Anna Momigliano : Una guida per punti alle elezioni israeliane

Elezioni in Israele, sarà una sfida all’ultimo voto
Alle urne il 17 marzo. Netanyahu in recupero, ma rimane in vantaggio il centrosinistra di Yizhak Herzog e Tzipi Livni. La lista comune dei partiti arabi è la terza forza politica
lastampa.itEsattamente tra una settimana, il 17 marzo, in Israele si voterà per eleggere il nuovo Parlamento e, di conseguenza, il nuovo governo. In sostanza la battaglia è tra il Likud dell’attuale primo ministro Benjamin Netanyahu (destra) e il “blocco sionista”, principale forza di opposizione (centro-sinistra). Anche se, come da tradizione in Israele, i cosiddetti partiti minori hanno svolgono un ruolo importante: i partiti arabi, che a questo giro potrebbero fare il botto, i vari partiti religiosi, formazioni nazionaliste che per qualche ragione non vanno d’accordo con Netanyahu, eccetera.Ecco un po’ di informazioni che potrebbero tornare utili a chi ha intenzione di seguire la vicenda.

Come funzionano le elezioni in Israele?
Tutti i cittadini israeliani con più di 18 anni hanno diritto di voto. All’interno dei confini del ’67 hanno la cittadinanza arabi ed ebrei, quindi votano tutti. In Cisgiordania invece hanno la cittadinanza soltanto gli ebrei, quindi gli arabi non votano (tecnicamente, la Cisgiordania è sotto il controllo dell’Autorità nazionale palestinese, anche se di fatto gli insediamenti, cioè le aree dove abitano i coloni israeliani, sono sotto il controllo israeliano, e l’esercito israeliano è presente in quasi tutta la Cisgiordania). Si elegge il Parlamento unicamerale, la Knesset, che è a Gerusalemme e conta 120 seggi. Dopo il voto iniziano le consultazioni e il Presidente della Repubblica incarica il leader del partito che ha le maggiori probabilità di formare una maggioranza assoluta (61 seggi) di formare un governo. Nessun partito ha anche solo la remota possibilità di raggiungere da solo 61 seggi. I due principali, il Likud e il Blocco Sionista, sono dati dai sondaggi entrambi tra i 24 e i 26 seggi. Non è detto che il leader del partito che ottiene più seggi ottenga l’incarico: se il partito A ha più voti del partito B, ma il partito B ha maggiori probabilità di formare una coalizione, il leader del partito B viene nominato premier (nel 2009 andò così). I partiti possono formare alleanze sia prima che dopo il voto.

Che cos’è il Blocco Sionista e perché una forza di sinistra si chiama così?
Il Blocco Sionista è una lista elettorale composta da due partiti: i Laburisti, guidati da Isaac Herzog, e Kadima, un partito centrista guidato da Tzipi Livni (Tzipi è un nome da donna). Il Labour ha una programma tutto incentrato sulle questioni sociali (il welfare, che sta perdendo più di un colpo, la disparità tra ricchi e poveri, il costo della vita, eccetera) e in misura minore sul trattamento delle minoranze (soprattutto gli arabi, ma anche gli immigrati) dentro i confini israeliani. Per loro, ufficialmente, il processo di pace non è una priorità, né lo sono i rapporti con gli Usa, attualmente ai minimi storici. Invece Kadima è più interessata al rilancio del negoziati, o se non altro al miglioramento dei rapporti con Washington. Insieme il Labor e Kadima hanno deciso di chiamarsi «blocco sionista» proprio perché negli ultimi anni la destra ha bollato come «antisionisti» tutte le forze di sinistra, facendo passare il messaggio che il Sionismo sarebbe necessariamente una ideologia di destra. Per come la vedono i laburisti invece si può essere sionisti – cioè sostenere l’esistenza di uno Stato per il popolo ebraico – anche nel pieno rispetto della minoranza araba e sostenendo la creazione di uno Stato palestinese. La scelta del nome è una rivendicazione in questo senso.

Perché i “partiti arabi” sono così importanti a questa tornata?
In Israele esistono tanti partiti arabi, nessuno dei quali ha mai superato i 5 seggi. Circa il 20 per cento dei cittadini israeliani è arabo… ma molti arabi israeliani finora hanno votato altri partiti (in genere di sinistra) o non hanno votato affatto. A questo giro però due piccoli partiti arabi, uno dei quali islamico, hanno formato una coalizione col partito comunista Hadash (che non è proprio un partito arabo ma si oppone all’idea di Stato ebraico). Insieme hanno formato la Lista Araba Unita, che potrebbe raccogliere per la prima volta una discreta fetta del voto arabo israeliano, e forse anche 15 seggi.

E gli altri?
C’è un po’ di tutto. Ci sono i pacifisti (Meretz), gli ultra-ortodossi (almeno 3 partiti), i religiosi nazionalisti (che vanno soprattutto nelle colonie, non vanno d’accordo con gli ultra-ortodossi e hanno pure rapporti tesi col rabbinato centrale), e quelli che pensano solo ai temi sociali (Yesh Atid, e Kulano).

Cosa succederà se vince il Likud
Probabilmente continuerà come ora. Continuerà l’espansione delle colonie. I negoziati non riprenderanno. Forse i rapporti con gli Usa potrebbero migliorare, se dovesse essere eletto un Presidente Repubblicano.

Cosa succederà se vince il Blocco Sionista
Non cambierà molto, ma qualcosa sì. Difficilmente i negoziati coi palestinesi riprenderanno, almeno nel breve-medio termine. È probabile che il rapporto con gli Usa migliorino. Un governo di centro sinistra eviterà una retorica ostile alla minoranza araba e forse cercherà di tutelarne maggiormente i diritti, dato l’attuale clima molto teso.
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Anna Momigliano


Giornalista

Anna Momigliano è caporedattrice di Studio, collabora con Haaretz e "La Lettura" del Corriere della Sera. Ha scritto Karma Kosher (Marsilio 2009) e Il Macellaio di Damasco (VandA 2013)

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