La nascita del fascismo islamico in Turchia


La nascita del fascismo islamico  in Turchia
Di Taylan Tosun
21 gennaio 2015
Abbiamo assistito all’ascesa  del fascismo-islamico in Turchia nei pochi anni passati. In effetti l’ideologia ufficiale sia dello stato turco che  del partito governante AKP si chiama “sintesi turco-islamica”, che significa l’esclusione di minoranze etnicamente non turche e religiosamente non sunnite dalla sfera pubblica sopprimendo la pubblica espressione delle loro identità. In questa particolare congiuntura in cui viviamo, il cosiddetto aspetto “islamico” di questo tipo di fascismo, ha acquistato preminenza.  E questo non senza ragione: fin dal 2009-2010 circa, le relazioni tra Turchia e Unione Europea si sono deteriorate sempre di più, la Turchia ha cominciato a cercare  nuovi soci in Medio Oriente e presto e subito ha stabilito forti relazioni con gli Stati del Golfo dittatoriali (specialmente con il Qatar).
Poi ha iniziato a sponsorizzare,   con i suoi nuovi soci cioè le organizzazioni jihadiste come Al Nusra o l’IS (Stato Islamico) nella speranza di rovesciare il regime di Bashar al Assad e così ha pianificato di trasformare le vaste regioni sunnite in Iraq e in Siria, nel suo cortile. Quindi queste regioni sunnite in Iraq e in Siria sarebbero     influenti per il potere geopolitico e anche per quello economico per la Turchia.
La seconda ragione dell’ascesa del fascismo islamico in anni recenti aveva a che fare con la politica interna: il partito governante, AKP ha tentato di consolidare la sua  base elettorale e di riuscire in  questa politica. In realtà questa è una classica politica turca: quando i partiti conservatori della destra creano delle reti per la distribuzione della ricchezza e delle rendite di cui beneficiano  soltanto un ristretto gruppo di uomini di affari e di sostenitori mentre larghi segmenti della popolazione non possono avere alcuna parte, il modo migliore di uscire da questa impasse è di polarizzare la società attorno a “valori” e “rivendicazioni” nazionalistiche (cioè turche) e religiose (musulmano-sunnite). Dato che la maggioranza della popolazione della Turchia è turca e musulmana sunnita, questa tattica ha quasi funzionato principalmente a causa della mancanza di un’opposizione popolare onnicomprensiva che si organizza per migliorare le condizioni di vita della gente povera e sunnita.
Naturalmente ci sono stati movimenti rivoluzionari, specialmente durante gli anni ’70, che hanno cercato di cercare connessioni con i lavoratori e i poveri, ci sono riusciti in una certa misura, e poi sono stati stroncati  senza pietà dal colpo di stato militare del 1980.
In che modo hanno reagito al massacro di Charlie Hebo i media islamisti favorevoli al governo?
Possiamo riassumere le reazioni dei media islamisti favorevoli al governo citando alcuni degli argomenti ai quali hanno fatto per lo più ricorso [1]
Uno degli argomenti più usati dagli esperti sui media islamisti, era questo: “Mentre centinaia di migliaia di musulmani in Siria e in Iraq venivano uccisi e feriti, l’Occidente non ha dimostrato alcun interesse. Tuttavia queste sono le potenze occidentali che sono responsabili delle sofferenze dei Musulmani. L’Occidente quindi usa un doppio standard. Noi condanniamo l’attacco terrorista a Charlie Hebdo, anche se tutti sapevano che un giorno il fuoco cui avevano dato inizio in Medio Oriente, avrebbe bruciato gli  occidentali stessi.”
Oppure il seguente argomento: “Se voi [cioè le potenze occidentali] intervenite militarmente in modo così  spietatamente  nei paesi musulmani, se escludete le minoranze di immigrati in Europa, se alimentate i movimenti razzisti anti-musulmani in tutta Europa, allora dovreste sopportare le conseguenze della vostra politica.”
E un altro [argomento] che mette a confronto l’innocenza del mondo musulmano con la  barbarie  dell’Occidente: “Il mondo musulmano, le sue convinzioni e la sua cultura non sono responsabili dell’attacco al Charlie Hebdo. Il terrore è puramente una conseguenza, non la ragione. Dobbiamo quindi guardare e discutere le ragioni che portano a questo tipo di terrore. E sappiamo tutti che è stata la politica occidentale verso il Medio Oriente che ha esportato il terrore  nella nostra regione. L’attacco a Charlie Hebdo non è altro che una reazione ai massacri di massa, alle torture e alle umiliazioni commesse dagli Stati Uniti e dai loro alleati nel mondo musulmano.”
La suddetta conclusione  ovviamente legittima il barbaro attacco ai vignettisti di Charlie Hebdo, riducendolo a una pura “reazione” contro il terrore occidentale nei territori musulmani. Chiamo quindi questo atteggiamento:”islamo-fascista”.
Un’altra serie di opinion rivela più chiaramente il carattere islamo-fascista degli esperti dei media islamici. Secondo questi punti di vista, i valori tipo libertà di pensiero e di espressione non dovrebbero essere dedicati e imposti al mondo islamico in nome di una civiltà ipoteticamente superiore (cioè la civiltà occidentale). In Turchia quegli intellettuali laici, giornalisti, ecc. che ora condannano l’attacco a Charlie Hebdo in nome della libertà di espressione, in realtà stanno difendendo il diritto di insultare il Profeta. Noi, la civiltà islamica, non abbiamo bisogno di adottare i valori dell’Occidente che  è il principale colpevole del casino che c’è nel mondo musulmano.
Queste opinioni dovrebbero essere etichettate come anti-occidentali, un approccio minaccioso Proprio come l’Islamofobia, e dovrebbe essere condannato come un altro invito allo “scontro di civiltà”. Però l’intento reale, naturalmente, è diverso. Questo tipo di mentalità che finge di elevare la civiltà e i valori dell’Islam,  in realtà tende a privare i popoli della Turchia dei fondamentali diritti democratici, come la libertà di espressione.
Voglio sottolineare un ultimo punto. Alcuni esperti dei media filo-governativi si preoccupano degli interessi a lungo termine dello stato turco invece di adottare un discorso esplicitamente islamo-fascista: “Consideriamo tutti il terrorismo un sommo male.
Il terrore non ha una particolare razza, politica o religione, ‘il terrore ‘terrore’. Perché quindi non collaboriamo conto le organizzazioni terroriste in Turchia come, per esempio, il PKK?” Naturalmente questo è il classico atteggiamento opportunistico dell’elite turca al governo: ottenere un vantaggio perfino da un disastro avvenuto in un’altra parte del mondo.
L’ipocrisia dei media  islamo-fascisti filo-governativi
Quando leggete gli argomenti che ho citato sopra potete facilmente scoprire dei punti che si sovrappongono a quelli degli intellettuali occidentali come Noam Chomsky, Tariq Ali, Gilbert Achkar: doppi standard dell’Occidente, la responsabilità essenziale delle potenze occidentali nel reale caos che prevale in Medio Oriente, e così via.
C’è  comunque  una differenza fondamentale: gli intellettuali occidentali dissidenti mettono fondamentalmente in dubbio il coinvolgimento dei loro governi nel caos che prevale ora in Medio Oriente, una cosa da cui si astengono gli editorialisti turchi. Se si è un editorialista turco, ci sono delle domande a cui si dovrebbe rispondere prima di dare la colpa alle potenze occidentali.
Che l’occupazione anglo-americana dell’Iraq e l’appoggio occidentale ai cosiddetti “gruppi ribelli” in Siria abbiano smantellato le strutture statali e abbiano indebolito i principali pilastri della vita sociale, è ovviamente vero. Certo, ma che dire delle potenze della regione? Non hanno partecipato a questo gioco di potere?
Naturalmente vi hanno partecipato. Le potenze della regione come l’Arabia Saudita, il Qatar e la Turchia sono state attive nell’intervenire alla guerra civile siriana fin dall’inizio. Per esempio, la Turchia al principio ha appoggiato i cosiddetti “ribelli armati moderati”, poi si rivolta ai gruppi salafiti come Al-Nusra e alla fine all’IS, quando sono diventate forze armate dominanti contro il regime di Assad.
E così “l’innocenza del mondo musulmano” e la “crudeltà dell’Occidente” non sono altro che demagogia che serve a nascondere la colpevolezza delle potenze regionali nelle atrocità commesse dai loro “gruppi ribelli” preferiti.
Quando i media islamisti in Turchia sostengono che l’Occidente ha fatto finta di non vedere la morte di centinaia di migliaia di Musulmani, ignorano che si stanno comportando proprio alla stessa maniera.
Si possono dare molti esempi di questo “doppio standard”.. Quando l’IS si è impadronita di Tal Afar nel giugno 2014 e ha ucciso molti turkmeni sciiti, e ne ha costretti migliaia a scappare dalla loro terra, né il governo turco né i media islamisti hanno prestato alcuna attenzione a questa atrocità. Poi l’IS ha attaccato la patria degli Yazidi, cioè il monte Sinjar in agosto, ne ha massacrati migliaia, molti altri sono dovuti scappare in nazioni confinanti e coloro che si erano rifugiati tra le montagne sono morti di freddo e di carestia. Non ho però sentito nessun grido di protesta  da parte dei media islamisti filo-governativi.
A metà settembre l’IS ha attaccato Kobane, uno dei tre distretti curdi che insieme costituiscono la  “Regione Autonoma di Rojava” (Kutdistan siriano). Sappiamo tutti che se la coraggiosa resistenza curda non avesse avuto successo, i residenti  curdi che non erano volati in Turchia sarebbero stati tutti massacrati. Ancora una volta i media islamici non hanno dato la colpa all’IS di aver ucciso i kurdi che sono musulmani Sunniti e che perciò dovrebbero essere considerati dagli islamisti favorevoli al governo come  membri della stessa religione.
Nel frattempo, durante l’estate e l’autunno del 2014, tutte le minoranze cristiane che vivono nella regione: armene, assire e altre, catturate dall’IS in Iraq e i Siria, hanno dovuto abbandonare le loro terre dove avevano vissuto per secoli. Questa tragica situazione delle minoranze cristiane non è stata una seria preoccupazione per i media islamisti. Gli “intellettuali conservatori” che ora criticano l’Occidente per i suoi orrendi crimini nel mondo musulmano, non hanno protestato per le atrocità dell’IS e non le hanno condannate.
E tutta questa demagogia a cura dei media islamico-fascisti ha uno scopo preciso: legittimare o almeno ottenere qualche simpatia per l’IS, al momento stretto alleato della Turchia. E non dimentichiamo che l’IS sta attivamente organizzando alcuni segmenti della gioventù islamista all’interno della Turchia sotto gli auspici del governo turco. Temo che il pericolo più immediato per la pace sociale in Turchia sarà questa nuova generazione jihadista.
[1] I seguenti argomenti che ho citato tra virgolette non sono citazioni in senso vero e proprio. Ho soltanto riassunto le opinion di alcuni esperti dei media islamisti. I giornali che ho esaminato sono Yeni Akit, Yeni Şafak and Sabah . Ho esaminato alcuni pezzi scritti dai seguenti editorialisti??: : Abdurahman Dilipak and Ali Karahasanoğlu (di Yeni Akit), Akif Emre, Hilal Kaplan, Özlem Albayrak and İbrahim Karagül (di Yeni Şafak) and Mahmut Övür, Mehmet Barlas and Okan Müderrisoğlu (di Sabah). Il giornale Sabah non dovrebbe essere considerato un organo di stampa “islamista”. E’ piuttosto un quotidiano apparentemente “liberale” che sta facendo propaganda delle opinioni del governo da un’altra prospettiva.
Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo
www.znetitaly.org
Fonte: http://zcomm.org/znet/article/the-rise-of-islamo-fascism-in-turkey
Originale: TeleSUR English
Traduzione di Maria Chiara Starace
Traduzione © 2015 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0
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