Nelle strade di Tunisi: «Il vero Islam ama la vita»


 

 


Durante la giornata della Festa dell'Indipendenza la nostra collaboratrice Giada Frana ha passato il pomeriggio fra le gente della capitale. L'Isis? Percepito come un nemico.
vita.it

 

Durante la giornata della Festa dell'Indipendenza la nostra collaboratrice Giada Frana ha passato il pomeriggio fra le gente della capitale. L'Isis? Percepito come un nemico.

da Tunisi
La Tunisia ha festeggiato il 59esimo anniversario della Festa dell’indipendenza. Numerosi tunisini, di tutte le età, si sono recati in Avenue Bourguiba, dove è stato allestito un piccolo stand per l’occasione, sventolando con orgoglio la bandiera tunisina, per festeggiare questo avvenimento e ribadire nuovamente che ciò che è successo non metterà in ginocchio il Paese.
I volti erano tristi per ciò che è accaduto al Bardo, ma allo stesso tempo nell’aria si sentiva una compattezza e la voglia di andare avanti e dimostrare ai terroristi che questo non fermerà il processo di transizione democratica che è iniziato nel 2011, con la cacciata del dittatore Ben Alì.
“Siamo molto tristi - riferisce Radhia Ayari, che sta visitando lo stand insieme alla figlia adolescente -. Nei giorni scorsi stavo giusto dicendo a mia figlia che ci sono musulmani, cristiani, ebrei e via dicendo, non importa la religione a cui appartengono, siamo tutti fratelli e sorelle, amiamo tutti Dio. Atti del genere non fanno parte della nostra religione, chi li compie non è un musulmano. La Tunisia è un bel Paese, accogliente, non bisogna smettere di visitarla”.
Anis Chewi, sentendola parlare, aggiunge: “E’ vero, la Tunisia è un Paese molto bello. Noi tunisini amiamo tutte le persone e amiamo la vita. Siamo solidali con i famigliari delle vittime”. “Siamo fieri del nostro Paese, della nostra polizia e della guardia nazionale - racconta Saida, indicando il marito, membro della guardia nazionale -. Preghiamo Dio affinché protegga la Tunisia. Spero che tutte le generazioni, soprattutto le nuove, abbiano questa fierezza. Mi dispiace per le vittime, ma il turismo non si deve fermare, non bisogna aver paura”.
Youssef Jlassi, 17 anni, sul non aver paura sembra avere le idee chiare: “Non bisogna farsi prendere dal panico, restare chiusi in casa. Bisogna reagire. Chi ha fatto quest’attacco terroristico l’ha fatto perché non ama il clima di tranquillità e democrazia che siamo riusciti a creare”.
Skander Klai ci tiene a sottolineare come la Tunisia non sia il Paese dello Stato Islamico: “Siamo un Paese democratico, abbiamo sempre vissuto insieme a persone di fedi diverse. Mio padre abitava a La Fayette e il suo vicino di casa era ebreo, è cresciuto giocando insieme a lui senza nessun problema. Purtroppo ci sono dei giovani che vengono malleati e che distorcono il messaggio dell’Islam, uccidono persone innocenti solo perché hanno una religione diversa. Io ho degli amici salafiti, ma non sono terroristi: fanno le loro preghiere cinque volte al giorno, vanno in moschea, andiamo insieme al bar e giochiamo insieme a calcio. Non ci pensano nemmeno a partire come combattenti per lo Stato Islamico, per loro quello non è il vero Islam. Anche ai tempi del nostro profeta Muhammad, che sia benedetto, i musulmani vivevano a fianco di cristiani ed ebrei. Io sono arrabbiato con questi terroristi e sarei pronto a prendere le armi ed andare a combatterli”.

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Malgrado la rivendicazione dello Stato Islamico, la minaccia più concreta per la Tunisi non proviene dal “califfato”.
[Intanto, in Yemen, duplice attentato suicida: colpite due moschee, oltre 120 i morti. Info qui http://tinyurl.com/lwrdyuq]

La sparatoria davanti al Parlamento e il successivo attacco all'adiacente museo del Bardo che ha provocato 22 vittime accertate gettano la Tunisia nella guerra...
limesonline.com

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