Neve Gordon : Israele vota per l’apartheid




Di Neve Gordon
19 marzo 2015
Benjamin Netanyahu è davvero un mago. Proprio lo scorso venerdì la maggior parre dei sondaggi indicava che il suo partito, Likud, avrebbe probabilmente ricevuto circa 21 seggi nel parlamento israeliano, la Knesset, quattro seggi meno del Campo Sionista  (il nuovo nome del Partito laburista) formato da Yitzhak (Bougie) Herzog.
Rivelazioni di corruzione nella residenza del Primo ministro, seguite da un incriminante rapporto del cassiere sulla vera crisi immobiliare, insieme ai tagli nelle industrie, agli scioperi sindacali e al crescente isolamento in campo internazionale, sembravano tutti indicare che Netanyahu stesse per uscire. Ma proprio quando sembrava che il Campo Sionista avrebbe sostituito il campo nazionalista, il furbo candidato ha iniziato a tirare fuori i conigli dal suo cappello.
Come se non fosse abbastanza la sua decisione di alienarsi l’Amministrazione Obama riguardo ai negoziati con l’Iran, Netanyahu ha cominciato ad andare incontro alla destra comunicando al mondo che i Palestinesi erano destinati a rimanere senza uno stato dal momento che non credeva più nella creazione di un altro stato arabo a fianco
di Israele. Presentava il partito Likud come vittima di una cospirazione di media di sinistra che mirava a rimuovere il governo di destra, ignorando opportunamente che il suo alleato Sheldon Adelson è il proprietario di Israel Hayom, il giornale israeliano a  più vasta circolazione. Ha supplicato i suoi elettori di tornare “a casa”, promettendo di occuparsi delle loro necessità economiche. E lo stesso Giorno delle Elezioni, ha spaventato gli ebrei dichiarando che i cittadini palestinesi di Israele andavano a frotte alle urne, presentando così i palestinesi che votano per i loro propri rappresentanti come una minaccia esistenziale.
Mostrarsi compiacente e promuovere la paura,  insieme all’odio per gli arabi e per la sinistra sono gli ingredienti della pozione segreta di Netanyahu e ora si vede che molto elettori sono stati di fatto sedotti. Nel giro di pochi giorni Netanyahu ha guadagnato quasi altri 10 seggi per il suo partito,  recuperando due dei suoi alleati dell’estrema destra: Avigdor Lieberman con il suo partito Yisrael Beiteinu e l’Habayit Hayehudi  (‘La Casa Ebraica) di Naftali   Bennet.  Grazie alla  magia di Netanyahu, il Likud ha fatto molto meglio del previsto e insieme ai partiti ultra-ortodossi e a un nuovo partito di recente creato da un ex ministro del Likud, Kulanu (“Tutti noi”), verrà creato quasi certamente un blocco di estrema destra con 67 su 120 seggi (e questo anche prima che i voti dei soldati siano stati calcolati, che di solito sono a destra del centro).
Il risultato è chiaro: gli Israeliani hanno votato per l’Apartheid.
E’ ora estremamente probabile che un’ondata di leggi anti-democratiche che erano state accantonate, torneranno fuori presto. Tra queste ci sono leggi che controllano e limitano il finanziamento di ONG per i diritti umani, che limitano la libertà di espressione, riducono l’autorità della Corte Suprema, cancellano lo stato ufficiale dell’Arabo, e, naturalmente,  portano al voto la legge per lo stato-nazione. Questa legge, che in origine era stata preparata da un membro del Likud, definisce  come ebraicità il default  dello stato in ogni caso, legale o legislativo, in cui l’ebraicità dello stato e le sue aspirazioni democratiche si scontrano. Questo significa che le leggi che forniscono diritti uguali a tutti i cittadini possono essere annullate con il pretesto che violano il carattere dello stato ebraico. Inoltre, questa legge riserva diritti comuni soltanto agli ebrei, negando quindi ai cittadini palestinesi qualsiasi tipo di identità nazionale.
Insieme alla legislazione anti-democratica, possiamo aspettarci che anche una varietà  di politiche discriminatorie  venga messa in atto. E’ probabile che il nuovo governo attuerà qualche variazione del piano Prower che intende  trasferire  con la forza migliaia di Beduini palestinesi e impossessarsi della loro terra. Continuerà a    versare miliardi di dollari per l’insediamento di Israele in Cisgiordania e sulle Alture del Golan e a espropriare altre case  e terra a Gerusalemme Est. E probabilmente imprigionerà migliaia di rifugiati e di lavoratori “illegali” immigrati dall’Africa che attualmente lavorano nelle città israeliane.
C’è, tuttavia, un chiaro vantaggio per i risultati delle elezioni: la chiarezza. Per lo meno ora non ci sarà più nessuna facciata liberale sionista che camuffi la non disponibilità di Israele a smantellare il suo progetto coloniale. Il ritornello israeliano che una soluzione diplomatica con i palestinesi non si può raggiungere perché i palestinesi mancano di una leadership, avrà un suono ancora più vuoto. Infine, l’affermazione che Israele è l’unica democrazia in Medio Oriente si rivelerà per quella che è: una mezza verità. Mentre Israele è una democrazia per gli ebrei, è un regime repressivo per i palestinesi.
Possiamo anche aspettarci poca opposizione al governo di destra, dato che anche il Campo Sionista di Herzog e lo Yesh Atid di Yair Atid sono arabofobi e perciò meno contrari  alla sostanza di questo governo e più contrari al lampante stile di destra di Netanyahu. Dopo tutto è stato un comitato di azione politica che nei giorni precedenti alle elezioni ha pagato per fare dei grandi cartelloni con una fotografia di (Bibi) Netanyahu e del suo contendente di estrema destra Naftali Bennett che avvertiva chi li guardava che :“Con Bibibennett ci dovremo accollare  i palestinesi per l’eternità.” Il comitato politico deve aver trascurato il fatto che il 20% dei cittadini israeliani sono palestinesi.
E tuttavia, durante queste elezioni c’è stato un raggio di sole che brillava nell’oscurità: il tentativo della maggior parte dei partiti ebraici di estromettere i cittadini palestinesi, ha prodotto un risultato non intenzionale. Creando un fronte unito, i palestinesi hanno guadagnato 14 seggi, quasi il 25%  in più di quanto avevano ottenuto nelle precedenti elezioni, e sono ora la terza più grande fazione nella Knesset. Al contrario di molte delle sue controparti, Ayman Odeh, il capo della nuova Lista Araba Congiunta, è un vero leader. Estremamente incisivo, spesso usa l’ironia e lo spirito per indebolire i suoi detrattori e allo stesso tempo porta avanti una visione ugualitaria per il futuro. In un momento di schiettezza, una famosa commentatrice israeliana ha descritto il suo  atteggiamento come una seria minaccia: “ (Odeh) è davvero pericoloso,” ha detto, “progetta qualcosa con cui ogni israeliano può rapportarsi.”
Questa minaccia sarà in grado di fermare l’imminente radicamento di una nuova ondata di leggi di Apartheid? Sinceramente ne dubito.
Questo articolo è originariamente apparso su Al-Jazeera
Neve Gordon è autore di ‘Israel’s Occupation’  [L’occupazione di Israele] anche di ‘The Human Right to Dominate  [Il diritto umano di dominare] (scritto insieme a Nicola Perugini, in uscita nel giugno 2015).
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znet/article/israel-voted-apartheid
Originale: non indicato
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0


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