anno. In testa ad una manifestazione gigantesca a Parigi, che si supponeva dovesse denunciare il terrorismo, si ritrovano tre criminali di guerra, Netaniahu, Lieberman e Bennet i quali si erano appena distinti nel massacro di più di 2000 palestinesi, (essenzialmente dei civili) a Gaza durante l'estate 2014. Approfittando dell'emozione causata dal attentato antisemita della Porte de Vincennes, Netaniahu viene autorizzato (dal governo francese) a dichiarare agli ebrei francesi che loro sono insicuri in Francia e che devono andarsene nel loro vero paese, Israele. Difatti, il sionismo non ha mai combattuto l'antisemitismo. Se ne è sempre nutrito con sempre un solo ed unico scopo: fare immigrare il massimo numero di ebrei verso Israele. D'un tratto, Netanyahu non esita a mettere in pericolo gli ebrei francesi. Facendone degli stranieri nel loro proprio paese, dei «turisti» che non hanno capito che la loro patria è laggiù. Gli ebrei sono spinti a sentirsi dei «traditori» (con un solo ed unico scopo, quella della Grande Israele dal mare alla Giordania) o dei complici. La Francia é sempre stata una sconfitta per Israele: appena 80000 ebrei sono partiti dal 1948 ed una metà ne è ritornata. Allora la propaganda diventa assordante. Eppure se c'è un paese dove gli ebrei non sono in sicurezza è Israele e questo rimarrà così fin tanto che la distruzione della Palestina continuerà.
A «l'alyah» (la risalita) dei vivi verso Israele, si aggiunge oggi quella dei morti. Le autorità israeliane incitano vivamente gli ebrei francesi a fare sotterrare i loro cari in Israele. Così le vittime della strage della porta di Vincennes sono state sepolte nel cimitero di Givat Shaul. Questo «quartiere» di Gerusalemme, é l'antico Deir Yassin , il villaggio martire della guerra del 1948 dove le milizie dell’Irgun dirette da Menachem Begin hanno massacrato tutta la popolazione prima che il villaggio fosse, come tanti altri, cancellato dalla carta geografica. Che simbolo !
Israele all'avanguardia dell' islamofobia
Gli ebrei hanno vissuto per centinaia d'anni nel mondo mussulmano. Sono addirittura stati accolti dall'impero ottomano dopo la loro espulsione dalla Spagna nel 1492. Oggi giorno, Israele partecipa alla demonizzazione degli arabi e dei mussulmani comportandosi da allievo modello dello «scontro di civiltà». Il razzismo anti arabo e l' islamofobia si esprimono apertamente, dei politici ne hanno fatto commercio ed il passaggio ai fatti è frequente. I crimini di massa come a Gaza dove la moltiplicazione delle dichiarazioni razziste (per il rabbino Rosen,i palestinesi sono degli Amaleciti e la Torah autorizza a che vengano uccisi così come le loro donne, i loro figli e il loro bestiame) lasceranno tracce. Come immaginare che quel che viene inflitto ai palestinesi sia senza conseguenze ?
In Israele, degli attivisti fanno a gara per spiegare che gli ebrei hanno vissuto l'inferno nel mondo mussulmano, mascherando così il fatto che l'antisemitismo è stato prima di tutto un’ invenzione europea e cristiana. Gli ebrei orientali subiscono in Israele delle discriminazioni sociali e un disprezzo razzista. Sono stati molto spesso umiliati e discriminati al loro arrivo. Sono tagliati dalle loro radici e spinti a negare la loro identità. L'espulsione dei palestinesi dal 1948 è presentata come uno «scambio di popolazione» allorché è il sionismo ad essere il principale responsabile e della Nakba e della partenza degli ebrei orientali dai loro paesi .
Cosa c'è di ebraico in Israele ?
I sionisti hanno teorizzato l'idea che gli ebrei e i non ebrei non possono vivere insieme. Cosa che è totalmente il contrario di tutto quello che si è verificato per centinaia di anni. Questo contraddice l'aspirazione degli ebrei ad uscire dai ghetti, dai mellahs e dalle juderias per diventare dei cittadini normali.
Gli ebrei religiosi che emigrano in Israele non vi troveranno che raramente la religione come quella che è stata praticata per secoli. La corrente nazional-religiosa si è imposta. Questa corrente fondamentalista ha totalmente corretto la religione. Il «popolo eletto», non ha mai voluto dire che esso ha più diritti degli altri ma ben al contrario che ha più doveri. Tra i precetti c'è «non fare ad altri quello che non vuoi che si faccia a te» e «tu amerai il prossimo tuo come te stesso». «L'anno prossimo a Gerusalemme», ma questo non ha mai voluto dire che bisognasse realizzare la pulizia etnica oggi in corso , ma «vivamente che il Messia arrivi». L'ebraico è una lingua religiosa proibita per l'uso profano. L'ebraismo è una religione dell' «esilio». L'installazione su questa terra (d'Israele/Palestina) prima dell'arrivo del Messia e ancora di meno la creazione di uno stato ebraico erano proibiti. D'altronde gli ebrei espulsi dalla Spagna nel 1492 non sono andati a Gerusalemme. Herzl ha riscontrato l'ostilità quasi unanime dei rabbini contro il progetto sionista non appena si è discusso di creare uno stato ebraico in Palestina.
Per gli ebrei laici i valori dominanti d'Israele sono all'antitesi di quelli che per loro sono i valori dei giudaismo. Dove si trovano dunque nella tradizione ebraica il razzismo, lo sciovinismo, il militarismo, il negazionismo dell'esistenza e della dignità altrui ? Cosa c'è di comune tra quelli che hanno rappresentato i grandi intellettuali ebrei (Einstein, Freud, Arendt, Kafka, Benjamin…) ed i criminali di guerra che dirigono Israele ? Cos’è diventata in Israele la memoria di coloro che hanno combattuto contro il fascismo ed il colonialismo (Marek Edelman, Abraham Serfaty, Henri Curiel…) ? Quale patrimonio ebraico possono invocare i coloni ed i militari per giustificare in anticipo le violenze ed i crimini commessi contro i palestinesi ?
Come scrive lo storico israeliano Shlomo Sand a proposito del libro di Yakov Rabkin Comprendere lo stato di Israele «colui che vede nel sionismo una continuazione del giudaismo farebbe meglio a leggere questo libro. Ma colui che crede che lo stato di Israele sia uno stato ebraico è obbligato a leggerlo».
Alcuni ebrei pensano che dopo il genocidio nazista, Israele sia l'ultimo rifugio. A nome di che cosa i dirigenti israeliani possono brandire dappertutto l'antisemitismo ed il ricordo del genocidio? I sionisti hanno giocato un ruolo solo marginale nella lotta contro l'antisemitismo e la resistenza al nazismo. Certi dirigenti sionisti addirittura hanno avuto un comportamento odioso durante l'ascesa del fascismo (Ben Gourion con gli accordi di Haavara, 1933) ed all'epoca dello sterminio (il gruppo Stern assassinando dei soldati e dei dignitari britannici). Come non comprendere che la memoria del genocidio significhi « che questo non succeda mai più » e non «che questo non CI succeda mai più» che corrisponde ad una visione tribale dell'umanità, totalmente contraria a tutte le forme di patrimonio ebraico.
Rifiutare l'etichettare e la paura, rifiutare tutte le forme di razzismo e di discriminazione
Ci sono degli scontri che hanno senso : le lotte contro l'oppressione, la dominazione, il colonialismo, per l'uguaglianza dei diritti. Ci vendono oggi una guerra che non è la nostra : quella di un mondo così detto «civilizzato» contro il «terrorismo islamico». In questa «guerra» i mussulmani sono considerati come dei terroristi potenziali e gli viene chiesto di dimostrare che non sono dei complici di Daesh ( In Italia più conosciuto come ISIS).
E gli ebrei sono tenuti a sostenere senza riserva una politica israeliana criminale contro i palestinesi e suicida per gli ebrei.
Questa fuga criminale in avanti si tiene in piedi con la paura. Questo sindrome garantisce il consenso ad un tale punto che un negoziatore palestinese (il professore Albert Aghazarian) ha potuto dire che gli israeliani hanno paura di non avere più paura. Questa paura irrazionale ha conquistato molti ebrei francesi.
Nel contesto dello «scontro di civiltà», pretesto dei dominanti per coprire di sangue il mondo, c'è in Francia un aumento generale di tutte le forme di razzismo. Contrariamente all'immagine fabbricata dai principali media, il razzismo colpisce essenzialmente tutti i «dominati» tutte le vittime dell'apartheid sociale: Arabi, neri, rom. Prende un nuovo aspetto mascherandosi dietro l'islamofobia. Siccome non é più politicamente corretto di dire «sporco arabo», si demonizza l'islam.
Vi è anche un incontestabile e detestabile aumento dell'antisemitismo. Ma le differenti forme di razzismo non sono trattate nello stesso modo.
I dirigenti israeliani e in Francia il CRIF (Conseil Représentatif des Institutions Juives de France), partecipano attivamente alla stigmatizzazione dei mussulmani. Loro affermano contro tutta evidenza che esiste un solo razzismo da denunciare (l'antisemitismo) e che siamo alla vigilia di una nuova «Notte dei cristalli». Fanno apparire gli ebrei come quelli che il potere protegge allorché l'ideologia rassicurante, le dichiarazioni dei principali dirigenti ed il lavoro nauseabondo degli pseudo intellettuali mirano ad una sola popolazione dichiarata pericolosa.
Gli stereotipi antisemiti si nutrono pure della complicità del CRIF con la politica israeliana e della evidente parzialità del potere. Nell'ora della confusione , l'indignazione legittima contro i crimini israeliani fa aumentare l'antisemitismo e quei pochi imbecilli attirati dalla violenza spaventosa di Daesh commettono degli attentati criminali contro gli ebrei solo perché ebrei.
La lotta contro il razzismo non può essere ridotta. Scegliere tra le vittime quelle considerate «buone» contro altre, é l'antitesi della lotta antirazzista. La politica israeliana e la negazione totale dei diritti del popolo palestinese non proteggono affatto gli ebrei. Al contrario. Per creare il nuovo israeliano, è stato necessario « uccidere l'ebreo », colui che pensava che la sua emancipazione passasse attraverso quella dell'umanità. Come dice il militante israeliano anti colonialista Eitan Bronstein : «non saremo mai liberi fin tanto che non lo saranno anche i palestinesi». Rifiutando il tribalismo, gli ebrei francesi riaffermeranno una storia della quale possono essere fieri.
Tutti insieme si deve combattere tutti i razzismi, tutte le stigmatizzazioni, tutte le discriminazioni. Tutti insieme si deve difendere il diritto, in Palestina come qui.

Pierre Stambul



Traduzione libera dal francese di Gloria Antezana e Giorgio Canarutto

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