Pierre Stambul : Israele contro gli ebrei
- Categoria: Union Juive Française pour la Paix (UJFP)
- Pubblicato Lunedì, 09 Marzo 2015 21:05
- Scritto da Pierre Stambul
È un ritornello ben stabilito. Criticate
Israele ed il sionismo ? Siete antisemiti ! Un ebreo francese vuole
poter «vivere il suo ebraismo»? Lo si invita a fare la sua «alyah» ed a
apportare la sua pietra alla colonizzazione della Palestina.
Si cerca di inculcarci che la storia
degli ebrei si é completata e che Israele ne é il risultato. Israele
funziona come cancellino della storia, della memoria, delle lingue,
delle tradizioni e delle identità ebraiche. La politica israeliana non é
soltanto criminale nei confronti del popolo palestinese. Essa pretende
essere patrimonio della storia ebraica mentre lei la traveste e
tradisce. Essa mette consapevolmente in pericolo gli ebrei ovunque essi
si trovino. Essa li trasforma in macchine spinte a giustificare
l'ingiustificabile.
Ritorno su un passato recente
La storia degli ebrei francesi non ha
nulla a che vedere con Israele. Regolarmente derubati, massacrati o
espulsi da differenti re molto cristiani, gli ebrei hanno acquisito la
cittadinanza francese con l’Abbé Grégoire durante la rivoluzione. Questi
ultimi due secoli sono stati segnati dalla ricerca della cittadinanza e
dell'uguaglianza dei diritti. Il caso Dreyfus ha rivelato che, se una
parte della società francese era antisemita, un'altra parte, finalmente
maggioritaria, considerava che l'assoluzione e la riabilitazione di
Dreyfus erano l’obiettivo di tutti quelli che si erano infatuati della
libertà e che rifiutavano il razzismo. La storia degli ebrei francesi è
stata segnata dalla loro importante partecipazione alla resistenza
contro il nazismo ed il regime di Vichy, in seguito dall'impegno di
molti di essi nelle lotte progressiste e/o anti colonialiste. Gli
intellettuali ebrei di quell'epoca si chiamavano Raymond Aubrac, Marc
Bloch, Laurent Schwartz, Pierre Vidal-Naquet, Stéphane Hessel. Era
un'epoca in cui molti ebrei pensavano che la loro propria emancipazione
passasse attraverso quella di tutti gli altri. Era un'epoca dove il
razzismo, il fascismo e l'odio dell'altro erano considerati come
abiezioni da combattere. I bambini ebrei andavano alla scuola pubblica,
mai gli sarebbe venuto in mente di separarsi dagli altri andando nelle
scuole confessionali.
In Israele oggi ci si sforza di
cancellare la storia degli ebrei nei differenti paesi dove hanno
vissuto. Se a lungo gli ebrei sono stati considerati dagli antisemiti in
Europa come dei paria inassimilabili e se sono stati perseguitati
perché costituivano un ostacolo ai nazionalismi folli che sognavano
società etnicamente pure, loro non hanno mai ricercato la separazione ma
al contrario l’inserimento all'interno delle società nelle quali
vivevano.
Un appello alla diserzione
Facendo un salto di qualche anno. In
testa ad una manifestazione gigantesca a Parigi, che si supponeva
dovesse denunciare il terrorismo, si ritrovano tre criminali di guerra,
Netaniahu, Lieberman e Bennet i quali si erano appena distinti nel
massacro di più di 2000 palestinesi, (essenzialmente dei civili) a Gaza
durante l'estate 2014. Approfittando dell'emozione causata dal attentato
antisemita della Porte de Vincennes, Netaniahu viene autorizzato (dal
governo francese) a dichiarare agli ebrei francesi che loro sono
insicuri in Francia e che devono andarsene nel loro vero paese, Israele.
Difatti, il sionismo non ha mai combattuto l'antisemitismo. Se ne è
sempre nutrito con sempre un solo ed unico scopo: fare immigrare il
massimo numero di ebrei verso Israele. D'un tratto, Netanyahu non esita a
mettere in pericolo gli ebrei francesi. Facendone degli stranieri nel
loro proprio paese, dei «turisti» che non hanno capito che la loro
patria è laggiù. Gli ebrei sono spinti a sentirsi dei «traditori» (con
un solo ed unico scopo, quella della Grande Israele dal mare alla
Giordania) o dei complici. La Francia é sempre stata una sconfitta per
Israele: appena 80000 ebrei sono partiti dal 1948 ed una metà ne è
ritornata. Allora la propaganda diventa assordante. Eppure se c'è un
paese dove gli ebrei non sono in sicurezza è Israele e questo rimarrà
così fin tanto che la distruzione della Palestina continuerà.
A «l'alyah» (la risalita) dei vivi verso
Israele, si aggiunge oggi quella dei morti. Le autorità israeliane
incitano vivamente gli ebrei francesi a fare sotterrare i loro cari in
Israele. Così le vittime della strage della porta di Vincennes sono
state sepolte nel cimitero di Givat Shaul. Questo «quartiere» di
Gerusalemme, é l'antico Deir Yassin , il villaggio martire della guerra
del 1948 dove le milizie dell’Irgun dirette da Menachem Begin hanno
massacrato tutta la popolazione prima che il villaggio fosse, come tanti
altri, cancellato dalla carta geografica. Che simbolo !
Israele all'avanguardia dell' islamofobia
Gli ebrei hanno vissuto per centinaia
d'anni nel mondo mussulmano. Sono addirittura stati accolti dall'impero
ottomano dopo la loro espulsione dalla Spagna nel 1492. Oggi giorno,
Israele partecipa alla demonizzazione degli arabi e dei mussulmani
comportandosi da allievo modello dello «scontro di civiltà». Il razzismo
anti arabo e l' islamofobia si esprimono apertamente, dei politici ne
hanno fatto commercio ed il passaggio ai fatti è frequente. I crimini di
massa come a Gaza dove la moltiplicazione delle dichiarazioni razziste
(per il rabbino Rosen,i palestinesi sono degli Amaleciti e la Torah
autorizza a che vengano uccisi così come le loro donne, i loro figli e
il loro bestiame) lasceranno tracce. Come immaginare che quel che viene
inflitto ai palestinesi sia senza conseguenze ?
In Israele, degli attivisti fanno a gara
per spiegare che gli ebrei hanno vissuto l'inferno nel mondo mussulmano,
mascherando così il fatto che l'antisemitismo è stato prima di tutto
un’ invenzione europea e cristiana. Gli ebrei orientali subiscono in
Israele delle discriminazioni sociali e un disprezzo razzista. Sono
stati molto spesso umiliati e discriminati al loro arrivo. Sono tagliati
dalle loro radici e spinti a negare la loro identità. L'espulsione dei
palestinesi dal 1948 è presentata come uno «scambio di popolazione»
allorché è il sionismo ad essere il principale responsabile e della
Nakba e della partenza degli ebrei orientali dai loro paesi .
Cosa c'è di ebraico in Israele ?
I sionisti hanno teorizzato l'idea che
gli ebrei e i non ebrei non possono vivere insieme. Cosa che è
totalmente il contrario di tutto quello che si è verificato per
centinaia di anni. Questo contraddice l'aspirazione degli ebrei ad
uscire dai ghetti, dai mellahs e dalle juderias per diventare dei
cittadini normali.
Gli ebrei religiosi che emigrano in
Israele non vi troveranno che raramente la religione come quella che è
stata praticata per secoli. La corrente nazional-religiosa si è imposta.
Questa corrente fondamentalista ha totalmente corretto la religione. Il
«popolo eletto», non ha mai voluto dire che esso ha più diritti degli
altri ma ben al contrario che ha più doveri. Tra i precetti c'è «non
fare ad altri quello che non vuoi che si faccia a te» e «tu amerai il
prossimo tuo come te stesso». «L'anno prossimo a Gerusalemme», ma questo
non ha mai voluto dire che bisognasse realizzare la pulizia etnica oggi
in corso , ma «vivamente che il Messia arrivi». L'ebraico è una lingua
religiosa proibita per l'uso profano. L'ebraismo è una religione dell'
«esilio». L'installazione su questa terra (d'Israele/Palestina) prima
dell'arrivo del Messia e ancora di meno la creazione di uno stato
ebraico erano proibiti. D'altronde gli ebrei espulsi dalla Spagna nel
1492 non sono andati a Gerusalemme. Herzl ha riscontrato l'ostilità
quasi unanime dei rabbini contro il progetto sionista non appena si è
discusso di creare uno stato ebraico in Palestina.
Per gli ebrei laici i valori dominanti
d'Israele sono all'antitesi di quelli che per loro sono i valori dei
giudaismo. Dove si trovano dunque nella tradizione ebraica il razzismo,
lo sciovinismo, il militarismo, il negazionismo dell'esistenza e della
dignità altrui ? Cosa c'è di comune tra quelli che hanno rappresentato i
grandi intellettuali ebrei (Einstein, Freud, Arendt, Kafka, Benjamin…)
ed i criminali di guerra che dirigono Israele ? Cos’è diventata in
Israele la memoria di coloro che hanno combattuto contro il fascismo ed
il colonialismo (Marek Edelman, Abraham Serfaty, Henri Curiel…) ? Quale
patrimonio ebraico possono invocare i coloni ed i militari per
giustificare in anticipo le violenze ed i crimini commessi contro i
palestinesi ?
Come scrive lo storico israeliano Shlomo
Sand a proposito del libro di Yakov Rabkin Comprendere lo stato di
Israele «colui che vede nel sionismo una continuazione del giudaismo
farebbe meglio a leggere questo libro. Ma colui che crede che lo stato
di Israele sia uno stato ebraico è obbligato a leggerlo».
Alcuni ebrei pensano che dopo il
genocidio nazista, Israele sia l'ultimo rifugio. A nome di che cosa i
dirigenti israeliani possono brandire dappertutto l'antisemitismo ed il
ricordo del genocidio? I sionisti hanno giocato un ruolo solo marginale
nella lotta contro l'antisemitismo e la resistenza al nazismo. Certi
dirigenti sionisti addirittura hanno avuto un comportamento odioso
durante l'ascesa del fascismo (Ben Gourion con gli accordi di Haavara,
1933) ed all'epoca dello sterminio (il gruppo Stern assassinando dei
soldati e dei dignitari britannici). Come non comprendere che la memoria
del genocidio significhi « che questo non succeda mai più » e non «che
questo non CI succeda mai più» che corrisponde ad una visione tribale
dell'umanità, totalmente contraria a tutte le forme di patrimonio
ebraico.
Rifiutare l'etichettare e la paura, rifiutare tutte le forme di razzismo e di discriminazione
Ci sono degli scontri che hanno senso :
le lotte contro l'oppressione, la dominazione, il colonialismo, per
l'uguaglianza dei diritti. Ci vendono oggi una guerra che non è la
nostra : quella di un mondo così detto «civilizzato» contro il
«terrorismo islamico». In questa «guerra» i mussulmani sono considerati
come dei terroristi potenziali e gli viene chiesto di dimostrare che non
sono dei complici di Daesh ( In Italia più conosciuto come ISIS).
E gli ebrei sono tenuti a sostenere senza
riserva una politica israeliana criminale contro i palestinesi e
suicida per gli ebrei.
Questa fuga criminale in avanti si tiene
in piedi con la paura. Questo sindrome garantisce il consenso ad un tale
punto che un negoziatore palestinese (il professore Albert Aghazarian)
ha potuto dire che gli israeliani hanno paura di non avere più paura.
Questa paura irrazionale ha conquistato molti ebrei francesi.
Nel contesto dello «scontro di civiltà»,
pretesto dei dominanti per coprire di sangue il mondo, c'è in Francia un
aumento generale di tutte le forme di razzismo. Contrariamente
all'immagine fabbricata dai principali media, il razzismo colpisce
essenzialmente tutti i «dominati» tutte le vittime dell'apartheid
sociale: Arabi, neri, rom. Prende un nuovo aspetto mascherandosi dietro
l'islamofobia. Siccome non é più politicamente corretto di dire «sporco
arabo», si demonizza l'islam.
Vi è anche un incontestabile e
detestabile aumento dell'antisemitismo. Ma le differenti forme di
razzismo non sono trattate nello stesso modo.
I dirigenti israeliani e in Francia il CRIF (Conseil Représentatif des Institutions Juives de France),
partecipano attivamente alla stigmatizzazione dei mussulmani. Loro
affermano contro tutta evidenza che esiste un solo razzismo da
denunciare (l'antisemitismo) e che siamo alla vigilia di una nuova
«Notte dei cristalli». Fanno apparire gli ebrei come quelli che il
potere protegge allorché l'ideologia rassicurante, le dichiarazioni dei
principali dirigenti ed il lavoro nauseabondo degli pseudo intellettuali
mirano ad una sola popolazione dichiarata pericolosa.
Gli stereotipi antisemiti si nutrono pure
della complicità del CRIF con la politica israeliana e della evidente
parzialità del potere. Nell'ora della confusione , l'indignazione
legittima contro i crimini israeliani fa aumentare l'antisemitismo e
quei pochi imbecilli attirati dalla violenza spaventosa di Daesh
commettono degli attentati criminali contro gli ebrei solo perché ebrei.
La lotta contro il razzismo non può
essere ridotta. Scegliere tra le vittime quelle considerate «buone»
contro altre, é l'antitesi della lotta antirazzista. La politica
israeliana e la negazione totale dei diritti del popolo palestinese non
proteggono affatto gli ebrei. Al contrario. Per creare il nuovo
israeliano, è stato necessario « uccidere l'ebreo », colui che pensava
che la sua emancipazione passasse attraverso quella dell'umanità. Come
dice il militante israeliano anti colonialista Eitan Bronstein : «non
saremo mai liberi fin tanto che non lo saranno anche i palestinesi».
Rifiutando il tribalismo, gli ebrei francesi riaffermeranno una storia
della quale possono essere fieri.
Tutti insieme si deve combattere tutti i
razzismi, tutte le stigmatizzazioni, tutte le discriminazioni. Tutti
insieme si deve difendere il diritto, in Palestina come qui.
Pierre Stambul
Traduzione libera dal francese di Gloria Antezana e Giorgio Canarutto
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