La striscia di Gaza e la sua vita
Non
non si può comprendere Gaza al primo impatto, ma non si può non amarla
fin da subito. Appena entrati si resta sommersi da una marea che sale in
un crescendo di sorrisi e di persone che voglia di entrare in
relazione e passare...
milanoinmovimento.com
Non si può comprendere Gaza al primo impatto, ma non si può non amarla fin da subito.
Appena entrati si resta sommersi da una
marea che sale in un crescendo di sorrisi e di persone che desiderano
entrare in relazione e passare del tempo insieme.
Impossibile intravedere la tragedia dietro quei sorrisi, i gazawi se la portano nel cuore.
Intere zone della striscia e di Gaza
City sono state completamente distrutte, rase al suolo, interi quartieri
sono ora abbandonati, mentre altri si stanno iniziando ora a
ripopolare, tra macerie e tende improvvisate e con l’inverno che avanza
insieme alle alluvioni.
Sui
pochi muri rimasti intatti, scritte offensive tracciate dai soldati
israeliani sono l’ennesimo esempio dell’umiliazione che si vuole
perpetrare ai danni della popolazione gazawa.
I bambini qui giocano con le pietre mentre gli adulti cercano di raccogliere ciò che credono sia stata la loro casa.
In questa situazione, la disponibilità
di energia elettrica è passata da sei ore al giorno a quattro,
nonostante del carburante sia arrivato dal Qatar proprio ieri.
Oggi, nel giorno della preghiera, il
muezzin ha fatto intendere che entro otto anni una nuova guerra porterà
alla sconfitta di Israele.
Come dicono molti qui, queste
affermazioni sono “iniezioni di calmanti” per far credere alla gente che
tutto prima o poi si sistemerà.
Ma la realtà parla da sola e anche la
gente, di qualsiasi orientamento: sono tutti stanchi delle autorità e
incazzati per tutte le menzogne raccontate alla gente dai falsi
sostenitori dello stato palestinese che poi rivelano le loro vere
intenzioni quando si tratta di ufficializzarle con il voto.
“Ci
dicono che non possiamo iniziare a ricostruire se prima non paghiamo le
tasse: ma come le paghiamo? Costa tutto tanto: il gas per esempio. Così
si accendono fuochi con la legna nei bidoni. Rivogliamo la nostra
casa! Chi ci dovrebbe aiutare viene qui a fare un giro nel macchinose e
se ne va! Ho tre figli ciechi, devo accudire mia nipote appena nata
perché mia figlia ha perso gli occhi durante la guerra del 2012, non
abbiamo nemmeno dei vestiti perché son tutti sotto le macerie.” Questo è
quello che ci ha detto una donna che ci ha offerto un the nella sua
casa sventrata dalle bombe.
La
situazione qui a Gaza oltre che non essere serena, non è nemmeno
tranquilla: Israele continua a sparare ai pescatori dal mare durante la
notte e ai contadini di giorno.
Qui tutto dipende dalle forze occupanti:
i materiali si comprano da loro e loro decidono se aprire o meno i
valichi, molti esercizi commerciali stanno chiudendo e molti dipendenti
pubblici o non ricevono lo stipendio o lo prendono a singhiozzo.
Le condizioni imposte dal conflitto si aggravano quindi a causa dei difficili rapporti all’interno del governo di coalizione.
Oggi sembra sia in programma una manifestazione verso sera di Hamas sotto i palazzi dell’Onu.
La verità è che, sebbene alcuni credano
nel’imminenza di un altro conflitto e altri pensano che passerà qualche
anno, tutti danno per certo che accadrà ed è con grande dignità che
vanno avanti resistendo.
Qui il dramma appartiene alla quotidianità e come ci insegnano i gazawi, aspettiamo con il sorriso un nuovo giorno.
Di Mara_MIM, Pubblicato il 3 gennaio 2015 alle 01:05
Commenti
Posta un commento