Festival Italia – Gaza 3


1 gennaio 2015 – L’ultimo giorno dell’anno qui a Gaza inizia con il terzo giorno di workshop di fotografia all’Università al Aqsa Gaza City. Gli studenti sono puntuali e pronti per uscire insieme a noi per la parte pratica del workshop ma decidiamo di...
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Arte , sport e media: parkour, graffiti, media e comunicazione, animazione per bambini, workshops per sei giorni a Gaza
testo e foto di Cristina Mastrandrea, da Gaza
1 gennaio 2015 – L’ultimo giorno dell’anno qui a Gaza inizia con il terzo giorno di workshop di fotografia all’Università al Aqsa Gaza City. Gli studenti sono puntuali e pronti per uscire insieme a noi per la parte pratica del workshop ma decidiamo di dedicare ancora qualche ora in aula.
Facciamo vedere alcuni lavori fotografici di importanti fotografi, per ribadire il significato del “raccontare” e del saper costruire una storia, senza tralasciare l’analisi di alcuni aspetti più tecnici come piani, inquadratura e luci.
Attraverso lo sguardo di Marco Longari e dei suoi bellissimi lavori, in particolare quello sul Rwanda, abbiamo cercato di spiegare diversi concetti importanti per la realizzazione di un reportage. Con la lettura delle immagini di Marco, abbiamo cercato di far vedere cosa significa raccontare e costruire un lavoro fotografico, utilizzando linee, campi, inquadrature e, soprattutto e immancabilmente, utilizzando la “luce”.

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Marco ha realizzato tantissimi reportage a Gaza, molti di loro lo conoscono, anche personalmente, ha testimoniato le ultime guerre e tutta la drammaticità della Striscia, ma abbiamo preferito non avvicinarci a quel genere di immagini.
Molti studenti in aula ci hanno detto “siamo stufi di vedere immagini di guerra, case distrutte, macerie. Siamo stufi della guerra e della sua rappresentazione, vogliamo vedere cose positive, immaginarci una Gaza diversa e fotografare la bellezza della nostra terra. Non fateci vedere altra guerra”.
Oggi all’Università era il giorno degli uomini, perché le giornate di studio sono alternate, un giorno hanno lezione i ragazzi e l’altro le ragazze. La partecipazione al workshop invece è mista, quindi maschi e femmine fanno lezione insieme. Un momento straordinario, non avviene mai, gli sguardi degli studenti nel cortile dell’Università, sono di stupore e a volte anche di fastidio per questa “invasione femminile”.

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Le donne d’altro canto mi confessano che per loro è molto meglio studiare separati “ tra di noi ci sentiamo più a nostro agio, i maschi vogliono dominare e a volte ci trattano come inferiori” . In classe la competizione è evidente, le donne si prendono i loro spazi, intervengono, fanno domande e sono molto partecipative.
Dopo la lettura di alcuni lavori ci siamo divisi in due gruppi e siamo usciti dall’Università per realizzare la parte pratica del workshop. Il nostro soggetto era raccontare la vita al porto di Gaza.
Il gruppo composto da circa 20 persone si è diretto al porto a piedi e lì, abbiamo dovuto chiedere l’autorizzazione per scattare ai militari di Hamas.

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Dopo un breve brief su come lavorare, ci siamo sparpagliati per il porto, ognuno ha cercato di sviluppare un proprio lavoro, alcuni fotografando i pescatori e le reti, altri i bambini che vendono il caffè, altri le donne che popolano, con i loro hijab colorati, il porto di Gaza.
Il workshop si conclude e ci diamo appuntamento per domani, anche se è il primo dell’anno il workshop continua. Qui il capodanno non si festeggia.
Vediamo però gruppi di persone e ragazzini con le bandiere gialle che camminano insieme dirigendosi verso Gaza City. Oggi, ultimo giorno dell’anno, si festeggia invece la nascita di al Fatah, movimento di liberazione nazionale palestinese fondato dal presidente Arafat e guidato ora da Abu Mazen.

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Quest’anno cade il cinquantenario e Gaza City questa sera si riempirà di gente per commemorare al Fatah, proprio oggi in cui il presidente palestinese Abu Mazen ha firmato la richiesta di adesione alla Corte penale internazionale dell’Aia, dopo la bocciatura da parte del Consiglio di sicurezza dell’Onu della risoluzione palestinese per un accordo di pace con Israele.
L’adesione allo Statuto di Roma, che definisce la giurisdizione e il funzionamento della Corte dell’Aia, permetterà ai palestinesi di perseguire la leadership israeliana per crimini di guerra.
Dalla Striscia di Gaza, anche noi del Festival ci prepariamo ad accogliere il nuovo anno, insieme al popolo palestinese, da una terra spesso dimenticata da molti ma nei pensieri di tanti. Un popolo assediato da anni, martoriato dalla guerra, dove interi quartieri sono ancora cumuli di macerie, dove molti, troppi, hanno perso tutto, ma dove i giovani non hanno perso del tutto la speranza e vogliono ancora sognare e immaginare una Gaza diversa. Auguri Gaza.

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